Il valore del teatro nell’adolescenza raccontato dal documentario di rai cultura

Il valore del teatro nell’adolescenza raccontato dal documentario di rai cultura

Il documentario “ma che ci faccio io qui?” di Rai Cultura esplora come il teatro in laboratori di Roma, Torino, Napoli e Milano aiuti gli adolescenti a crescere emotivamente e socialmente attraverso la recitazione.
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Il documentario “ma che ci faccio io qui?” esplora come il teatro aiuta gli adolescenti italiani a crescere, offrendo strumenti di espressione personale, relazione e identità, attraverso laboratori e testimonianze di attori e registi. - Gaeta.it

Il documentario “ma che ci faccio io qui?”, presentato alla 61^ mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, esplora il ruolo del teatro nella crescita degli adolescenti. La produzione di Rai Cultura, firmata da Alessandro Bignami, Katia Nobbio e diretta da Davide Emmer, mette a fuoco il potere della recitazione come strumento di costruzione personale. Il film sarà trasmesso su Rai Movie il 19 giugno e descrive vari laboratori teatrali italiani che coinvolgono giovani in una fase cruciale della loro formazione.

Teatro e adolescenza: corpo, emozioni e relazioni in gioco

Nel teatro, il corpo e le emozioni dialogano continuamente, mettendo a nudo la complessità delle relazioni umane. Eppure il palcoscenico è un terreno di finzione, dove ogni realtà improvvisamente si trasforma. Gli adolescenti che partecipano ai corsi di recitazione in diverse città italiane affrontano un percorso di trasformazione interiore e sociale. Il teatro diventa una scuola dove fare esperienza del sé. Qui si scontrano con le proprie emozioni e con l’espressività corporea, imparano a gestire il confronto con gli altri e scoprono parti di sé mai esplorate prima.

Riflessioni da attori affermati

Questa esperienza pratica rammenta percorsi simili compiuti da attori come Vinicio Marchioni e Francesco Di Leva. Anche loro, da giovani, hanno trovato un senso di appartenenza e la loro strada proprio sulle tavole di un palco. Il confronto con le proprie paure e le proprie insicurezze si trasforma in potenza creativa. La recitazione si rivela quindi un laboratorio animato da energie reali, che pure si svolge in un contesto fittizio. La dimensione teatrale permette di dare forma concreta alle trasformazioni dell’adolescenza.

Laboratori culturali tra roma, torino, napoli e milano

Il documentario segue diverse realtà teatrali sparse nel paese, partendo da Carrozzerie.not a Roma, un laboratorio dove i giovani si incontrano per mettersi alla prova attraverso il lavoro di gruppo e la messa in scena di spettacoli. L’esperienza formativa qui favorisce non solo la recitazione, ma anche la costruzione di relazioni emotive autentiche. A Torino, con i Compagni di viaggio, si assiste a un tentativo nuovo: una giovane insegnante che si prepara a integrare la recitazione nel proprio ruolo pedagogico, credendo nella forza educativa del teatro.

Sguardo su napoli e milano

A Napoli il racconto si concentra sul Nest, il teatro fondato dall’attore Francesco Di Leva nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Questa realtà fa da “aggregatore umano” in un contesto socialmente difficile, offrendo ai ragazzi un luogo di riferimento e di arricchimento personale, dove il teatro apre spazi di confronto e inclusione. A Milano, al teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah porta in scena “Chi come me?”, spettacolo con protagonisti cinque adolescenti. Qui il cinema si incrocia con il teatro per raccontare le storie di giovani in crescita e le loro sfide emotive.

Testimonianze di attori e registi sulla funzione del teatro nell’identità

Il viaggio del documentario si arricchisce con le storie personali di attori come Vinicio Marchioni e Yle Vianello. Marchioni sottolinea come la passione per la recitazione l’abbia guidato fin dalla giovane età, facendo emergere aspetti del suo carattere e della sua sensibilità. Yle Vianello racconta di un debutto fortuito sul set, grazie alla regista Alice Rohrwacher, che ha cambiato il suo rapporto con il mondo adulto e con se stesso.

La visione dei registi

Registi come Laura Luchetti e Valerio Jalongo, che hanno maturato esperienza nel lavoro con i ragazzi, spiegano di aver trovato nel teatro un modo per comprendere meglio l’universo adolescenziale. La regia si trasforma così in un dialogo aperto, dove le storie personali degli interpreti si intrecciano con le narrazioni delle opere. Il cinema e il teatro, allora, non sono solo forma d’arte ma strumenti per approfondire la conoscenza dell’identità in costruzione.

Il documentario di Rai Cultura racconta un teatro vissuto come spazio esperienziale e sociale, capace di stimolare nei giovani consapevolezza di sé e relazioni significative, in un’età dove il senso di appartenenza e la ricerca personale si fanno più forti.

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