Il vertice di Anchorage e la crisi della politica estera europea tra Ucraina, gaza e dazi

Il Vertice Di Anchorage E La C

Vertice di Anchorage, sfide europee tra Ucraina, Gaza e dazi. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

27 Agosto 2025

L’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage, Alaska, nell’agosto 2025, ha evidenziato tensioni irrisolte nella scena internazionale. La Russia ha chiarito di voler avanzare trattative solo dopo il riconoscimento delle sue richieste, mentre Trump ha contribuito a rilanciare il ruolo globale di Mosca. Intanto l’Unione Europea si ritrova tagliata fuori dalle decisioni chiave su Ucraina, Gaza e commerci, mettendo in discussione la propria capacità di influire realmente sui grandi scenari globali.

Il vertice di anchorage tra trump e putin: un confronto senza svolte concrete

Nel deserto gelido dell’Alaska, il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin è passato più come una manifestazione simbolica che come un momento risolutivo. Il Cremlino ha indicato con fermezza la necessità di accettare le sue condizioni prima di qualsiasi negoziato sostanziale, ribadendo una linea dura sul conflitto ucraino. Trump, invece, ha ceduto terreno, dando spazio a Putin per rivendicare un ruolo di primo piano nella politica internazionale.

Il colloquio non ha portato progressi tangibili verso la pace in Ucraina. L’ipotesi di un incontro trilaterale con il presidente ucraino Zelensky resta molto incerta. Kiev si mostra diffidente verso le proposte che metterebbero in discussione la sua sovranità territoriale. Trump propone una soluzione in cui l’Ucraina rimanga neutrale, ma Zelensky rifiuta concessioni di territorio. L’opposizione di Kiev spinge verso una stasi che difficilmente cambierà senza pressioni esterne più forti.

Al contempo, dal vertice emerge un cambio di strategia nelle relazioni internazionali. Tra Stati Uniti e Russia si discernerà sempre più uno scontro basato su nuove sfere di influenza, segnando l’inizio di un confronto che ricorda la guerra fredda. Il patriarca di Mosca Kirill ha richiamato la memoria del passato imperiale russo, sostenendo che Mosca torni a occupare una posizione centrale in una divisione globale simile a quella del dopoguerra. La dichiarazione sottolinea il contrasto con i tentativi di rilancio occidentale e sposta il baricentro del potere globale verso un modello bipolare e tecnologico.

L’Ue tra illusioni e marginalità: il ruolo incerto nelle crisi globali

L’Unione Europea soffre una marginalità evidente su tre fronti cruciali: la guerra in Ucraina, la crisi a Gaza e le trattative commerciali sui dazi. Nonostante la dichiarata volontà di essere protagonista geopolitico, la realtà mostra un’Europa incapace di incidere con efficacia.

Sulla crisi ucraina, Bruxelles si limita a prendere posizione senza riuscire ad influenzare in modo decisivo gli attori principali. Mentre Russia e Stati Uniti definiscono le regole del gioco secondo le proprie strategie, l’UE resta una spettatrice in cerca di un ruolo non ancora definito. La crisi israelo-palestinese, con il recente aggravarsi della situazione a Gaza, è un altro banco di prova che fa emergere la mancanza di peso diplomatico europeo. Le iniziative europee non convincono i protagonisti sul terreno e passano in secondo piano rispetto alle mosse degli Stati Uniti e di attori regionali più diretti.

La questione dei dazi commerciali riflette un’area dove l’Europa dovrebbe operare con maggiore determinazione, ma anche qui appare in difficoltà fronteggiando le pressioni di potenze globali e dinamiche di mercato che sfuggono al suo controllo. L’idea di una “potenza geopolitica” europea appare quindi più un riflesso delle ambizioni che un dato di fatto, mentre il blocco rischia di restare intrappolato in un “regno della fantasia”, incapace di affrontare le sfide in modo deciso e coerente.

Il nuovo equilibrio mondiale tra scontro digitale e potere imperiale

Il vertice di Anchorage incarna la nuova fase di relazioni internazionali segnata da un ritorno allo scontro diretto tra potenze in competizione. L’asse Trump-Putin sembra delineare una divisione del mondo in aree di influenza che rievocano il modello della guerra fredda, questa volta arricchita da una forte componente tecnologica.

Gli strumenti della guerra si spostano in gran parte sui piani digitale e tecnologico, con grandi investimenti nella cybersicurezza e nel controllo delle informazioni. Mosca si ripresenta come un attore deciso a riaffermare la sua posizione imperiale, evocando un’era in cui la Russia si propone come “Terza Roma”, capace di riarticolare equilibri mondiali.

Questa riluttanza al dialogo pacifico apre un periodo caratterizzato dalla competizione intensa e da rapporti internazionali segnati da sospetti e rivalità. In questo contesto, la neutralità o la mediocrità di altri attori, a cominciare dall’Europa, aumenta la frammentazione dello scenario globale. Il mondo sta andando verso un assetto in cui pochi attori guideranno la divisione del potere, con impatti che si rifletteranno sulle crisi militari, economiche e diplomatiche ancora aperte.