Il sistema sanitario e universitario italiano tra sfide nella ricerca clinica e innovazioni digitali per le cure personalizzate

Il sistema sanitario e universitario italiano tra sfide nella ricerca clinica e innovazioni digitali per le cure personalizzate

L’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e la sanità italiane devono aggiornare formazione e organizzazione per la ricerca clinica, superando burocrazia e differenze regionali grazie a big data e tecnologie digitali.
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L’articolo analizza le sfide e le opportunità della ricerca clinica in Italia, evidenziando la necessità di una formazione specialistica, l’uso innovativo dei big data e delle tecnologie digitali, e la necessità di superare ostacoli burocratici e disparità regionali per migliorare efficacia e sicurezza delle cure. - Gaeta.it

L’università e la sanità italiane vantano professionalità di alto livello, ma oggi si confrontano con la necessità di aggiornare i modelli formativi e organizzativi per la ricerca clinica. I dati digitali e le tecnologie offrono nuove opportunità di monitoraggio e personalizzazione delle terapie, mentre la burocrazia e le differenze regionali rallentano il progresso. In occasione dell’Health Innovation Show 2025, Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha evidenziato le criticità e le potenzialità nel sistema di ricerca clinica italiano.

La formazione e la carenza di figure specializzate per la ricerca clinica

Gasbarrini punta il dito sulle lacune attuali nella formazione del personale medico e sanitario, sottolineando che mancano figure specializzate in grado di supportare la ricerca clinica in maniera adeguata. Non solo nei grandi ospedali, ma anche nelle strutture più piccole, si avverte l’assenza di personale con conoscenze specifiche per condurre studi clinici. Questo riguarda medici, infermieri e operatori amministrativi che dovrebbero conoscere le regole della Good Clinical Practice , cioè l’insieme di standard mirati a garantire la qualità e l’etica nella ricerca. Secondo Gasbarrini, formare questi professionisti è fondamentale per migliorare il sistema, perché senza competenze specifiche nessuna ricerca può avanzare in modo affidabile.

Un divario tra potenzialità e capacità operative

Questa carenza formativa crea un divario tra le potenzialità della sanità italiana e le capacità di condurre studi clinici di alta qualità. In ospedali di dimensioni ridotte, la mancanza di personale qualificato influisce sulla continuità e sull’efficacia degli studi, limitando così anche l’accesso dei pazienti a sperimentazioni innovative. Gasbarrini richiama quindi l’attenzione sull’urgenza di creare percorsi di formazione che combinino l’insegnamento teorico con esperienze pratiche direttamente in ospedale, per preparare una nuova generazione di ricercatori clinici capaci di agire in tutti i contesti sanitari.

I big data e le tecnologie digitali per migliorare le terapie e personalizzare le cure

L’ospedale dove lavora Gasbarrini gestisce un database contenente informazioni cliniche di oltre un milione e mezzo di pazienti. Questo patrimonio di dati consente agli esperti di monitorare in tempo reale l’efficacia delle terapie, individuare risultati e problemi nei trattamenti e ottimizzare le cure in modo personalizzato. Il ricorso ai big data permette inoltre di raccogliere evidenze preziose su larga scala senza le limitazioni delle tradizionali sperimentazioni cliniche, favorendo un approccio più dinamico alla cura.

Le tecnologie digitali, del resto, hanno aperto nuove possibilità nell’ambito della medicina, facilitando il confronto continuo tra informazioni cliniche e aggiornamenti scientifici. Il monitoraggio digitale offre la chance di adattare terapie in base ai riscontri dei pazienti e alle caratteristiche individuali. Qui, la sfida è integrare questi strumenti nella pratica ospedaliera e clinica, superando la frammentazione attuale dei dati e un sistema spesso lento nelle procedure di aggiornamento.

Le criticità burocratiche e le differenze regionali che frenano la ricerca

Tra gli ostacoli più evidenti, Gasbarrini indica i tempi lunghi e la complessità delle procedure burocratiche, che dilatano i processi e rallentano la ricerca applicata. Non si tratta solo di rallentamenti formali, ma di un problema che incide direttamente sulla qualità degli studi e sull’opportunità che il sistema sanitario offra soluzioni innovative. Il peso della burocrazia riduce la competitività italiana a livello internazionale e limita la rapidità con cui terapie e tecnologie nuove possono raggiungere il malato.

Un altro punto delicato riguarda le differenze tra regioni, che spesso tradiscono una disomogeneità nella gestione e nella continuità delle attività di ricerca. Questa frammentazione si riflette nel modo in cui gli studi clinici vengono condotti, con alcune aree più attrezzate e veloci, altre meno, creando una disparità nel sistema di offerta sanitaria e una variabilità sugli standard di cura garantiti ai pazienti.

Superare barriere regionali e procedurali

Gasbarrini sottolinea la necessità di superare queste barriere, uniformando modalità e tempi di lavoro, per creare un ambiente collaborativo in grado di competere con altri Paesi e servire in maniera uniforme la popolazione. Procedimenti più snelli e coordinati aiuterebbero a evitare ritardi e a sfruttare meglio risorse e competenze distribuite sul territorio.

Il ruolo della ricerca clinica e le regole per la sicurezza dei pazienti

Per Gasbarrini la ricerca clinica si articola in tre fasi principali. Prima viene la ricerca di base, che studia i meccanismi cellulari e molecolari alla base delle malattie. Poi c’è la ricerca traslazionale, che cerca di portare le scoperte dal laboratorio al paziente, traducendo in pratica le conoscenze di base. Infine, si arriva alla ricerca clinica applicata, spesso sostenuta da aziende farmaceutiche o produttrici di dispositivi medici, che prova direttamente nei pazienti i nuovi trattamenti.

In questo percorso, la sicurezza del malato ha un peso decisivo. Le agenzie regolatorie come Aifa, a livello nazionale, e Ema, a livello europeo, impongono norme severe per garantire che nessun farmaco o dispositivo arrivi in commercio senza un’attenta valutazione degli effetti e dei rischi. Questa prudenza è essenziale per evitare che terapie potenzialmente pericolose vengano somministrate, anche se promettono vantaggi rilevanti. Gasbarrini ricorda che rispettare queste regole rigorose significa tutelare il paziente, che deve ricevere solo cure sicure e affidabili.

Un equilibrio tra innovazione e sicurezza

Questi controlli mettono in evidenza il compromesso tra innovazione e cautela che caratterizza la ricerca clinica, un equilibrio difficile da mantenere ma indispensabile per salvaguardare la salute pubblica. Il sistema italiano, pur con tutte le sue difficoltà, opera secondo questi standard per assicurare un ambiente serio e responsabile nello sviluppo di nuove terapie.

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