In Italia 4 milioni di persone hanno rinunciato a cure mediche per le lunghe liste di attesa nel 2024

In Italia 4 milioni di persone hanno rinunciato a cure mediche per le lunghe liste di attesa nel 2024

Un’indagine della fondazione Gimbe evidenzia che nel 2024 circa 4 milioni di italiani rinunciano alle cure per lunghe liste d’attesa e difficoltà economiche, segnalando criticità diffuse nel sistema sanitario nazionale.
In Italia 4 Milioni Di Persone In Italia 4 Milioni Di Persone
Un'indagine della Fondazione Gimbe rivela che nel 2024 circa 4 milioni di italiani rinunciano alle cure, principalmente a causa delle lunghe liste d’attesa e delle difficoltà economiche, evidenziando criticità strutturali nel servizio sanitario nazionale. - Gaeta.it

Un’indagine della fondazione gimbe mette in luce che sempre più italiani evitano cure sanitarie per i lunghi tempi d’attesa. Nel 2024 sono circa 4 milioni, pari al 7% della popolazione, quelli che hanno rinunciato a prestazioni mediche. Cresce anche la quota che non si sottopone alle cure per difficoltà economiche. Il report fa emergere un problema che interessa tutto il paese, indipendentemente da reddito o area geografica, e indica limiti concreti nel servizio sanitario nazionale.

L’aumento della rinuncia alle prestazioni sanitarie per le liste di attesa

I risultati della ricerca condotta dalla fondazione gimbe mostrano un trend in forte crescita nella rinuncia alle prestazioni sanitarie dovuta ai tempi troppo lunghi da attendere. Nel 2022 a evitare cure per questo motivo erano circa 2,5 milioni di italiani , dato che era salito a 2,7 milioni nel 2023. Nel 2024 la percentuale arriva al 6,8%, con 4 milioni di persone che hanno rinunciato ad almeno una prestazione.

Dati in crescita accelerata

La crescita più significativa si registra proprio nel periodo più recente. Tra il 2023 e il 2024 la rinuncia per lunghe liste d’attesa è aumentata del 51%, una cifra molto più alta rispetto al +7,1% registrato l’anno prima. Questo aumento indica che il problema non riguarda solo singoli casi, ma coinvolge un numero rilevante di cittadini, creando un vero e proprio nodo nell’accesso ai servizi sanitari.

Le liste d’attesa lunghe si traducono in tempi incompatibili con le esigenze di cura, che spesso peggiorano lo stato di salute, o portano a spostarsi verso canali privati. Il fenomeno mette in crisi la percezione del sistema pubblico e alimenta un senso di frustrazione tra chi necessita di cure rapide. Nino Cartabellotta, presidente della fondazione gimbe, sottolinea come il dato voglia fermare illusioni e propaganda che minimizzano o nascondono la realtà dietro i numeri ufficiali.

Le difficoltà economiche alla base della rinuncia alle cure

Accanto all’incidenza delle liste d’attesa, continua a pesare la componente economica nelle rinunce alle prestazioni sanitarie. Nel 2022 erano 1,9 milioni gli italiani che non si sono sottoposti a cure per motivi economici, quota salita a 2,5 milioni nel 2023 e arrivata a 3,1 milioni nel 2024. In percentuale la popolazione coinvolta è passata dal 3,2% nel 2022 al 5,3% nel 2024.

Dinamiche e confronti

L’incremento tra 2022 e 2023 è stato più marcato rispetto all’anno successivo , segnando una crescita lieve ma costante. Il rapporto tra rinuncia per motivi economici e per tempi di attesa si è modificato: se prima prevalevano ragioni finanziarie, ora il fattore legato ai ritardi supera in modo netto quello economico.

Il peso delle spese per visite, esami o farmaci ha un impatto ancora evidente nella decisione di rinunciare alle cure, malgrado contributi, esenzioni o forme di assistenza. Lo scenario descrive un disagio diffuso che riguarda anche chi non rientra nelle fasce più povere, e sottolinea difficoltà accumulate con il caro vita e le tensioni su redditi e consumi.

Distribuzione del fenomeno nel territorio e nelle diverse fasce sociali

L’indagine evidenzia che la rinuncia alle prestazioni sanitarie riguarda ormai tutto il territorio nazionale e non si limita più ad alcune aree o gruppi sociali. In passato si osservava un divario tra Nord e Sud, con i residenti nel nord Italia meglio posizionati nell’accesso alle cure. Ora il fenomeno si è allargato e coinvolge anche chi aveva condizioni più favorevoli.

Omogeneizzazione del problema

Anche le differenze in base al livello di istruzione si sono ridotte. La pandemia ha contribuito a modificare questo quadro, coinvolgendo vari strati della popolazione. Persone con studi superiori, che prima avevano migliori prospettive di accesso, devono oggi fare i conti con attese altrettanto lunghe e limitazioni.

Questa uniformità del fenomeno sottolinea le difficoltà strutturali dell’intero sistema sanitario pubblico. La capacità di erogare le prestazioni entro tempi compatibili con i bisogni cresce sempre meno rispetto alla punta della domanda, che si fa più urgente e articolata a causa dell’invecchiamento e della presenza di malattie croniche.

Il sistema sanitario nazionale e la capacità di rispondere alla domanda di salute

Il sistema sanitario nazionale si trova di fronte a una crisi nel garantire prestazioni tempestive. Il nodo delle liste d’attesa è la causa principale che spinge gli italiani a rinunciare alle cure nei servizi pubblici. Se in passato l’ostacolo più grande era il costo delle prestazioni o la mancanza di risorse personali, oggi il problema riguarda la capacità organizzativa del ssn.

La rete di liste di attesa, spesso molto lunga, limita l’accesso a visite specialistiche, esami, interventi. Molte persone si trovano in una situazione di attesa protratta che può aggravare patologie, obbligare a soluzioni private o far desistere del tutto dalla cura.

Il presidente della fondazione gimbe, Nino Cartabellotta, indica che il sistema deve confrontarsi con questa realtà e smettere di nascondere il problema dietro dati ottimistici o annunci politici. La sfida riguarda sia la riorganizzazione di servizi, sia l’ampliamento delle capacità operative per rispondere in modo più diretto alla domanda di assistenza sanitaria.

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