La paura di eventi eccezionali spinge sempre più italiani a considerare soluzioni abitative sicure e autonome. Cresce il mercato dei bunker privati, progettati per garantire protezione contro minacce diverse: non solo militari ma anche climatiche e digitali. Una realtà ancora poco conosciuta, ma con radici profonde nel paese e orizzonti internazionale.
La genesi di un’azienda italiana specializzata in bunker
Maurizio Balotta e Stefania Rivoltini guidano “Il mio bunker”, una impresa familiare con un collegamento storico all’edilizia risalente al 1940. Questa esperienza pluridecennale ha permesso loro di sviluppare una nuova linea di lavoro, ispirata alla tecnologia svizzera usata per i rifugi sotterranei. L’obiettivo è innovare il concetto di bunker, trasformandolo da semplice rifugio a spazio abitativo protetto, adatto dalle emergenze di tipo militare fino a quelle climatiche o di sicurezza personale.
Tre pilastri fondamentali
Il progetto si basa su tre pilastri: la funzionalità, cioè dotare il bunker di autonomia e sistemi di ventilazione avanzati; il comfort, con ambienti arredati e illuminati per garantire vivibilità anche in condizioni difficili; infine l’estetica, che punta a integrare la struttura nel paesaggio senza riconoscibilità. Balotta e Rivoltini sottolineano che oggi la protezione include più dimensioni, compresa la privacy digitale, quindi il bunker diventa una risposta a varie forme di insicurezza percepita.
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Come si costruisce un bunker e quali sono i passaggi
Costruire un bunker su misura richiede tempi variabili, in genere da 60 a 90 giorni. La durata dipende da fattori come la profondità da raggiungere nel terreno, la zona geografica, la composizione del suolo e la complessità dei sistemi di autonomia installati. La procedura italiana non è semplice perché serve un permesso di costruzione con annessa relazione geologica e autorizzazioni da enti locali, trasformando il bunker in una vera e propria opera edilizia.
Il team di “Il mio bunker” accompagna il committente in tutte le fasi, dall’analisi preliminare di fattibilità fino alla realizzazione. In particolare, si valutano aspetti che garantiscano la solidità strutturale e la perfetta integrazione ambientale. L’attenzione si concentra anche sull’efficienza delle vie d’aria e su sistemi che possano garantire autonomia per giorni, includendo riserve idriche e dispositivi di depurazione.
Quanti sono i bunker privati in italia e chi li acquista
Non esistono dati precisi sul numero di bunker privati in Italia per motivi di riservatezza. Ma secondo Balotta e Rivoltini, il totale si aggira tra 400 e 700 unità, esclusi i bunker di uso militare. La recente crescita di interesse è legata a quel cambiamento di mentalità noto come “cultura del prep”: prepararsi a situazioni estreme non è più considerato un gesto paranoico, ma un atto prudente.
Eventi che hanno influenzato la domanda
Il punto di svolta si è avuto con la pandemia di Covid-19, che ha mostrato come emergenze globali possano modificare rapidamente la quotidianità. Dopo il virus, si sono aggiunte motivazioni legate ai conflitti internazionali, come la guerra in Ucraina, instabilità in Medio Oriente, tensioni nell’area asiatica e problemi ambientali. Questi eventi hanno spinto molte famiglie e professionisti a progettare una sorta di rifugio personale e duraturo.
Chi sono i clienti e i costi delle strutture protette
Contrariamente alle idee comuni, i clienti di “Il mio bunker” non sono estremisti o militanti ma principalmente famiglie, liberi professionisti e imprenditori. Questa tipologia di committente cerca una soluzione per garantire sicurezza ai propri cari, spesso con una visione a lungo termine. Inoltre, la domanda ha superato i confini nazionali, arrivando da paesi vicini come Svizzera, Germania e altre nazioni del Sud Europa.
Riguardo ai costi, i titolari mantengono una certa riservatezza ma precisano che un bunker personalizzato rimane accessibile, con cifre inferiori rispetto a quelle richieste per immobili di lusso come appunto un appartamento a Montecarlo. La richiesta in crescita porta l’azienda a migliorare continuamente sistema e progettazione, rendendo sempre più comune il ricorso a spazi protetti, pensati non solo per «sopravvivere» ma per garantire una vita dignitosa anche in situazioni critiche.