Il tribunale di como ordina la confisca di un’iguana priva di documenti di provenienza

Il tribunale di como ordina la confisca di un’iguana priva di documenti di provenienza

I carabinieri Cites di Ponte Chiasso scoprono un’iguana detenuta senza documenti, il tribunale di Como ordina la confisca e una multa di 40mila euro; l’animale viene trasferito a Ravenna per cure e protezione.
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I carabinieri Cites hanno sequestrato un’iguana detenuta illegalmente a Ponte Chiasso; il tribunale di Como ha disposto la confisca e una multa di 40mila euro, affidando l’animale al Reparto Biodiversità di Ravenna per cure e tutela. - Gaeta.it

Un’operazione dei carabinieri Cites a Ponte Chiasso ha portato alla luce un caso di detenzione irregolare di un’iguana adulta. Il proprietario dell’animale non ha potuto esibire i documenti necessari per attestare la legittima acquisizione della specie protetta. Il tribunale di Como ha quindi deciso una confisca e ha irrogato una pesante sanzione economica.

Il ritrovamento e le verifiche dei carabinieri cites a ponte chiasso

Durante un controllo svolto a Ponte Chiasso, il nucleo carabinieri Cites ha scoperto un’iguana adulta detenuta in un’abitazione privata. Gli accertamenti preliminari hanno evidenziato l’assenza di documenti fondamentali per la legalità della detenzione, come le certificazioni di origine e i contrassegni identificativi riconosciuti a livello internazionale per specie protette. Tale mancanza ha fatto scattare gli approfondimenti, volti a capire se l’animale fosse stato ottenuto tramite canali autorizzati o meno.

Assenza di documenti e conseguenze

Gli agenti hanno constatato l’assenza delle marcature obbligatorie e dei documenti che ne attestassero la nascita in cattività. Senza questa documentazione, l’animale rischia di essere frutto di traffici illeciti, un crimine perseguito dalle autorità ambientali. L’episodio testimonia l’attenzione dei carabinieri nella tutela della fauna protetta e la rigorosa applicazione delle normative Cites, volte a contrastare la diffusione illegale di specie a rischio.

La decisione del tribunale e la sanzione comminata

Il tribunale di Como, chiamato a valutare i fatti, ha confermato l’illegalità della detenzione. La mancata presentazione della documentazione ha rappresentato un elemento decisivo per stabilire la violazione delle norme. La detenzione dell’iguana è stata quindi giudicata irregolare e non autorizzata.

La multa e il messaggio legale

Come misura punitiva, è stata fissata un’ammenda di 40mila euro. Un importo significativo, che riflette la gravità dell’inosservanza delle leggi sulla protezione delle specie. Il provvedimento intende scoraggiare la detenzione non autorizzata di animali protetti, un fenomeno che può danneggiare la biodiversità e favorire il commercio illegale.

L’entità della multa comunica un segnale chiaro a chiunque voglia acquistare o detenere specie esotiche senza rispettare le norme. La sentenza conferma l’impegno della magistratura nel tutelare i diritti degli animali e nell’arginare il traffico illecito.

Il destino dell’iguana dopo la confisca: trasferimento a ravenna

Dopo la sentenza, l’iguana confiscata non è rimasta con il proprietario ma è stata affidata al Reparto carabinieri per la Biodiversità di Punta Marina, situato a Ravenna. Questa struttura si occupa della custodia e della cura delle specie sequestrate, garantendo loro un ambiente adatto e controlli veterinari necessari.

Cure e protezione a punta marina

Il trasferimento a Punta Marina permette il recupero dell’animale e ne assicura il benessere. Inoltre, il reparto rappresenta un centro specializzato per la protezione della fauna, dotato di mezzi e competenze specifiche per gestire specie protette. In questo modo l’iguana potrà essere seguita in condizioni appropriate mentre si valutano eventuali soluzioni future, come l’affido a strutture autorizzate o programmi di reinserimento, se possibile.

L’affidamento ai carabinieri per la biodiversità garantisce la conservazione e la sicurezza dell’animale, evitando ulteriori rischi derivanti da detenzioni illegali o improprie. La scelta dimostra come le forze dell’ordine e gli enti specializzati collaborino per fermare il traffico illecito e tutelare gli esemplari in pericolo.

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