Il Venice Climate Week evidenzia il ruolo dell’europa nella transizione verso la rigenerazione sostenibile

Il Venice Climate Week evidenzia il ruolo dell’europa nella transizione verso la rigenerazione sostenibile

La Venice Climate Week a Venezia ha evidenziato l’urgenza di un’economia rigenerativa in Europa, promuovendo un nuovo patto sociale tra istituzioni e imprese per sostenibilità ambientale e responsabilità condivisa.
Il Venice Climate Week Evidenz Il Venice Climate Week Evidenz
La Venice Climate Week a Venezia ha evidenziato il ruolo chiave dell’Europa nella promozione di un’economia rigenerativa, sottolineando la necessità di un patto sociale tra imprese e istituzioni per una sostenibilità ambientale e sociale concreta e condivisa. - Gaeta.it

La Venice Climate Week a Venezia ha raccolto voci e riflessioni sul cambiamento urgente che attraversa il mondo, mettendo a fuoco il legame tra sostenibilità ambientale, economia e responsabilità sociale. L’incontro ha evidenziato come l’Europa possa rappresentare un motore di trasformazione, grazie a valori condivisi che spingono verso una visione rigenerativa del fare impresa. Figure chiave del panorama economico e istituzionale hanno esposto idee e progetti concreti per promuovere un nuovo modello di sviluppo e collaborazione.

Il tempo delle trasformazioni: un cambiamento urgente per i sistemi naturali ed economici

Paolo Di Cesare ed Eric Ezechieli, fondatori di Nativa, una società benefit milanese che accompagna le aziende nella transizione sostenibile, hanno descritto il momento attuale come una fase di profonde trasformazioni sia per i sistemi naturali sia per quelli economici. Il limite delle risorse ambientali è ormai tangibile mentre modelli economici tradizionali continuano a intensificare lo sfruttamento delle materie prime, senza arrestare lo scompenso.

Secondo i due, il superamento di questo stato richiede un cambio di paradigma radicale, orientato alla rigenerazione, anziché al semplice sfruttamento. Si parla di un sistema economico capace di rigenerare non solo capitale finanziario, ma anche risorse naturali e tessuto sociale, evitando un aggravamento delle crisi attuali. L’urgenza di questa trasformazione si colloca in un contesto che mette in questione i modi tradizionali di produzione e consumo.

Le discussioni hanno messo in luce come la transizione non sia solo un’opzione, bensì una necessità imposta dalla realtà ambientale e dai segnali evidenti di esaurimento delle risorse. Solo approcci nuovi, che puntino all’equilibrio tra la dimensione economica, sociale e ambientale, potranno evitare guasti irreversibili.

L’europa come guida naturale verso una nuova economia rigenerativa

Durante la tavola rotonda, Di Cesare ed Ezechieli hanno sottolineato che l’Europa potrebbe essere la principale protagonista in questa transizione. Il continente, hanno detto, possiede nel proprio Dna valori fondamentali che ne indirizzano l’agire verso modelli d’impresa capaci di generare valore economico unitamente a impatti sociali e ambientali positivi.

Si fa riferimento a principi radicati in storia, normative e cultura, che pongono l’attenzione sulla sostenibilità come elemento chiave del progresso. I sistemi europei, sia pubblici che privati, sono maggiormente orientati a integrarsi in questa prospettiva rispetto ad altre realtà globali, a causa appunto di questi presupposti comuni.

Il compito per l’Europa è di farsi portavoce credibile di strategie e modelli replicabili altrove, proponendo un nuovo modo di fare economia che porti benefici duraturi e riconcili la crescita con la salvaguardia del pianeta e della società. La discussione ha evidenziato il bisogno di politiche, strumenti e collaborazione tra istituzioni e imprese per mantenere questa direzione.

