Imprenditore torinese detenuto in venezuela, famiglia senza notizie dallo scorso novembre

Imprenditore torinese detenuto in venezuela, famiglia senza notizie dallo scorso novembre

Mario Burlò, imprenditore torinese detenuto in Venezuela nonostante l’assoluzione italiana, resta senza contatti con la famiglia; avvocati e procura di Roma chiedono trasparenza in un clima diplomatico teso.
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Mario Burlò, imprenditore torinese, è detenuto in Venezuela dal novembre 2024 senza comunicazioni con la famiglia, nonostante l'assoluzione in Italia; la situazione è complicata da tensioni diplomatiche tra i due paesi. - Gaeta.it

Un imprenditore di 52 anni originario di Torino, Mario Burlò, si trova in carcere in Venezuela. La sua famiglia però non riceve alcuna informazione da novembre 2024. La situazione è stata resa pubblica dai suoi avvocati, che denunciano l’estremo disagio del nucleo familiare, ancora ignaro delle condizioni e della posizione di Burlò. Al momento l’uomo non ha avuto accesso nemmeno a un contatto telefonico con i suoi cari.

Cosa sappiamo sulla detenzione di mario burlò

Mario Burlò è stato arrestato il 10 novembre 2024 nel territorio venezuelano. Secondo le ricostruzioni, l’imprenditore sarebbe entrato in Venezuela via terra partendo dalla Colombia. Prima della detenzione era in attesa dell’esito di una sentenza della corte di cassazione italiana. La cassazione ha successivamente assolto Burlò, dopo che in primo grado era stato condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa durante il processo Carminus.

Continua la detenzione nonostante l’assoluzione

Nonostante l’assoluzione, l’imprenditore resta in carcere in Venezuela senza aggiornamenti ufficiali. Gli avvocati di Burlò, Maurizio Basile del foro di Torino e Benedetto Marzocchi Buratti di Roma, hanno sottolineato la difficoltà a ottenere informazioni dall’ambiente giudiziario venezuelano o dalle autorità consolari, lasciando la famiglia in un limbo di ansia e incertezza.

Intervento della procura di roma e difficoltà diplomatiche

Lo scorso 30 marzo 2025 i familiari hanno presentato un esposto alla procura di Roma, che si occupa dei casi che riguardano cittadini italiani all’estero. Di fronte al silenzio sulle condizioni di Mario Burlò, la procura ha aperto un fascicolo privo di ipotesi di reato o indagati, concentrandosi sulle richieste di chiarimento mosse dalla famiglia.

La notizia della detenzione è stata diffusa ai famigliari soltanto pochi giorni prima, durante un’udienza nel tribunale di Torino dove l’imprenditore risulta imputato per presunte indebite compensazioni legate a crediti iva e irpef. Nel corso dell’udienza, è stata depositata una breve nota del console italiano a Caracas, intitolata “Detenzione di Burlò Mario in Venezuela”. Questo documento è arrivato tramite la presidente del collegio giudicante, generando non poco sconcerto tra i parenti che hanno fino a quel momento ignorato la detenzione.

Difficoltà di comunicazione e situazione diplomatica tra italia e venezuela

Secondo gli avvocati, la situazione diplomatica tra Italia e Venezuela potrebbe aver complicato l’accesso alle informazioni. Le relazioni tra i due paesi sono tese, in particolare per il mancato riconoscimento delle elezioni politiche venezuelane del 2024 da parte di Roma. Questi fattori sembrano aver influito anche sui casi di altri cittadini italiani ed europei detenuti nelle carceri venezuelane.

Le difficoltà dei legali e le richieste di trasparenza

I difensori di Mario Burlò proseguono nel tentativo di far luce sul caso, mettendo pressione ai canali diplomatici per ottenere risposte. Al momento le informazioni a disposizione sono ridotte all’essenziale e non permettono di comprendere la condizione giuridica e fisica del loro assistito in Venezuela.

Il silenzio prolungato sulle modalità di detenzione, le condizioni di salute e la situazione procedurale lascia la famiglia in totale incertezza. I figli di Burlò chiedono da mesi un contatto, un segnale che possa rassicurarli sul destino del padre. Anche l’assenza di comunicazioni telefoniche o di visite certe dalle autorità consolari pesa profondamente sull’umore dei familiari.

Nel frattempo si attende un intervento più deciso delle autorità italiane a Caracas e di quelle nazionali. L’auspicio resta che, al di là delle posizioni diplomatiche e degli aspetti politici, i diritti fondamentali di un cittadino italiano detenuto all’estero vengano rispettati e che la famiglia riceva presto notizie concrete.

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