Cantine Brusa, azienda storica di Toscanella di Dozza nata nel 1888 e specializzata nella produzione di mosti e succhi concentrati d’uva, è entrata in liquidazione giudiziale. Il Tribunale di Bologna ha ufficializzato questa decisione a segnare la fine di un percorso travagliato, costellato di problemi economici e giudiziari ormai irrisolvibili, che hanno coinvolto anche una quarantina di dipendenti.
I passaggi che hanno portato alla decisione del tribunale
L’azienda aveva avviato nel dicembre scorso una procedura di composizione negoziata della crisi, tentativo di risolvere i problemi finanziari senza dover ricorrere al fallimento. Questo era il passo successivo al piano di concordato presentato nel 2016, ma mai pienamente realizzato nei tempi stabiliti. L’impossibilità di far decollare quel piano, unita al peggioramento delle condizioni economiche, ha spinto l’azienda a chiedere aiuto alle autorità giudiziarie.
Ruolo dell’esperto e fine del mandato
Il commercialista Renato Santini era stato nominato come esperto per definire possibili vie di uscita dalla crisi, ma il suo mandato è scaduto il 10 giugno senza risultati concreti. A quel punto, preso atto dell’impossibilità di risanare la situazione, Cantine Brusa ha affidato al tribunale la gestione della chiusura dell’attività, decretando così l’inizio della liquidazione giudiziale.
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Condizioni dei lavoratori e problemi di pagamento
Prima della crisi, Cantine Brusa impiegava circa quaranta persone, ma ora i dipendenti in forza sono scesi a una trentina. Le difficoltà si riflettono pesantemente sulle loro condizioni. I lavoratori hanno potuto contare sulla cassa integrazione fino a gennaio, ma dal mese di febbraio sono senza reddito. La preoccupazione cresce in attesa dell’incontro con il ministero del Lavoro, in cui si discuterà della possibile attivazione della cassa integrazione per cessazione attività.
Roxana Vlad, rappresentante della Fai Cisl, ha espresso dubbi sull’onestà dell’azienda verso i lavoratori e ha sottolineato il timore che la cassa integrazione possa non essere concessa. “Lo stallo di queste settimane grava su chi ha dato anni di lavoro a questa realtà, ancora bloccato senza una risposta concreta sul proprio futuro.”
Indagini giudiziarie e interventi della guardia di finanza
A complicare ancora di più la situazione, Cantine Brusa è stata interessata da un intervento della Guardia di finanza qualche mese fa. Le autorità hanno acquisito documenti nell’ambito di un’attività di indagine condotta dalla Procura di Bologna, attualmente in corso. Le motivazioni precise restano riservate, ma si evince un fascicolo tuttora aperto sul quale si concentra l’attenzione degli inquirenti.
Episodi passati di crisi e indagini
Le difficoltà aziendali non sono nuove. Nel 2015 Cantine Brusa finì al centro di un’inchiesta per adulterazione di semilavorati. Quell’episodio ha segnato una prima frattura grave sulla reputazione dell’azienda e ha aperto una crisi difficile da superare, che ha portato alle condizioni attuali.
L’addio di Cantine Brusa rappresenta l’ultimo capitolo di un’azienda che per oltre un secolo ha rappresentato un punto di riferimento locale nella lavorazione del mosto d’uva e non solo. La liquidazione giudiziale segna un punto di svolta doloroso per il territorio e per i lavoratori, in attesa degli sviluppi sulle indagini in corso e sulle conseguenze economiche immediate.