Il festival Vicino/lontano, giunto alla sua ventunesima edizione, ha scelto il tema dello “scarto” per riflettere sulle periferie del mondo e dell’umanità . Ieri sera, nella chiesa di San Francesco a Verona, si è tenuta la lectio magistralis della giornalista Paola Caridi, che ha puntato lo sguardo su un simbolo forte e angosciante: il sudario bianco che avvolge i corpi delle vittime palestinesi a Gaza. Il racconto di Caridi ha urtato la coscienza collettiva, richiamando l’attenzione sulla tragedia nel territorio assediato e sull’omissione internazionale di fronte ai segni di una crisi umanitaria drammatica.
Il ruolo dei sudari come ultime tracce di identità nelle vittime di gaza
Paola Caridi ha raccontato come il sudario, un telo bianco spesso destinato ai corpi dei palestinesi uccisi – e tra questi molti bambini – rappresenti più di un semplice oggetto rituale. È uno strumento che preserva la memoria di vite cancellate da un conflitto che non lascia spazio nemmeno a sepolture degne. A Gaza, le bare sono state presto sostituite da coperte, lenzuola o sacchi, segno chiaro della mancanza di spazi e della distruzione diffusa. In queste condizioni, il sudario rimane l’unico reperto tangibile, l’ultimo testimone della persona che lì ha perso la vita.
Un simbolo di accusa e di dolore
Quel lenzuolo bianco si carica così di un significato di accusa, un simbolo che “inchiude” la realtà dell’estremo dolore e l’apologo di una crisi dimenticata. Sedersi davanti a un sudario significa entrare in contatto con la morte, ma anche con la negazione di tutele umane e civili. Non a caso, Caridi lo definisce la “macchia che ci inchioda“, una presenza scomoda che incalza le coscienze a non distogliere lo sguardo.
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Il blocco totale imposto da oltre un anno e mezzo su Gaza ha farmacato una crisi densa, fatta di mancanza d’acqua potabile, cibo scarseggiante e strutture sanitarie in rovina. La distruzione delle scuole e delle case aggiunge un’ulteriore ferita al tessuto sociale già marcatamente provato dalla guerra. Secondo Caridi, la responsabilità di questo assedio non può essere attribuita esclusivamente alle autorità israeliane coinvolte nel conflitto. Sul banco degli imputati si colloca anche la comunità internazionale, chiusa in un silenzio che diviene complicità attiva.
Numeri che non si possono ignorare
Gli oltre 50mila morti confermati, con al minimo 10mila persone ancora sepolte sotto le macerie, sono dati che segnano un bilancio incolmabile. Chi sopravvive, nella narrazione di Caridi, porta addosso un peso che somiglia a una ferita storica, come se i giorni fossero scanditi da secoli di sofferenze accumulate. Questa condizione emerge nitida nell’immagine tragica e per questo emblemativa della piccola Saly, fotografata da Mohammed Salem, giovane fotoreporter premiato al World Press Photo 2024. La bambina nel sudario custodita tra le braccia di una parente è divenuta un simbolo della tragedia e della sua rappresentazione visiva capace di scuotere il mondo.
Il festival vicino/lontano e il dibattito con paola caridi e tomaso montanari
L’evento inaugurale del festival è iniziato alla presenza delle autorità locali con un discorso di Paola Colombo, presidente dell’associazione Vicino/lontano, seguita dalla lectio magistralis di Caridi. A completare la serata è intervenuto Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena e noto saggista, che ha orientato la discussione sul potere profetico degli scartati, ovvero di coloro che la società rimuove o dimentica.
Un dialogo aperto con il pubblico
Il dialogo tra i due, animato dal pubblico, ha fatto da apertura agli oltre cento eventi pianificati per i prossimi cinque giorni. Tra i temi affrontati, Caridi ha richiamato l’attenzione su #UltimoGiornoDiGaza, un appello nato assieme a Montanari e altri intellettuali, previsto per il 9 maggio, giornata dedicata all’Europa. L’iniziativa vuole denunciare non solo le azioni del governo di Netanyahu, ma anche la responsabilità delle istituzioni europee e occidentali che hanno scelto di non intervenire in maniera decisiva.
Il festival proseguirà con incontri, proiezioni e dibattiti che affronteranno diversi aspetti del tema dello scarto, integrando la riflessione pubblica con storie e testimonianze di persone lontane, ma inesorabilmente vicine.