L’italia registra uno dei tassi di natalità più bassi del continente, con dati recenti che evidenziano un calo continuo delle nascite e un invecchiamento marcato della popolazione. Dietro a queste cifre si nascondono non solo condizioni economiche difficili, ma anche una serie di fattori culturali e sociali che influenzano profondamente le scelte dei giovani. Studi e analisi approfondiscono come la percezione della famiglia e la gestione del tempo impattino sulla propensione alla genitorialità nel paese.
Dati istat 2025: la conferma di un trend in calo nelle nascite italiane
L’istat ha pubblicato i dati aggiornati al 2024, confermando che in italia sono nate circa 370 mila persone, un numero inferiore del 2,6% rispetto all’anno precedente, e il più basso mai registrato dal dopoguerra ad oggi. Il tasso di fecondità è sceso a 1,18 figli per donna, ben al di sotto della soglia necessaria per il semplice ricambio generazionale. Questa situazione segna un’accelerazione del fenomeno d’invecchiamento demografico che ormai interessa tutto il territorio nazionale, con conseguenze profonde sulle dinamiche sociali ed economiche del paese.
Il calo delle nascite non è attribuibile soltanto all’incertezza economica legata alla crisi degli ultimi anni, bensì a un mix di causes che si intrecciano tra loro. Le difficoltà materiali, legate al lavoro e al costo della vita, si affiancano a cambiamenti profondi nei valori, nelle aspettative legate alla vita di coppia e alla percezione della famiglia. Lo rileva chiaramente la ricerca della Fondazione Magna Grecia, che ha posto l’attenzione sulle motivazioni meno visibili dietro alle scelte di fecondità.
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Fattori culturali e sociali che influenzano la scelta di avere figli
Secondo lo studio condotto dalla Fondazione Magna Grecia, la decisione di avere figli va oltre le sole condizioni economiche. I giovani italiani evidenziano una forte necessità di investire su di sé e sulla propria realizzazione personale prima di intraprendere un percorso genitoriale. Il rapporto con la propria famiglia d’origine risulta decisivo: solo chi può contare su un sostegno concreto dai genitori si sente pronto a intraprendere la sfida della paternità o maternità.
Si tratta quindi di un tema molto complesso, dove il nucleo familiare tradizionale svolge una doppia funzione. Da una parte sostiene e incoraggia la nascita dei figli, dall’altra rallenta l’uscita dal “nido” e spinge alcuni giovani a rimandare la fondazione di una famiglia propria. Questo avviene anche per la diffidenza verso i servizi esterni al nucleo famigliare – come il terzo settore – ritenuti spesso poco affidabili o insufficienti a garantire un reale aiuto alla genitorialità.
Il ruolo della famiglia d’origine e la percezione della genitorialità oggi
Un altro punto chiave emerso riguarda il tempo che i giovani dedicano a sé stessi e alle proprie passioni. Avere un figlio viene percepito come un progetto che richiede di rinunciare a parte del proprio spazio personale, alle relazioni sociali e agli interessi individuali. La perdita di tempo libero e la mancanza di stabilità in ambito lavorativo o sentimentale rappresentano ostacoli significativi per chi vorrebbe allargare la famiglia.
Lo studio conferma che per molti ragazzi e ragazze la famiglia d’origine rappresenta un vero e proprio “traino” per iniziare la genitorialità. Il desiderio di fare figli è vivo – quasi il 60% lo considera una tappa centrale della vita di coppia –, ma la mancanza di un supporto familiare stabile e concreto spesso diventa un limite insormontabile. Al tempo stesso più di quattro persone su dieci dichiarano che la famiglia rappresenta la fonte principale di soddisfazione personale.
Timori e priorità che frenano la crescita demografica
Questa ambivalenza dà origine ad una situazione in cui molti giovani si sentono bloccati. Rimangono nel contesto familiare di origine sia per mancanza di risorse sia per la paura di affrontare da soli la responsabilità della genitorialità. Anche la sfiducia verso strutture esterne di supporto, come il welfare o i servizi sociali, conferma come in italia la famiglia resti il vero pilastro che sostiene la nascita e la crescita dei figli.
