Il 25 giugno a Roma è stato presentato il primo rapporto “Tourism and Incoming Watch”, uno studio dedicato alle spese dei turisti stranieri durante la loro permanenza in Italia. Il lavoro è stato realizzato da Nexi, sotto la direzione scientifica dell’Osservatorio Nazionale del Turismo del Ministero del Turismo, e si concentra sulle transazioni in negozio effettuate da carte di pagamento estere tra il 2022 e il 2024. I dati raccolti mettono in luce l’importanza del settore ristorazione nella distribuzione delle spese e offrono una fotografia aggiornata del flusso economico generato dai viaggiatori internazionali sul territorio italiano.
Spesa turistica in italia: un’analisi dettagliata delle transazioni con carte straniere
Lo studio prende in considerazione oltre 140 milioni di carte straniere usate per acquisti in negozi fisici, escludendo dunque le transazioni online. Si tratta di un indicatore molto significativo per capire come i turisti spendono sul campo, in particolare in ristoranti, alberghi e negozi locali. Nel 2024, la spesa dei viaggiatori internazionali, pagata con circuiti di carte internazionali, ha raggiunto un livello stimato di 20,9 miliardi di euro, con un incremento del 38% rispetto al 2022 e un aumento del 12% rispetto al 2023.
Spesa totale e differenze di metodo
Questo valore rappresenta soltanto una parte di quanto messo in circolazione complessivamente dal turismo straniero, che secondo Banca d’Italia si attesta intorno ai 54 miliardi di euro nel 2024. La differenza tra il grosso della spesa e quella tracciata via carte di pagamento è attribuibile anche a contanti e altri metodi.
Leggi anche:
Il focus sul canale fisico consente di osservare meglio l’impatto reale del turismo su alcune categorie di consumo, dando l’idea di dove si concentrino i maggiori investimenti da parte dei visitatori internazionali.
Ristorazione al centro delle spese dei turisti con oltre 5,5 miliardi nel 2024
La ristorazione si conferma il comparto dove i visitatori stranieri spendono di più. Il rapporto indica che il 26,4% della spesa tracciata con carte di pagamento estere va proprio a ristoranti, bar e altre attività legate al food. Parliamo di una somma stimata pari a 5,5 miliardi di euro solo per il 2024, tenendo conto delle transazioni effettuate in Italia.
Se si esclude l’analisi solo con carte, applicando questa stessa percentuale al totale stimato da Banca d’Italia, la cifra destinata al settore della ristorazione supera i 14 miliardi di euro. Un dato che conferma la centralità del cibo come attrattore per il turismo straniero.
Roberto Calugi, direttore generale di Federazione dei pubblici esercizi , ha sottolineato come la digitalizzazione dei pagamenti nel settore sia ormai molto diffusa, anche per somme piccole. “Questo conferma una trasformazione nei metodi di pagamento che si allinea con le abitudini dei turisti internazionali, rendendo più facile tracciare e gestire i flussi economici nel comparto.”
Le altre categorie di spesa: strutture ricettive e abbigliamento tra le più rilevanti
Dopo la ristorazione, il secondo settore per volume di spesa è rappresentato dalle strutture ricettive, che accumulano il 23,2% del totale delle transazioni in-store dei turisti stranieri. Si tratta di hotel, bed and breakfast e altre forme di ospitalità, che assorbono una quota importante del budget speso dai visitatori.
Al terzo posto si trova il comparto vestiario, con il 12,2% della spesa, che comprende abbigliamento, accessori e pelletteria. Questi dati indicano come lo shopping rimanga una delle attività preferite dai turisti, accanto a cibo e alloggio. Altre categorie hanno percentuali inferiori, spesso legate a servizi e intrattenimento, anche se lo studio non le dettaglia.
Questa lettura conferma una distribuzione della spesa abbastanza omogenea ma con due campi predominanti: ospitalità e ristorazione, componenti essenziali dell’esperienza turistica italiana.
Profili dei viaggiatori: i “food-lovers” e la provenienza geografica delle carte straniere
Il rapporto distingue alcune tipologie di turisti in base al comportamento di spesa. I “food-lovers” sono quelli che riservano una quota significativa di denaro al cibo e alla ristorazione, arrivando a spendere circa il 70% in più della media degli altri viaggiatori stranieri.
Questi appassionati di gastronomia italiana provengono prevalentemente dal Nord America, con numeri consistenti anche da America Latina e Europa occidentale. Tra i Paesi europei, Germania e Francia si posizionano ai primi posti per valore assoluto di spesa, con rispettivamente il 13% e il 7,8% del totale.
I dati mostrano come il gusto per la cucina locale sia legato anche a specifiche provenienze, segno che la ristorazione resta una leva fondamentale per attrarre turisti da mercati importanti.
Destinazioni preferite e aree turistiche con la spesa più alta dei visitatori stranieri
Dal punto di vista geografico, la maggior parte della spesa dei turisti stranieri si concentra nelle grandi città d’arte italiane: Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli guidano la classifica in termini di volume di acquisti in-store. Verona segue a distanza, collocandosi al sesto posto.
Accanto a queste metropoli, le aree turistiche con alto flusso di visitatori attraggono molte spese. La costiera amalfitana, Pompei, le colline toscane, le cinque terre, i laghi di Garda e Como e la costa smeralda sono alcune delle località con percentuali elevate di spesa straniera.
La distribuzione sul territorio riflette le preferenze dei turisti, con le aree più note e appetibili che riescono a catturare grandi volumi di denaro, soprattutto in servizi come la ristorazione e l’ospitalità.
Sfide e proposte: il costo delle commissioni sui pagamenti elettronici per la federazione fipe
A margine della presentazione del rapporto, la Federazione dei pubblici esercizi ha richiamato l’attenzione su un problema ancora presente: le commissioni applicate sui pagamenti elettronici. Questi oneri risultano gravosi soprattutto per le transazioni di piccolo valore, frequenti proprio nel settore della ristorazione e del turismo.
Fipe sostiene che la rimozione o la riduzione significativa di queste commissioni potrebbe agevolare l’uso della moneta elettronica, diffondendo ulteriormente l’adozione dei pagamenti digitali tra gli esercenti.
La questione rimane delicata, poiché un abbassamento delle commissioni potrebbe influenzare i guadagni degli intermediari finanziari, ma resta aperta la necessità di rendere più sostenibili i costi per chi opera nella vendita diretta ai turisti.