A Capaci, piccolo comune alle porte di Palermo, è stato svelato un murale che ritrae tre agenti della polizia di stato uccisi nella strage di Capaci del 1992. L’opera, realizzata dall’artista Igor Scalisi Palminteri, fa parte di un progetto più ampio diffuso in tutta la Sicilia che mira a celebrare la memoria e promuovere il valore della legalità attraverso l’arte urbana. Il murale si inserisce nel progetto “Le strade da seguire” della Fondazione Federico II, nato per raccontare storie di eroismo e impegno civile, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni.
Il murale e il significato delle immagini raffigurate
Il murale raffigura Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, tre agenti della scorta che proteggevano il magistrato Giovanni Falcone, vittime della strage avvenuta sulla strada tra Palermo e l’aeroporto di Punta Raisi. L’opera è stata realizzata con un tratto realistico, capace di rendere vivi i volti dei poliziotti, riproponendo l’intensità e l’umanità di quegli uomini in servizio quel tragico giorno. Questa rappresentazione vuole mantenere vivo il ricordo di chi ha dato la vita lottando contro la mafia, portando un messaggio chiaro e visibile nella città dove è avvenuto uno degli attentati più gravi nella storia italiana.
Il progetto si articola in diverse sedi della Sicilia, creando una rete di murales che raccontano storie di persone che hanno scelto di opporsi alla criminalità organizzata con coraggio e dedizione. L’idea è di trasformare le città in gallerie a cielo aperto, dove l’arte accompagna la memoria collettiva e offre un modo accessibile e immediato per “incontrare” gli eroi che troppo spesso restano negli archivi o nei libri di scuola.
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Le testimonianze dei familiari delle vittime
Durante la cerimonia d’inaugurazione, Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, ha ricordato l’emozione che suscita l’opera d’arte. Ha parlato di una “pugnalata che si rinnova” davanti ai volti dei tre agenti, sottolineando che quelle immagini restituiscono un senso di realtà che ancora colpisce profondamente. Maria Falcone ha voluto evidenziare quanto sia cambiato il clima nel Paese dal momento della strage, citando l’insofferenza verso le scorte e il rumore delle sirene che c’era trentatrè anni fa, rispetto all’attenzione e al rispetto mostrati oggi.
Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, ha espresso un dolore che, a distanza di oltre tre decenni, resta vivo e intenso. Ha specificato come questo dolore sia anche il motore per mantenere viva la memoria e offrire un esempio concreto ai giovani. La sua testimonianza ha rimarcato l’importanza di non abbassare mai la guardia contro le infiltrazioni mafiose in Sicilia. Tina Montinaro ha enfatizzato come ricordare significhi anche educare a lavorare per un futuro libero da minacce e violenza.
L’intervento delle autorità e la diffusione del progetto in Sicilia
Il presidente dell’assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, ha preso la parola per valorizzare il ruolo di tutti coloro che, come Falcone e Borsellino, hanno perso la vita nella lotta contro la mafia. Ha richiamato alla memoria figure di rilievo come Carlo Alberto Dalla Chiesa, Boris Giuliano e Rosario Livatino, indicando come la Sicilia debba essere riconosciuta per il coraggio di questi uomini piuttosto che per le figure criminali che ne hanno segnato la storia.
Galvagno ha parlato della necessità di sfidare i luoghi comuni nella rappresentazione della Sicilia, spesso ridotta a terra esclusivamente di boss mafiosi, proponendo invece un’immagine legata a chi si è opposto a queste dinamiche con fermezza. Ha annunciato che la Fondazione Federico II sta ricevendo diverse richieste da altre amministrazioni locali per ospitare nuove installazioni di questo tipo, che rappresentano “presidi di memoria” nelle comunità. Il progetto si profila quindi come un format destinato a espandersi.
La presenza all’inaugurazione e il ruolo della comunità locale
All’evento hanno partecipato varie autorità civili e militari: il sindaco di Capaci Pietro Puccio, il questore di Palermo Maurizio Calvino, il deputato regionale Mario Giambona, il colonnello Ivan Boracchia del comando provinciale dei carabinieri di Palermo e il capitano Luca Merella, comandante della compagnia dei carabinieri di Carini. L’attenzione e la partecipazione di questi rappresentanti confermano l’importanza della memoria collettiva come strumento di coesione sociale nella lotta contro la mafia.
Anche molti sindaci del territorio hanno preso parte alla cerimonia, un elemento che testimonia l’impegno delle amministrazioni nel sostenere iniziative artistiche capaci di richiamare valori civici fondamentali. Lo stesso artista Igor Scalisi Palminteri ha presenziato alla presentazione della sua opera, illustrando il percorso creativo e il significato che ha voluto trasmettere attraverso questa immagine concreta della lotta per la legalità.
Il murale di Capaci si inserisce quindi in un contesto più ampio che coinvolge territori diversi, dando visibilità a storie spesso trascurate. L’opera non si limita a un tributo artistico ma diventa un punto di riferimento per la comunità, un richiamo a non dimenticare il sacrificio di chi ha scelto di opporsi con coraggio alla violenza mafiosa.