Il turismo lento risveglia i territori colpiti dal sisma con nove nuovi cammini nell'appennino centrale

Il turismo lento risveglia i territori colpiti dal sisma con nove nuovi cammini nell’appennino centrale

Il recupero dell’Appennino centrale colpito dai terremoti del 2016-2017 passa attraverso nove cammini a piedi e il turismo lento, favorendo la rinascita sociale, culturale ed economica dei borghi con una rete di accoglienza in crescita.
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Il progetto di nove cammini a piedi nell’Appennino centrale promuove il turismo lento per favorire la rinascita sociale, culturale ed economica dei territori colpiti dai terremoti del 2016-2017, valorizzando natura, storia e comunità locali. - Gaeta.it

Il recupero dei territori devastati dai terremoti del 2016-2017 passa anche attraverso il turismo lento e i cammini a piedi. Nove itinerari tra natura e piccoli borghi stanno nascendo come segno di rinascita nell’Appennino centrale. Questi percorsi si inseriscono in un progetto di valorizzazione territoriale che punta non solo al recupero paesaggistico, ma anche alla rivalutazione della storia e delle tradizioni locali. Il libro “I cammini della rinascita. Tesori nascosti nell’Appennino centrale” di Chiara Giacobelli racconta proprio queste esperienze, sostenute dalle istituzioni in vista di una ripresa turistica.

Nove cammini per rigenerare i territori e ridare vita ai borghi colpiti dal sisma

Gli itinerari a piedi sono nati come risposta concreta al disagio provocato dai terremoti. Si tratta di percorsi che attraversano territori spesso dimenticati, ricchi di bellezze naturali e di tracce culturali. Cammini come quello francescano della marca, la via lauretana e quello dei cappuccini invitano a esplorare spazi dove storia e spiritualità si incontrano, offrendo esperienze a chi cerca una forma diversa di turismo. La proposta include anche vie meno conosciute, come le terre mutate o il cammino di San Giuseppe da Leonessa, che rappresentano una sfida per mettere in luce aree marginali.

Punti di forza dei cammini

Questi nove percorsi non costituiscono solo vie di passaggio, ma punti di partenza per un lavoro di rinascita sociale ed economica. La scelta di valorizzare cammini a piedi si sposa con una domanda crescente di turismo lento e sostenibile, che guarda alla qualità del viaggio più che alla quantità. Nel contesto dei comuni del cratere sismico, questa strategia vuole contrastare lo spopolamento e la crisi economica dei piccoli centri, creando un legame concreto tra visitatori e comunità locali. L’obiettivo è costruire un’offerta turistica fondata sull’identità dei territori e sul rispetto del loro ambiente.

Un incremento del 29% dei camminatori e l’importanza di una rete di accoglienza

Secondo il rapporto “Italia, Paese di cammini” di Terre di mezzo, il 2024 ha visto una crescita significativa di persone che si dedicano al trekking pedonale in Italia, arrivando a superare 191mila camminatori, un aumento del 29% rispetto all’anno precedente. L’aumento di questi viaggiatori è un fattore chiave per i territori colpiti dai terremoti. Rappresenta potenzialmente una risorsa per la ripresa, qualora si sviluppino servizi adeguati di ospitalità e accoglienza.

Il ruolo della rete ricettiva

Attualmente lungo i cammini del cratere sono presenti circa 70 posti tappa, ma la disponibilità di alloggi è limitata e non sufficiente a ospitare un numero più elevato di visitatori. Per questo, è stato avviato un piano per rafforzare la rete ricettiva, integrando strutture esistenti e promuovendo nuove forme di ospitalità come agriturismi, locande e case private. Il commissario straordinario per il sisma 2016, Guido Castelli, ha indicato proprio in questa rete il fulcro del rilancio turistico. Senza un sistema di supporto adeguato, il flusso di camminatori non potrà tradursi in un beneficio concreto per le comunità locali.

Natura, storia e cultura nei punti salienti dei cammini

I percorsi proposti attraversano luoghi che offrono una combinazione di paesaggi naturali e testimonianze storiche uniche. Tra questi si trovano il ponte tibetano di Sellano, la ciclopedonale del Nera e il museo delle mummie di Ferentillo. Luoghi come le gole del Velino e i monti circostanti diventano così scenari di camminate che rivelano aspetti profondi dell’Appennino centrale. Il fascino di questi ambienti si lega all’esperienza del cammino, che invita a osservare con calma e ad apprezzare particolari spesso trascurati nelle forme tradizionali di turismo.

Integrazione culturale e spirituale

Il valore di questa proposta risiede nell’integrazione di itinerari religiosi e laici, che rievocano il passato e mostrano la contemporaneità di comunità resistenti. La via di Francesco e il cammino di San Benedetto rappresentano due esempi emblematici di come la storia spirituale possa fondersi con l’offerta turistica. Dal punto di vista culturale, i cammini costituiscono vie per raccontare memorie ma allo stesso tempo per avviare progetti che coinvolgono le realtà locali e i visitatori in un dialogo vivo.

Il turismo lento come occasione contro l’undertourism e per il radicamento nei territori

La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha sottolineato che i comuni all’interno dell’area del cratere soffrono di una condizione di undertourism, cioè di un turismo troppo scarso rispetto al potenziale dei territori. La creazione di questi cammini mira a trasformare questo scenario, favorendo un flusso turistico più equilibrato e rispettoso. Il turismo lento costituisce un’occasione per consolidare il rapporto tra persone e luoghi, valorizzando la cultura locale e le tradizioni.

Questo approccio si concentra sul senso di identità e appartenenza all’Appennino centrale, proponendo forme di viaggio che coinvolgono i visitatori in maniera diretta e autentica. Camminare diventa allora una modalità per recuperare storie, usi e costumi di una zona che vuole uscire dalla marginalità. Non si tratta solo di una questione economica, ma di costruire legami duraturi tra nuove persone e le comunità che abitano quei territori, favorendo un equilibrio tra turismo e rispetto dell’ambiente.

Il progetto delle nove passeggiate si pone dunque come un tentativo concreto di restituire vita e significato a territori segnati dalla tragedia, invitando i camminatori a scoprire luoghi rimasti fuori dai circuiti turistici principali e a costruire nuovi legami con l’Appennino centrale.

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