La provincia di Pesaro-Urbino si trova davanti a una criticità grave legata all’accoglienza dei giovani migranti riconosciuti in Italia. Nonostante abbiano ottenuto lo status di protezione internazionale, più di 80 di questi giovani rischiano di trovarsi senza un’abitazione a causa della normativa vigente e dell’incapacità del sistema locale di garantirgli una continuità abitativa. Sul tema è sceso un allarme chiaro da parte di esponenti di Europa Verde e Sinistra Italiana, che hanno sollecitato interventi urgenti. La situazione, pur concentrata nelle Marche, mette in luce un problema che interessa la gestione della seconda accoglienza su scala nazionale.
Il punto cieco della filiera dell’accoglienza nella provincia di pesaro-urbino
Il problema si presenta quando migranti giovani, già riconosciuti e titolari di protezione internazionale, escono dai centri Cas ma non trovano spazi nei centri Sai destinati alla seconda accoglienza. Nella provincia di Pesaro-Urbino i numeri superano ottanta casi, con situazioni critiche soprattutto per chi non dispone di altre alternative abitative. Questa falla è stata definita da chi segue da vicino la questione un “punto cieco” della filiera dell’accoglienza italiana, che mina alla base la possibilità di stabilità e inserimento sociale degli interessati.
Gli amministratori di Europa Verde e Sinistra Italiana hanno evidenziato come la problematica derivi in gran parte dalla normativa che impone l’uscita dai Cas non appena viene riconosciuto lo status di rifugiato o altro tipo di protezione. Tuttavia, la possibilità di transizione verso i Sai, progettati per fornire soluzioni abitative temporanee ma evolutive, resta limitata a causa della carenza di posti disponibili. Questi limiti generano un effetto domino che si traduce in rischi concreti di emergenze sociali nei territori coinvolti e spinge le organizzazioni locali a chiedere risposte immediate.
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La prefettura di Pesaro e Urbino, guidata da Emanuela Saverio Greco, ha avviato un confronto con rappresentanti del mondo politico e delle forze dell’ordine per affrontare la questione. In un recente incontro erano presenti i rappresentanti di Europa Verde, che hanno ringraziato questura e ufficio immigrazione per gli sforzi messi in campo nonostante le risorse limitate. L’obiettivo prioritario è evitare che queste mancanze diventino problemi di ordine pubblico o cause di esclusione sociale.
Nel colloquio con il prefetto sono stati posti al centro i limiti attuali e le possibili soluzioni a breve termine. Una criticità evidente riguarda la gestione dei posti nei centri Sai, che a livello regionale non superano i cento nuovi accessi, ma risultano comunque insufficienti rispetto alla domanda crescente. I soggetti coinvolti hanno sottolineato che, nonostante la competenza formale risieda nel ministero competente, non intendono restare inattivi. A livello locale, il dialogo con il presidente della provincia Giuseppe Paolini mira a prevedere un nuovo bando pubblico per ampliare la capacità ricettiva dei Sai sul territorio provinciale.
Verso un’accoglienza che superi la mera ospitalità temporanea
Il dibattito ha posto l’accento sulla natura dell’accoglienza, che deve evolvere da un semplice passaggio obbligato a un percorso di inclusione sostenibile. La condizione di migrante titolare di protezione internazionale non può limitarsi a una parentesi breve, ma richiede un sostegno all’abitazione e all’integrazione sociale per un tempo adeguato. I ritardi nell’approvvigionamento di spazi adeguati rischiano di aggravare situazioni di vulnerabilità, soprattutto per i giovani più fragili.
Europa Verde e Sinistra Italiana hanno espresso l’intenzione di portare la questione anche a livello nazionale, chiedendo interventi che garantiscano continuità e risorse stabili per la seconda accoglienza. L’incapacità di offrire soluzioni concrete a questo punto della filiera blocca la possibilità di inserimento lavorativo e sociale, con ricadute dirette sulla sicurezza e il benessere delle comunità locali. Al momento, la provincia di Pesaro-Urbino resta un caso emblematico, ma il tema potrebbe allargarsi a territori simili che condividono le stesse criticità.