Un’inchiesta interna è stata avviata dal capo della polizia, Vittorio Pisani, per chiarire possibili mancanze degli agenti coinvolti nel caso della tragedia avvenuta a villa Pamphili. L’indagine punta a capire perché in tre occasioni non sia stata effettuata l’identificazione della coppia protagonista di questo episodio, tra cui la giovane donna trovata morta insieme alla sua bambina. L’uomo al suo fianco, noto solo con i nomi Ford o Kaufman, non ha ancora un’identità accertata.
Le tre occasioni in cui la polizia non ha identificato la coppia
Il primo episodio risale al 20 maggio scorso. In quel giorno, racconta il Corriere della Sera, la coppia era stata fermata a via Giulia. L’uomo, in evidente stato di ubriachezza, aveva strattonato la donna che teneva in braccio la loro piccola. L’intervento, classificato come caso “codice rosso” per la tutela delle vittime di violenza domestica, non aveva però portato all’identificazione completa dei due. Questo punto riveste un ruolo centrale nel chiarire cosa sia accaduto nelle ore successive.
La seconda mancata identificazione si sarebbe verificata ancora nello stesso 20 maggio, a distanza di poche ore dalla prima segnalazione. Anche in quel momento, le forze dell’ordine non avrebbero compiuto i controlli necessari per scoprire chi fossero realmente i due. La dinamica e i motivi di questa mancanza saranno oggetto di verifica approfondita nell’inchiesta interna.
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La terza opportunità per fermare la tragedia
L’ultima opportunità per fermare quella tragedia è arrivata il 5 giugno, alcune settimane dopo il primo episodio. Secondo quanto emerso, in quella data sarebbe di nuovo mancato il controllo sull’uomo, che non è mai stato ufficialmente identificato. La mancata azione della polizia in quel momento cruciale avrebbe impedito di intervenire tempestivamente, contribuendo alla morte della bambina ritrovata insieme alla madre.
Dettagli sulla vicenda della coppia e il giallo dell’identità
L’uomo coinvolto, al momento, è noto solo con i nomi di Ford o Kaufman. Nonostante diversi tentativi, non si è riusciti a confermare né la sua identità né la sua storia. La giovane donna, invece, è stata trovata senza vita nel parco di villa Pamphili, insieme alla bimba di pochi anni. Le autorità stanno ricostruendo gli ultimi giorni della coppia per capire cosa sia successo realmente.
Il fatto che l’uomo non sia stato mai formalmente identificato solleva diversi interrogativi sul lavoro di controllo e prevenzione svolto in quei giorni dalle forze di polizia. La bambina avrebbe potuto essere salvata se, in una delle occasioni sopra descritte, fosse stato attuato un intervento più rigoroso. Questo aspetto ha spinto il capo della polizia Pisani a disporre subito un’indagine interna.
Responsabilità e controlli mancati
L’inchiesta punta a definire con precisione i compiti svolti dagli agenti impegnati negli interventi in via Giulia e nelle altre situazioni legate alla coppia. Il caso evidenzia delle falle nel sistema di tutela previsto per i casi di violenza, specie in situazioni classificate come codice rosso dalla normativa italiana.
Il mancato riconoscimento completo dei soggetti coinvolti, e la mancata attivazione delle procedure di protezione, sono al centro delle verifiche in corso. Saranno analizzati i rapporti ufficiali, le testimonianze raccolte e le registrazioni delle comunicazioni interne tra le forze dell’ordine. L’obiettivo è comprendere se ci siano stati errori umani o carenze operative.
Il contesto e le sfide per la polizia nel caso villa Pamphili
Questo episodio ha riportato all’attenzione la complessità e la delicatezza del lavoro degli agenti quando si trovano ad affrontare segnalazioni di abusi, soprattutto in presenza di minori. Le autorità dovranno stabilire se le norme vigenti sono state rispettate o se serve una revisione delle procedure per evitare eventi simili.
L’inchiesta proseguirà nelle prossime settimane con sopralluoghi, audizioni e raccolta di prove per far luce su tutti gli aspetti di questa vicenda, che ha segnato profondamente la comunità romana.