In italia la popolazione giovanile sotto i 35 anni cala e cresce la precarietà nel lavoro, dicono i dati del 2024

In italia la popolazione giovanile sotto i 35 anni cala e cresce la precarietà nel lavoro, dicono i dati del 2024

Il rapporto del Consiglio Nazionale dei Giovani e dell’Agenzia Italiana per la Gioventù evidenzia la diminuzione della popolazione under 35 in Italia, causata da precarietà lavorativa e fuga verso Germania, Francia e Paesi Nordici.
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Il rapporto del Consiglio Nazionale dei Giovani e dell’Agenzia Italiana per la Gioventù denuncia il calo della popolazione under 35 in Italia, aggravato dalla precarietà lavorativa e dalla fuga all’estero, con conseguenze economiche e sociali rilevanti. - Gaeta.it

Un recente rapporto del Consiglio Nazionale dei Giovani e dell’agenzia italiana per la Gioventù mette in luce una situazione critica per i ragazzi italiani sotto i 35 anni. Nel 2024, il numero di giovani è diminuito sensibilmente e molti vivono condizioni lavorative instabili. Il mercato del lavoro irregolare spinge i giovani a cercare opportunità all’estero, posizionando l’Italia agli ultimi posti in Europa per la presenza della popolazione giovanile.

Diminuzione della popolazione giovanile in italia: un fenomeno preoccupante

Il rapporto evidenzia che il numero di giovani italiani con meno di 35 anni è in continua diminuzione, in modo più accentuato rispetto ad altri Paesi europei. La ragione principale risiede nel saldo negativo tra nascite e spostamenti migratori. Negli ultimi anni molti giovani hanno lasciato il paese in cerca di condizioni di vita migliori o di impieghi più stabili. Questo calo demografico crea una spaccatura generazionale, con implicazioni profonde per la società e l’economia nazionale. Regioni del centro e del sud Italia mostrano un’emorragia particolarmente marcata, dove il tasso di abbandono è più alto rispetto al nord. I giovani che restano, inoltre, trovano meno opportunità di crescita e meno servizi a supporto delle loro esigenze.

Precarietà nel mondo del lavoro

Il mercato del lavoro italiano registra una forte presenza di contratti temporanei, part-time involontari e collaborazioni sporadiche. Il rapporto segnala che una consistente quota di giovani sotto i 35 anni deve affrontare periodi lunghi senza un impiego stabile, senza garanzie e con salari spesso al di sotto della soglia di povertà. Questo fenomeno struttura una realtà precaria che non solo limita il potere acquisto, ma ostacola anche la possibilità di creare progetti a medio e lungo termine, come formazione, acquisto di casa o avvio di una famiglia. La mancanza di tutele sociali efficaci rende il lavoro discontinuo una fonte di ansia e insicurezza diffusa tra i giovani. L’assenza di percorsi chiari verso il lavoro stabile riduce la motivazione a restare e fa crescere il desiderio di trasferirsi all’estero.

Fuga dei giovani e conseguenze per il paese

La ricerca conferma che, complice la precarietà lavorativa e poche prospettive di sviluppo, molti giovani preferiscono tentare la sorte all’estero. Le mete più gettonate restano paesi con mercati del lavoro più organizzati, come Germania, Francia e Paesi Nordici. La cosiddetta “fuga dei cervelli” è ora più visibile anche nel settore non accademico, coinvolgendo tutti i tipi di competenze e professionalità. Questo flusso migratorio genera un impoverimento del capitale umano italiano e una riduzione della forza lavoro giovane, con effetti negativi su produttività e innovazione. Comuni e regioni colpite da questo fenomeno faticano a mantenere servizi essenziali e a sopportare le spese per i più anziani, compromettendo il tessuto economico locale.

Iniziative per invertire la tendenza

Il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù hanno avanzato alcune proposte per affrontare il problema. Tra queste si segnala l’esigenza di politiche mirate a migliorare la stabilità del lavoro per i giovani, programmi di formazione professionalizzante più efficaci e incentivi per le imprese che assumono stabilmente under 35. È emersa anche la necessità di rafforzare i servizi sociali e di sostegno alla famiglia, creando un ambiente più favorevole alla permanenza nella propria città. Il dialogo tra istituzioni locali, nazionali e imprese diventa cruciale per elaborare interventi concreti e calibrati sulle esigenze reali dei giovani. Una strategia credibile dovrebbe puntare a ridurre l’instabilità lavorativa e offrire una prospettiva concreta per chi oggi fatica a immaginare il proprio futuro in Italia.

La situazione fotografata dal rapporto rinforza il quadro di un’Italia che perde parte della sua vitalità, ma alza anche nuove sfide per chi deve decidere come fermare il declino demografico e costruire strumenti adeguati per trattenere i giovani. L’auspicio è che, nel prossimo futuro, azioni mirate possano riportare il Paese su un sentiero diverso, con meno disuguaglianze e più sicurezza per chi abita il presente e pensa al domani.

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