Il tribunale per i minorenni di palermo revoca la responsabilità genitoriale a un boss di cosa nostra

Il tribunale per i minorenni di palermo revoca la responsabilità genitoriale a un boss di cosa nostra

Il tribunale per i minorenni di Palermo revoca la responsabilità genitoriale a un esponente di Cosa nostra condannato per mafia, affidando i figli alla madre e rafforzando le strategie contro l’influenza mafiosa sui minori.
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Il tribunale per i minorenni di Palermo ha revocato la responsabilità genitoriale a un mafioso condannato, affidando i figli alla madre per proteggerli dall’influenza negativa della criminalità organizzata. - Gaeta.it

Un provvedimento del tribunale per i minorenni di Palermo ha cancellato la responsabilità genitoriale di un uomo condannato a vent’anni per mafia. Il caso riguarda un esponente di cosa nostra, riconosciuto colpevole di attività legate al traffico di droga nel mandamento di Porta nuova. I figli rimarranno con la madre, ritenuta capace di garantire loro un ambiente stabile e un percorso educativo adeguato.

Il ruolo del padre condannato e i motivi della revoca della responsabilità genitoriale

L’uomo è stato coinvolto in attività criminali di alto rilievo per l’organizzazione mafiosa. Secondo la sentenza, ha diretto e organizzato la piazza di spaccio nella Vucciria gestendo l’approvvigionamento di ingenti quantità di sostanze stupefacenti. È stato accertato che ha imposto il rispetto delle regole mafiose nel settore della droga, incarnando un modello di comportamento improntato alla violenza e alla prevaricazione. Queste condotte, sottolinea il tribunale, mostrano un’inadeguatezza evidente nei confronti delle funzioni genitoriali. Il rischio per la crescita e la formazione educativa dei figli risulta troppo alto. L’attaccamento al sistema mafioso rischia di influenzare negativamente i minori, ostacolando un percorso di sviluppo sano e protetto. La magistratura ha quindi deciso che il padre non può esercitare il ruolo di genitore in modo responsabile.

La tutela dei figli affidati alla madre e il sostegno dei servizi sociali

I figli del condannato resteranno affidati alla madre, valutata positivamente dal tribunale e dai servizi sociali. La donna ha dimostrato di possedere capacità genitoriali solide e viene supportata da una rete familiare che contribuisce ogni giorno al benessere dei bambini. Grazie a questo contesto, i minori frequentano regolarmente la scuola e seguono un modello educativo coerente e stabile. Il percorso scolastico portato avanti è stato definito efficiente, e tutte le condizioni ambientali risultano favorevoli per la crescita degli adolescenti. Aiutati dalla famiglia allargata, i figli risultano da mesi lontani dall’influsso negativo paterno e da quanto esaltato dal padre legato a cosa nostra. La madre e gli operatori hanno così costruito intorno ai minori un ambiente protetto, con l’obiettivo di salvaguardare il loro sviluppo psicologico e sociale.

Le nuove strategie giudiziarie contro l’influenza mafiosa sulle famiglie

Questo caso rappresenta un passo avanti nelle pratiche giudiziarie volte a intervenire sul rapporto tra criminalità organizzata e minori. La procura per i minorenni di Palermo, guidata dalla procuratrice Claudia Caramanna, ha più volte chiesto la decadenza della potestà genitoriale in casi simili. Caramanna, conosciuta per il suo impegno contro la mafia, ha affrontato anche minacce personali dovute alla sua attività. L’approccio adottato si rifà a esperienze avviate in Calabria dal giudice Roberto Di Bella, ora presidente del tribunale per i minorenni di Catania, che con il protocollo “Liberi di scegliere” ha dato risposte concrete per sottrarre i figli di mafiosi a contesti di violenza. La strada aperta in Sicilia punta a disinnescare il rischio di trasmissione delle dinamiche mafiose da una generazione all’altra, proteggendo i minori da modelli comportamentali dannosi e facilitando l’ingresso in contesti più sani e legali. In questo senso, la normativa incontra una nuova fase di applicazione concreta, che si riflette sulle vite di molti bambini coinvolti nelle pieghe della criminalità organizzata.

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