Il tribunale europeo annulla il diniego di accesso agli sms tra von der Leyen e il CEO di Pfizer

Il tribunale europeo annulla il diniego di accesso agli sms tra von der Leyen e il CEO di Pfizer

Il tribunale dell’Unione europea accoglie il ricorso del New York Times e di Matina Stevi, annulla il rifiuto della Commissione europea sull’accesso agli sms tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, chiedendo maggiore trasparenza.
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Il tribunale dell’Unione europea ha annullato il rifiuto della Commissione europea di fornire al New York Times e alla giornalista Matina Stevi l’accesso a messaggi tra Ursula von der Leyen e l’amministratore di Pfizer, chiedendo maggiore trasparenza sulle comunicazioni istituzionali durante la pandemia. - Gaeta.it

Il tribunale dell’Unione europea ha accolto il ricorso del New York Times e della giornalista Matina Stevi riguardo alla richiesta di accesso a messaggi scambiati tra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer. La decisione dell’esecutivo Ue di negare l’accesso è stata anulata. L’episodio ha sollevato questioni importanti sulla trasparenza delle istituzioni europee, soprattutto in relazione alla gestione delle comunicazioni durante la pandemia da Covid-19.

Come il tribunale ha valutato il rifiuto della commissione europea

La Commissione europea aveva negato l’accesso agli sms tra von der Leyen e Bourla motivando la decisione con la presunta assenza di tali documenti. Questa spiegazione però non ha convinto il tribunale. Gli giudici hanno sottolineato che l’esecutivo Ue non ha fornito prove convincenti sulle ricerche condotte per individuare i messaggi né sui criteri usati per stabilire se fossero o meno rilevanti nell’ambito degli accordi sui vaccini Covid-19.

Le risposte della Commissione sono state giudicate basate su ipotesi, con informazioni poco precise e oscillanti. In contrasto, il New York Times e Matina Stevi hanno presentato elementi concreti che confermano la probabile esistenza di comunicazioni attraverso sms tra le due figure chiave. Questo ha portato il tribunale a scartare l’ipotesi che i messaggi non esistano, ritenendo quindi superata la presunzione di inesistenza.

Le richieste della sentenza per la trasparenza

La sentenza sottolinea che la Commissione non può limitarsi a negare il possesso dei documenti senza fornire spiegazioni attendibili, che rendano chiara la situazione sia per il pubblico che per il tribunale. In particolare, non è stato chiarito se i messaggi siano stati eliminati, e se tale cancellazione sia stata automatica o voluta. Né è stato spiegato se il dispositivo di von der Leyen sia stato cambiato nel periodo indicato, dal 1° gennaio 2021 all’11 maggio 2022.

Questo comportamento è ritenuto insufficiente secondo le norme europee sulla trasparenza, che garantiscono a cittadini e media il diritto a un elevato livello di accesso agli atti detenuti dalle istituzioni. Di fatto, il tribunale impone alla Commissione di adottare un atteggiamento più rigoroso e trasparente nelle risposte a questo tipo di richieste.

Implicazioni e sviluppi futuri dopo la sentenza

La decisione del tribunale obbliga l’istituzione europea ad annullare il precedente rifiuto e a colmare la lacuna normativa o pratica che ha impedito la consegna degli sms. Questo caso apre la strada a un maggiore controllo pubblico sulle comunicazioni istituzionali, anche in situazioni delicate come la gestione della pandemia.

La Commissione europea ha la possibilità di appellarsi contro questa sentenza entro due mesi e dieci giorni, ma solo per motivi di diritto e non di merito. La pronuncia manda un messaggio chiaro: l’Unione è chiamata a garantire trasparenza anche nelle fasi più riservate, senza ricorrere a giustificazioni vaghe quando il pubblico reclama chiarezza su questioni di interesse pubblico.

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