In campania la copertura vaccinale contro il meningococco b resta al 50% nei bambini nati nel 2021

In campania la copertura vaccinale contro il meningococco b resta al 50% nei bambini nati nel 2021

La copertura vaccinale per il meningococco b in Campania è sotto il 50%, lontana dagli obiettivi nazionali; serve una maggiore cooperazione tra pediatri e sanità pubblica per migliorare la protezione dei bambini.
In Campania La Copertura Vacci In Campania La Copertura Vacci
La Campania registra una copertura vaccinale per il meningococco B nei neonati inferiore al 50%, ben lontana dall’obiettivo nazionale del 95%, evidenziando la necessità di migliorare le strategie di prevenzione e collaborazione tra pediatri e sanità pubblica. - Gaeta.it

La copertura vaccinale per il meningococco b nei bambini appena nati in campania non supera il 50%, un dato che crea preoccupazione rispetto alla media nazionale e agli obiettivi fissati dal ministero della Salute. Questa situazione solleva interrogativi sulle strategie adottate in regione per proteggere i più piccoli da malattie gravi. Nel 2025, in un contesto di crescente attenzione alla prevenzione sanitaria, emerge la necessità di un confronto sulle azioni efficaci per migliorare la copertura e, di riflesso, la salute pubblica.

Il divario tra campania e la media nazionale nelle vaccinazioni per i bambini

Secondo i dati più recenti, in campania appena metà dei bambini nati nel 2021 ha ricevuto la vaccinazione contro il meningococco b. Il dato è distante dalla media italiana che si attesta intorno all’80%, e quindi ben lontano dall’obiettivo minimo del 95% indicato dal Piano nazionale prevenzione vaccinale 2023-2025. Questa discrepanza mette in evidenza una lacuna importante. Il meningococco b può provocare meningite e sepsi velocissime e potenzialmente mortali o con lesioni permanenti. Vaccinare contro questo batterio pediatrico resta, quindi, una prevenzione necessaria per tutelare i bambini. Chi si occupa della salute infantile sottolinea come l’assenza di una copertura adeguata esponga molti piccoli a rischi evitabili, provocando un possibile aumento di casi gravi nel futuro.

Richiamo dal presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri

L’allarme arriva dal presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Antonio D’Avino. Richiama l’attenzione sulle scelte regionali di vaccinazione e invita a valutare con serietà gli strumenti a disposizione per chiudere questo gap. Nel suo intervento ribadisce che la vaccinazione dovrebbe essere universalmente garantita, viste le conseguenze delle malattie prevenibili. La situazione campana appare inadeguata rispetto al quadro nazionale e alle raccomandazioni sanitarie attuali, e serve uno sforzo comune per rivedere i meccanismi di promozione e somministrazione del vaccino.

Il sistema sinfonia come strumento di monitoraggio e richiamo

Tra gli aspetti positivi della gestione vaccinale in campania c’è il sistema Sinfonia, un’anagrafe vaccinale informatizzata che permette di seguire in tempo reale la copertura vaccinale. Questo strumento registra tutti i dati relativi ai vaccini somministrati e segnala i bambini che non hanno completato il ciclo di immunizzazione. Sinfonia consente quindi alle autorità sanitarie di intervenire direttamente, contattando le famiglie e invitandole a concludere il percorso vaccinale. È questa capacità di monitoraggio e richiamo a rappresentare un punto di forza della regione.

La sfida però non è solo iniziare la vaccinazione, ma portarla a termine. Data la natura a più dosi del vaccino contro il meningococco b, richiamare rapidamente i genitori è fondamentale per assicurare una protezione effettiva. Il sistema Sinfonia facilita la cooperazione tra pediatri di famiglia, centri vaccinali e servizi pubblici sanitari, creando un dialogo diretto con le famiglie. Questo processo ha mostrato risultati in altre regioni, ma in campania fatica a tradursi in un incremento stabile delle coperture. La sincronizzazione tra i vari attori sanitari fa la differenza per raggiungere quei livelli di immunizzazione previsti a livello nazionale.

Cooperazione tra pediatri e sanità pubblica

Un esempio interessante viene da regioni come la toscana, dove la copertura supera l’80%. Qui il successo dipende da una rete di cooperazione tra sanità pubblica e pediatria di famiglia ben strutturata e in costante comunicazione. L’approccio prevede un’organizzazione flessibile, in cui i pediatri sono il punto di riferimento principale per le famiglie, garantendo un monitoraggio continuo e stimolando la partecipazione attiva ai richiami vaccinali. Il modello prevede anche interventi in luoghi alternativi, a volte si utilizzano scuole o farmacie come sedi per la somministrazione, facilitando l’accesso ai vaccini.

Modelli organizzativi per migliorare la copertura vaccinale

Per la campania questo sistema andrebbe declinato rispetto alle caratteristiche del territorio e della popolazione, migliorando l’integrazione tra operatori del settore. I pediatri hanno il vantaggio di una conoscenza approfondita dei piccoli pazienti e delle famiglie sin dalla nascita, elemento che permette un rapporto di fiducia e una comunicazione più efficace sulle vaccinazioni. L’esperienza decennale dei professionisti evidenzia come l’impegno coordinato tra figure sanitarie possa incidere in modo concreto sui numeri, evitando ritardi o mancate somministrazioni.

Creare una rete compattata attorno ai bambini, con responsabilità chiare e ruoli definiti, potrebbe rimettere in carreggiata la copertura vaccinale. In un contesto dove le malattie prevenibili rimangono un rischio, implementare questi modelli rappresenta una priorità sanitaria per garantire protezione uniforme e sicura a tutti i bambini campani.

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