Un nuovo patto sociale tra istituzioni e imprese per una responsabilità condivisa

Monica Lucarelli, assessore alle attività produttive del Comune di Roma, ha evidenziato la necessità di un nuovo patto tra imprese e istituzioni rivolto alla sostenibilità. Ha ricordato come si stiano muovendo azioni concrete a livello locale, come il progetto “Impresa Comune” di Roma, che supporta le aziende ad assumere la forma giuridica di società benefit.

Queste società si impegnano formalmente a perseguire obiettivi sociali e ambientali oltre a quelli economici, dando così una struttura più chiara e trasparente alla responsabilità sociale d’impresa. L’iniziativa dimostra come le amministrazioni comunali possano facilitare la transizione delle aziende verso modelli allineati con le esigenze ambientali e sociali attuali.

Il patto sociale suggerito da Lucarelli si basa su una collaborazione più stretta e un dialogo continuo, così che i diversi attori del tessuto economico e istituzionale lavorino insieme per obiettivi comuni. Si tratta di ridisegnare la relazione tra pubblico e privato, creando una governance condivisa più orientata alla sostenibilità.

L’impegno delle imprese familiari nella costruzione di un’eredità responsabile

Cristina Bombassei, consigliera di amministrazione nel gruppo Brembo, ha portato all’attenzione il ruolo degli imprenditori familiari nel promuovere una visione a lungo termine. Brembo, nota azienda bergamasca specializzata in sistemi frenanti per veicoli, rappresenta un esempio concreto di come la gestione familiare possa mantenere un impegno durevole per la responsabilità e la sostenibilità.

Bombassei ha spiegato che le imprese familiari spesso guardano oltre il breve termine perché custodiscono un’eredità trasmessa di generazione in generazione. Questo favorisce un atteggiamento attento verso l’impatto sociale e ambientale, in grado di influenzare le scelte d’impresa in modo più responsabile.

Questo tipo di azienda può diventare una leva importante per diffondere pratiche sostenibili, proprio perché non vive solo secondo le esigenze di mercato momentanee ma si preoccupa di costruire una base solida per il futuro. Brembo ne è un esempio che unisce interesse economico e cura per l’ambiente e la comunità.

Sostenibilità e responsabilità sociale nella visione di sammontana e ovs

Leonardo Bagnoli, amministratore delegato di Sammontana, ha sottolineato come l’impegno dell’azienda alimentare di Empoli nella sostenibilità sia legato a un’idea forte: tutelare le condizioni di vita per i figli e le generazioni future. Questa convinzione si traduce in azioni concrete per ridurre l’impatto ambientale e sostenere comunità locali, inserendosi in un quadro di responsabilità allargata.

Bagnoli ha illustrato alcune pratiche dell’azienda, che riguardano l’intero ciclo produttivo, dalla scelta delle materie prime alla gestione dei rifiuti, e la promozione di valori orientati alla tutela ambientale nel lavoro quotidiano. La sostenibilità diventa così parte della mission aziendale, piuttosto che una semplice dichiarazione d’intenti.

Simone Colombo, responsabile sostenibilità del gruppo Ovs, ha aggiunto una riflessione interessante: le aziende stanno già cambiando, adottando modelli più attenti e responsabili, ma i consumatori faticano a seguire lo stesso percorso, spesso rimanendo ancorati a modelli tradizionali di acquisto.

Colombo ha messo in risalto come i valori comuni europei possano offrire una solida base per superare questo ritardo e favorire un’evoluzione condivisa. L’appello rivolto al settore della moda si concentra quindi anche su una maggiore educazione e coinvolgimento dell’utenza per accrescere la domanda di prodotti sostenibili.


L’evento ha raccolto contributi diversi, a partire da visioni strategiche fino a esperienze di impresa, disegnando un quadro complesso che racconta la realtà di un continente che si muove verso un cambio di passo. Venezia è stata così teatro di un dialogo che guarda al futuro, in cui l’economia incontra la responsabilità verso il pianeta e la società.

Change privacy settings
×