L’inchiesta che ha scosso il Comune di genova punta a chiarire una serie di appalti legati alla gestione dei minori stranieri non accompagnati e migranti. Documenti sono al centro dell’attenzione degli investigatori, che hanno raccolto testimonianze e prove per ricostruire i meccanismi alla base degli affidamenti diretti di servizi pubblici e di presunti scambi di denaro tra imprenditori e politici. Il caso coinvolge l’ex assessore alle politiche sociali, diversi dirigenti comunali e uomini d’affari locali.
La testimonianza di elisa malagamba e il ruolo dei dirigenti comunali
Elisa Malagamba, dirigente della direzione servizi per fragilità e vulnerabilità sociale del comune di genova, ha parlato davanti agli inquirenti come persona informata sui fatti al centro dell’indagine. Ha dichiarato di aver firmato documenti già predisposti da altri, senza rendersi pienamente conto di tutte le implicazioni: “Mi portavano questi documenti e ho firmato senza rendermi conto”, ha spiegato ai magistrati. Questo dettaglio diventa cruciale per comprendere come si siano svolte le procedure amministrative e chi ha materialmente gestito la stesura degli atti riguardanti gli appalti.
Nel suo ruolo, Malagamba sarebbe stata coinvolta in processi decisionali importanti, ma le sue parole suggeriscono un meccanismo nel quale più figure pubbliche hanno agito senza esercitare un controllo autonomo rigoroso. Il fatto che i documenti fossero già compilati prima della firma apre interrogativi sulle responsabilità precise all’interno degli uffici comunali, e su possibili condotte omissive o compiacenti.
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Le accuse legate agli appalti per la gestione dei minori e migranti
Le procedure di assegnazione dei servizi per minori stranieri e migranti al centro dell’indagine riguardano importi consistenti. Gli inquirenti, guidati dai pm Arianna Ciavattini e Federico Manotti, hanno ricostruito un sistema di affidamenti diretti che avrebbe favorito alcune imprese. In particolare, è finito nel mirino l’imprenditore Luciano Alessi, difeso dall’avvocato Paolo Costa, che avrebbe ricevuto appalti per complessivi un milione e seicentomila euro.
L’ipotesi è che questi appalti non siano stati assegnati secondo criteri trasparenti ma in cambio di versamenti illeciti. I soldi sarebbero stati girati alla Dentaland, una società intestata alla moglie dell’ex assessore Gambino. Secondo le accuse, l’imprenditore avrebbe versato circa centomila euro a questa società come contropartita per avere ricevuto i contratti in modo diretto. Questo legame tra affari pubblici e fondi privati fa emergere un quadro di corruzione e conflitti d’interesse.
I controlli sugli atti amministrativi e le responsabilità degli agenti pubblici
Gli investigatori della squadra mobile hanno esaminato con attenzione gli atti amministrativi legati alle procedure di assegnazione, compresi quelli d’urgenza che in teoria dovrebbero rispettare regole rigide per garantire la correttezza e la tempestività. Dall’analisi sono emerse violazioni di legge importanti, che non riguardano solamente gli atti ufficiali ma anche i modi con cui sono stati adottati.
Secondo gli inquirenti, ci sono responsabilità condivise tra pubblici ufficiali e altri agenti del comune di genova. Questi ultimi avrebbero avuto un ruolo diretto nella gestione pratica delle procedure, incluso la redazione materiale dei contratti. L’accusa evidenzia che alcuni funzionari avrebbero agito in modo compiacente, favorendo la posizione dell’ex assessore e agevolando gli interessi degli imprenditori coinvolti.
L’impatto dell’inchiesta sul comune di genova e le prossime mosse degli inquirenti
L’inchiesta rappresenta un colpo pesante per il comune di genova, soprattutto nel settore delle politiche sociali, un ambito che da sempre richiede trasparenza e rigore. Coinvolgendo l’ex assessore Gambino e diversi funzionari comunali, il caso mette sotto scacco la gestione degli appalti destinati a soggetti vulnerabili come minori e migranti.
Gli investigatori proseguono con l’esame di carte e testimonianze, cercando di ricostruire ogni passaggio e di individuare eventuali altri attori della vicenda. Si attendono ulteriori convocazioni e acquisizioni di documenti per approfondire i rapporti tra imprenditori e amministratori pubblici.
In parallelo, la procura valuterà le misure da adottare per bloccare eventuali nuove assegnazioni di appalti irregolari e per assicurare la correttezza nelle procedure future. I riflettori restano accesi su genova, città dove questo scandalo conferma le difficoltà nel controllo delle risorse destinate a chi vive situazioni di disagio sociale.