L’incidente aereo avvenuto il 9 luglio nei cieli del Vercellese ha sollevato una serie di interrogativi e preoccupazioni tra la popolazione locale. Un Boeing 777 della Latam Airlines, diretto a San Paolo del Brasile, ha subito un tail strike durante il decollo dall’aeroporto di Malpensa. Questo evento ha provocato la necessità di un’operazione di scarico di carburante in volo, generando segnalazioni di odori sgradevoli ed irritazioni tra i cittadini di alcune località del Piemonte. Le autorità e i comitati locali stanno ora chiedendo chiarimenti sulle procedure seguite durante l’incidente.
Il tail strike: cosa è successo all’aeroporto di Malpensa
Il decollo problematico del Boeing 777
Il 9 luglio, intorno alle 13:30, un Boeing 777-32W della compagnia aerea cilena Latam Airlines ha avuto un incidente in fase di decollo dall’aeroporto di Malpensa. L’aereo, con a bordo circa trecento passeggeri, ha subito un tail strike, un’avaria potenzialmente critica che si verifica quando la parte posteriore della fusoliera tocca la pista durante il decollo o l’atterraggio. In questo caso specifico, la coda dell’aereo ha sfregato sulla pista per alcuni metri prima di decollare, come documentato in alcuni filmati registrati da telecamere dell’aeroporto.
Le conseguenze di un tail strike
Questo tipo di incidente rappresenta un serio rischio per l’integrità strutturale dell’aereo. Durante un tail strike, la parte inferiore della fusoliera posteriore e la coda possono subire danni significativi, portando a possibili deformazioni o rotture. Le conseguenze possono variare da semplici abrasioni esterne a danni strutturali che mettono in discussione la sicurezza del volo. In situazioni come questa, è pratica comune far rientrare l’aereo allo scalo di partenza per eseguire controlli dettagliati, spesso preceduti da un’operazione di scarico di carburante, nota come fuel dumping, per garantire un atterraggio più sicuro.
L’operazione di fuel dumping e le sue implicazioni
La necessità di scarico carburante
A seguito del tail strike, l’aereo ha raggiunto una quota di 1525 metri ed è entrato in un circuito di attesa, rimanendo in volo per circa quindici minuti. I piloti hanno successivamente deciso di trasferirsi in una zona ad ovest di Vercelli, nei pressi di Santhià, per eseguire un’operazione di fuel dumping, che nella fattispecie ha comportato il rilascio di carburante per ridurre il peso del velivolo. Questo è fondamentale per garantire un atterraggio sicuro, poiché un eccesso di peso rende più complessa la manovra di atterraggio.
Conseguenze per l’ambiente e la salute pubblica
Secondo le stime, il Boeing 777 trasportava a bordo circa 90 tonnellate di carburante, il che implica un significativo scarico in atmosfera. Testimonianze di residenti di Santhià, Borgo d’Ale, Crova e Tronzano segnalano che l’aria è diventata irrespirabile, con manifestazioni di irritazione alle vie respiratorie. La situazione ha suscitato preoccupazioni tra i cittadini, portando all’attivazione di comitati locali che chiedono chiarimenti riguardo all’incidente e al modo in cui è stato gestito lo scarico di carburante.
Reazioni delle autorità e posizioni dei comitati locali
Richiesta di chiarezza da parte dei comitati
L’Unione dei comitati dell’Alta Valle del Ticino ha espresso grande preoccupazione per l’accaduto e ha richiesto ufficialmente al Governo di fornire spiegazioni sui protocolli adottati durante il fuel dumping, oltre alla partecipazione a una commissione aeroportuale per monitorare simili eventi in futuro. I comitati mettono in luce come lo scarico di carburante sia avvenuto in un’area sensibile del Piemonte, denunciando che non è stato effettuato nel golfo di Genova, il luogo standard previsto per tali operazioni.
La posizione dell’ENAV
Dal canto suo, l’Ente nazionale per l’assistenza al volo ha difeso la legalità delle operazioni condotte, affermando che l’intero processo si è svolto nel rispetto delle normative internazionali in casi di emergenza. L’ente neutralizza le preoccupazioni dei comitati, sottolineando che il carburante è stato scaricato a una quota di 6000 piedi, ben sopra la quota minima richiesta, assicurando così una corretta dispersione del carburante nell’atmosfera.
Il caso ha suscitato una vasta attenzione, da un lato per il potenziale impatto sull’ambiente e sulle persone residenti nelle aree circostanti e dall’altro per le questioni di sicurezza aerea che sono state sollevate dalle autorità di aviazione. L’inchiesta continua a far emergere dettagli riguardanti la gestione di incidenti aerei e le norme che regolano le operazioni aeree d’emergenza.