La prevenzione oncologica è una sfida aperta in Calabria, dove pochi cittadini partecipano ai programmi di screening fondamentali per la diagnosi precoce dei tumori. Le percentuali di adesione si attestano su valori nettamente inferiori rispetto alla media nazionale, soprattutto per gli esami per il colon-retto e la mammografia. Nel 2025 emergono dati dettagliati che evidenziano una scarsa partecipazione ai test di screening, mentre le campagne di sensibilizzazione cercano di coinvolgere sempre più persone. Vediamo come si muove la regione fra risultati e iniziative di prevenzione.
Il livello di adesione agli screening anti-cancro in calabria
In Calabria, l’adesione agli screening oncologici presenta numeri bassissimi e conferma un generale ritardo nelle attività di diagnosi precoce. Per il tumore del colon-retto, il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci viene eseguito solo dal 6,1% della popolazione interessata, molto al di sotto della media italiana, che si assesta al 34,9%, e persino sotto la media delle regioni meridionali ferma al 19,7%. Questo dato posiziona la Calabria all’ultimo posto tra le regioni italiane per partecipazione a questo tipo di test.
Anche il tumore del seno, tra le neoplasie più diffuse e pericolose, mostra numeri simili. Solo il 16,4% delle donne calabresi esegue regolarmente la mammografia, contro una media nazionale del 55,4% e del 40,1% nelle regioni del sud e isole. Questo basso tasso di adesione rappresenta un ostacolo importante nella lotta contro questa malattia.
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Qualche segnale migliore si registra per il carcinoma del collo dell’utero. Le donne che partecipano al test Hpv o al pap test raggiungono il 27,2%, un valore ancora distante dalla media nazionale del 41,5% ma che si pone al di sopra degli altri due tipi di screening. Questi numeri raccontano una condizione di ritardo che si riflette nelle possibili diagnosi tardive e nella peggior prognosi per molti pazienti.
Le cause principali del ritardo nella partecipazione
Dietro questi tassi così contenuti ci sono fattori sociali e culturali che influenzano il comportamento dei cittadini. L’incidenza di stili di vita poco salutari, combinata a un basso livello di consapevolezza sui benefici offerti dalla prevenzione secondaria, contribuisce a questi dati.
Nicola Silvestris, segretario nazionale di Aiom, mette in luce alcuni aspetti. “Nonostante in Calabria fumarono il 20,6% degli adulti, una percentuale inferiore alla media nazionale, e chi consuma alcol è il 29,5%, anch’esso sotto la media italiana, restano elevati i problemi legati all’eccesso di peso e alla sedentarietà.” Qui, il 46% della popolazione ha un peso superiore al normale, mentre il 44,5% è sedentario, dati ben peggiori rispetto al resto d’Italia.
Le persone sovrappeso in Calabria aumentano con l’età e sono più presenti soprattutto tra gli uomini, coloro con basso titolo di studio o difficoltà economiche. Questo eccesso ponderale è associato a un rischio maggiore di sviluppare almeno una dozzina di tumori differenti. Lo scenario peggiora perché i camici bianchi offrono consigli mirati solo a una piccola parte della popolazione: appena il 32,2% degli eccessi ponderali ha ricevuto indicazioni mediche per perdere peso, e ancora meno, il 19,6%, ha ricevuto consigli per aumentare l’attività motoria.
Ruolo e importanza degli screening nei tumori più diffusi
I tumori del colon-retto e della mammella dominano la scena per numero di casi e mortalità oncologica in Calabria. Per questo, i programmi di screening rivestono un ruolo decisivo nella lotta contro queste malattie. Salvatore Turano, coordinatore Aiom Calabria, ricorda come “la mancata adesione a regole semplici di prevenzione primaria e secondaria rappresenti una battuta d’arresto difficile da superare.”
Il tumore del colon-retto, ad esempio, è spesso preceduto da polipi adenomatosi, lesioni benigne che possono essere individuate e rimosse con esami mirati. Il test Sof, raccomandato ogni due anni per chi ha un’età tra i 50 e i 69 anni, rileva la presenza di sangue nascosto nelle feci, identificando così alterazioni intestinali prima che degenerino in forme maligne. Il rispetto di una dieta bilanciata, la riduzione di carni rosse e insaccati, il contenimento di zuccheri raffinati, la lotta alla sedentarietà e l’abbandono del fumo rappresentano misure indispensabili, sia per prevenire l’insorgenza di tumori che per supportare i trattamenti post-diagnosi.
Screening per il tumore del seno e carcinoma del collo dell’utero
Per il tumore del seno la mammografia rimane il principale strumento di screening. Nicoletta Gandolfo, presidente Sirm, spiega che “l’esame permette di scovare lesioni minime e non palpabili, da trattare con interventi chirurgici meno invasivi e con migliori possibilità di guarigione.” L’esame è consigliato ogni due anni tra i 50 e i 69 anni, con alcune regioni che ne estendono l’uso fino a 74 anni.
Nel caso del carcinoma del collo dell’utero, entrano in gioco pap test e Hpv test. Il primo, indicato per le donne tra i 25 e 29 anni, va ripetuto ogni tre anni; l’Hpv test si adopera per la fascia 30-64 anni con una cadenza quinquennale. Questi test individuano precocemente lesioni da trattare e riducono sensibilmente il rischio di tumore.
Iniziative sul territorio per promuovere la prevenzione e l’informazione
La scarsa partecipazione agli screening ha portato vari enti a organizzare iniziative per avvicinare i calabresi alla prevenzione. Il Tour Mediterraneo Vespucci, ospitato il 5 e 6 maggio 2025 a Reggio Calabria presso il Villaggio IN Italia, ha coinvolto l’Associazione italiana di oncologia medica , Fondazione Airc, Fondazione Aiom e la Società italiana di radiologia medica e interventistica .
Durante questa due giorni, oncologi e volontari hanno distribuito materiali informativi e offerto consigli personali ai visitatori, sottolineando l’importanza degli screening come strumento per ridurre la mortalità. In Calabria si registrano oltre 10.000 nuovi casi di tumore ogni anno; di questi, circa il 40% potrebbe essere evitato con comportamenti sani e un’adesione regolare agli screening.
Rosella Pellegrini Serra, presidente del Comitato Calabria della Fondazione Airc, ha sottolineato il forte legame tra stili di vita sani e prevenzione oncologica, ricordando che “il 40% dei tumori si può prevenire tramite una dieta equilibrata, attività fisica costante e l’abolizione del fumo.” Ha aggiunto che “la diagnosi precoce garantita dagli screening aumenta decisamente le probabilità di cura e sopravvivenza.”
Il progetto del Tour Mediterraneo nasce da un’idea del ministro della Difesa Guido Crosetto e coinvolge numerosi ministeri per promuovere, attraverso la Nave Amerigo Vespucci, la cultura, la scienza e la ricerca italiana. L’iniziativa vuole coprire territori dimenticati, portando informazioni vitali e sostenendo il diritto alla salute.
Queste azioni riflettono uno sforzo corale per invertire la rotta in Calabria. Ma i numeri attuali testimoniano quanto sia importante continuare a lavorare su informazione, formazione e coinvolgimento diretto dei cittadini. Solo così si potrà allargare l’adesione ai programmi di screening, diminuire i rischi e migliorare gli esiti dei tumori più frequenti nella regione.