Inoltre, il fenomeno interessa anche il modo in cui si guarda la famiglia stessa: sempre più si accetta che una famiglia senza figli resti tale, un concetto particolarmente diffuso tra le donne. Si riscontra inoltre un crescente interesse per le adozioni come alternativa alla procreazione biologica. Questo indica un cambio di mentalità rispetto a modelli più tradizionali, e una visione più inclusiva e plurale della genitorialità.
Impegni e strategie per monitorare la denatalità e i suoi effetti
Chi decide di intraprendere la genitorialità lo fa con consapevolezza e convinzione. La ricerca evidenzia che quasi metà dei giovani ha una forte intenzione di diventare genitore, mentre chi lo fa senza la sicurezza economica viene giudicato negativamente. Il figlio non è più considerato un destino naturale, ma un progetto che pesa soprattutto in termini di tempo e risorse.
Le paure riguardano soprattutto la stabilità economica, indicata dal 49,5% degli intervistati, seguita dalla necessità di avere un lavoro piacevole e sicuro e un rapporto di coppia stabile . Anche la disponibilità di tempo da dedicare alla famiglia è vista come un fattore delicato, con oltre un terzo di giovani che ritiene fondamentale conservare spazio per le proprie passioni e la vita sociale.
Alla base di molte rinunce c’è la volontà di non compromettere lo sviluppo individuale. Il tempo libero, destinato a hobby, viaggi, o a rapporti con amici, viene considerato un elemento fondamentale nella qualità della vita. Si registra inoltre una riduzione della pressione culturale sul dovere di riprodursi, un fenomeno legato anche a una più ampia accettazione della famiglia senza figli.
L’intervento delle istituzioni e la prospettiva politica sulla questione demografica
La Fondazione Magna Grecia ha annunciato la creazione di un Osservatorio permanente dedicato a seguire l’andamento della denatalità e le sue connessioni con la longevità e la sostenibilità intergenerazionale. L’obiettivo è studiare con attenzione nuovi modelli di sviluppo territoriale e sociale, capaci di rispondere ai bisogni di una società sempre più anziana.
Tra le aree d’intervento, si valuta l’invecchiamento attivo e l’utilizzo della longevità come leva economica. Nuove forme di welfare potrebbero alleggerire il peso sul nucleo familiare, distribuendo le responsabilità di cura a livello collettivo e comunitario. Saranno monitorate soluzioni come l’housing collaborativo e l’assistenza tramite tecnologie digitali.
L’osservatorio vuole anche cambiare il linguaggio e la narrazione attorno alla genitorialità. Campagne di sensibilizzazione punteranno a sfatare vecchi stereotipi, proponendo un’idea più inclusiva e positiva della scelta di avere figli, vista non come un onere, ma come una possibilità per tutte le forme di famiglia.
Infine, molta attenzione verrà data al ruolo dei nonni e delle reti di prossimità, fondamentali per sostenere sia la genitorialità sia una vecchiaia attiva. Politiche mirate cercheranno di rafforzare il legame tra generazioni diverse, favorendo scambi e collaborazioni utili per le comunità locali.
Il ruolo delle istituzioni italiane nella risposta alla denatalità
Il governo italiano ha riconosciuto da tempo l’emergenza demografica come una priorità. Attraverso risorse dedicate e iniziative specifiche, cerca di contrastare il trend negativo non solo con sostegni economici, ma anche favorendo una cultura che sostenga la famiglia in tutte le sue forme.
La ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha sottolineato come una valutazione completa del fenomeno debba considerare sia gli aspetti materiali che quelli culturali. Le politiche economiche non possono prescindere da una riflessione che tenga conto delle trasformazioni sociali in atto.
L’approccio adottato mira dunque a un dialogo più ampio, che coinvolga istituzioni, mondo della ricerca e società civile. L’intento è costruire strategie basate su dati concreti e consapevolezza, così da rispondere in modo più efficace alle sfide legate alla demografia e alla sostenibilità intergenerazionale nelle prossime decadi.