Il teatro grande di Pompei apre la stagione con Golem di Amos Gitai, tra mito e realtà contemporanea

Il teatro grande di Pompei apre la stagione con Golem di Amos Gitai, tra mito e realtà contemporanea

L’ottava edizione di Pompeii Theatrum Mundi inaugura al teatro grande del parco archeologico di Pompei con Golem di Amos Gitai, un viaggio teatrale multilingue tra mito, identità e minoranze.
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L’ottava edizione di Pompeii Theatrum Mundi apre il 20 giugno al teatro grande di Pompei con “Golem” di Amos Gitai, un viaggio teatrale multilingue che unisce mito, storia e identità culturale, inaugurando una rassegna estiva tra archeologia e arte contemporanea. - Gaeta.it

L’ottava edizione di Pompeii Theatrum Mundi prende il via venerdì 20 giugno al teatro grande del parco archeologico di Pompei, con lo spettacolo “Golem” firmato dal regista israeliano Amos Gitai. Questa scelta inaugura la rassegna estiva promossa dal teatro di Napoli – teatro nazionale, sotto la direzione di Roberto Andò, e annuncia un programma ricco di appuntamenti teatrali che si svolgeranno nel cuore di uno dei siti archeologici più celebri al mondo.

Il ritorno di amos gitai a napoli e la sua carriera tra cinema e teatro

Amos Gitai ritorna nella città partenopea dopo averla frequentata in più occasioni lungo la sua carriera, non solo come regista ma anche come autore critico. Nato in Israele, Gitai è spesso al centro di polemiche per i contenuti delle sue opere, in particolare per il suo sguardo critico sul conflitto israelo-palestinese. La sua capacità di raccontare realtà complesse con linguaggi diversi lo ha portato a esplorare temi delicati, a volte censurati nei suoi stessi paesi di origine.

I lavori di gitai a napoli

Nel 1993, Gitai ha girato a Napoli il documentario “Nel nome del duce”, incentrato sulla campagna elettorale di Alessandra Mussolini per il comune partenopeo. Poi, nel 2016, è stato chiamato a dirigere “Otello” di Giacomo Rossini, inaugurando la stagione del teatro lirico di Napoli. La presenza di Gitai a Pompeii Theatrum Mundi rappresenta quindi sia un ritorno che una nuova tappa nel suo percorso artistico, che unisce teatro, cinema e riflessioni sociali.

Golem: tra mito cabalistico e riflessioni sulle minoranze

Lo spettacolo “Golem” trae lo spunto da una figura antica della tradizione cabalistica ebraica: il golem è una creatura di argilla animata con una formula magica per proteggere una comunità perseguitata. Gitai prende questo mito e lo trasforma in una rappresentazione teatrale che parla di conflitti, identità, resistenza e destino di chi vive ai margini.

La performance mescola fonti diverse, come testi di Isaac Bashevis Singer, Joseph Roth, Léon Poliakov e Lamed Shapiro, oltre a testimonianze dirette da biografie di attori, creando un intreccio fra memoria storica e attualità. Lo spettacolo diventa una parabola che affronta il rapporto tra creazione e distruzione, progresso e catastrofe. La storia è infatti dedicata a chi subisce ingiustizie nel mondo, senza distinzione di etnia o credo, e segue la riflessione di Singer sullo yiddish, una lingua senza stato che esprime vulnerabilità e resistenza.

Gitai sottolinea come lo yiddish non sia mai stato un linguaggio di potere e dominio. Anzi, la sua natura scivola tra le righe del potere militare e politico, raccontando l’esperienza di un popolo e di minoranze spesso oppresse o ignorate. La scelta di questa lingua per la rappresentazione conferisce allo spettacolo una dimensione forte di identità culturale, che si espande oltre i confini geografici.

Un mosaico di lingue e culture

Golem” si presenta in una forma itinerante e corale. Sul palco si alternano lingue diverse: tedesco, inglese, arabo, spagnolo, francese, ebraico, russo e yiddish. I sottotitoli in italiano accompagnano lo spettatore in un viaggio tra storie, voci e prospettive provenienti da molte culture differenti. L’insieme crea un mosaico di esperienze che ha il sapore di un dialogo fra comunità lontane, un racconto polifonico sulla condizione umana.

La compagnia si compone di attori e musicisti con diverse origini ed esperienze personali. Ogni interprete porta sul palco la propria lingua madre e tradizioni, donando autenticità e profondità alla narrazione. Il risultato è una rappresentazione che va oltre la semplice messa in scena, trasformandosi in un’esperienza sensoriale e sentimentale capace di coinvolgere un pubblico internazionale.

Il programma della rassegna pompeii theatrum mundi 2025

Dopo la doppia serata di “Golem” il 20 e 21 giugno, la rassegna continuerà con una serie di appuntamenti che valorizzano il teatro nel contesto archeologico. Il 4 e 5 luglio andrà in scena “Notte Morricone”, con regia e coreografia di Marcos Morau, progetto che celebra il compositore Ennio Morricone.

L’11, 12 e 13 luglio toccherà a “Elettra” di Sofocle, nella regia di Roberto Andò, portare in scena il classico della tragedia greca con una lettura contemporanea. La chiusura del festival è fissata per il 18, 19 e 20 luglio con “Lisistrata” di Aristofane, messa in scena da Serena Sinigaglia, che offre una visione comica e politica della pace in tempi di guerra.

La cornice unica del teatro grande tra le rovine di Pompei conferisce a ogni spettacolo un valore scenografico e storico che unisce tradizione e arte contemporanea. Pompei diventa così punto d’incontro tra passato e presente, luogo dove la cultura vive un dialogo aperto e diretto con la storia.

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