Nel maggio 2025 si è sviluppata un’inchiesta sulla gestione degli appalti pubblici a Sorrento, coinvolgendo l’ex sindaco Massimo Coppola e il suo collaboratore Francesco Di Maio. Il tribunale del riesame ha mantenuto la misura cautelare del carcere per entrambi, ribadendo la gravità delle accuse emerse durante le indagini della Guardia di Finanza. Le accuse riguardano presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti comunali, con risvolti diretti sulla gestione amministrativa della città.
Conferma della misura cautelare da parte del tribunale del riesame
La dodicesima sezione del tribunale del riesame ha deciso di confermare l’ordinanza che dispone il carcere per l’ex sindaco Massimo Coppola e il collaboratore Francesco Di Maio. I due erano stati arrestati in flagranza durante un’operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Torre Annunziata. I legali della difesa, rispettivamente gli avvocati Pane per Coppola e Pollio per Di Maio, avevano avanzato richieste per una misura meno restrittiva, chiedendo gli arresti domiciliari fuori regione per Coppola.
Tuttavia, il tribunale ha rigettato queste istanze, tenendo presente la natura dei fatti contestati e il rischio di reiterazione del reato. È importante sottolineare come, agli occhi dei giudici, sussistano elementi che giustificano la permanenza in carcere in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari. La conferma della custodia cautelare segna dunque una fase cruciale nel procedimento penale, evidenziando la serietà delle accuse.
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I fatti: arresto in flagranza davanti al ristorante della costiera sorrentina
Il 20 maggio 2025 Coppola e Di Maio sono stati arrestati in flagranza di reato mentre ricevevano una somma di 6mila euro. L’episodio è avvenuto durante una cena in un ristorante lungo la costiera sorrentina, luogo scelto per il passaggio della presunta mazzetta. Gli investigatori hanno monitorato la scena con attenzione, interpretando l’importo come parte di una tangente legata all’assegnazione di uno degli appalti pubblici sotto inchiesta.
La Guardia di Finanza, coordinata dai sostituti procuratori della Procura di Torre Annunziata, ha da subito individuato questa tranche come un punto critico nell’indagine. La somma in contanti ammonta a una delle tranche di una presunta tangente più ampia, che sarebbe stata versata per pilotare l’assegnazione di lavori pubblici. Questa fase delle indagini si è rivelata determinante per confermare l’esistenza di un sistema illecito all’interno del Comune.
L’inchiesta su appalti e presunte irregolarità nel comune di sorrento
L’indagine coordinata dalla Procura di Torre Annunziata punta a far luce su possibili irregolarità nella gestione degli appalti comunali di Sorrento. I sospetti riguardano una serie di affidamenti sospetti che potrebbero aver favorito determinate imprese, grazie a tangenti distribuite ai responsabili delle decisioni amministrative. L’indagine ha coinvolto la Guardia di Finanza, che ha raccolto prove e documenti utili attraverso intercettazioni, sequestri e testimonianze.
I magistrati titolari del procedimento sono il procuratore Nunzio Fragliasso e i sostituti procuratori Schioppi e De Micheli. In questo contesto, le misure cautelari sono state adottate per evitare che gli indagati potessero inquinare le prove o influenzare chi potrebbe testimoniare. L’attenzione dell’inchiesta si è concentrata sul ruolo diretto di Coppola e Di Maio nelle presunte tangenti, con particolare riferimento alla fase di assegnazione degli appalti.
La risposta della difesa e le richieste respinte
Attraverso il proprio difensore l’ex sindaco Massimo Coppola ha chiesto di essere posto agli arresti domiciliari, e addirittura in una località fuori regione. Secondo la difesa questa misura sarebbe stata più adeguata alla natura del reato e alle condizioni personali di Coppola. Nonostante la richiesta, il tribunale del riesame ha negato tale istanza, ritenendo che il carcere fosse la misura migliore per evitare il rischio di fuga o interferenze nelle indagini.
L’avvocato Pollio, che rappresenta Di Maio, ha ribadito la fiducia nel percorso giudiziario ma non ha presentato istanze particolari per l’alleggerimento della misura. La decisione del tribunale mostra come le esigenze precauzionali prevalgano in questa fase processuale, soprattutto in presenza di elementi concreti raccolti durante l’arresto in flagranza. La negazione della richiesta di arresti domiciliari indica che il quadro probatorio appare piuttosto solido agli occhi dei magistrati.
Il mantenimento della detenzione in carcere per entrambe le figure coinvolte rappresenta un punto di svolta importante nelle indagini, segnando la linea dura adottata dalla magistratura nei confronti delle condotte contestate si proseguirà con le verifiche sui documenti acquisiti e con ulteriori interrogatori che potranno chiarire meglio le responsabilità.