il ricordo di leonardo guarnotta sulla mafia e la lotta giudiziaria tra passato e presente a palermo

il ricordo di leonardo guarnotta sulla mafia e la lotta giudiziaria tra passato e presente a palermo

Leonardo Guarnotta, ex magistrato antimafia, denuncia la persistenza di intrecci tra mafia, politica e imprenditoria a Palermo nel 2025, evidenziando sfide ancora aperte nella lotta contro la criminalità organizzata.
Il Ricordo Di Leonardo Guarnot Il Ricordo Di Leonardo Guarnot
Leonardo Guarnotta, ex magistrato antimafia, riflette sulle persistenti connessioni tra mafia, politica e imprenditoria a Palermo, evidenziando le sfide attuali nella lotta alla criminalità organizzata e l'importanza della memoria e della partecipazione civile. - Gaeta.it

La storia della lotta alla mafia in Sicilia conserva ancora oggi echi di un passato crudo. Leonardo Guarnotta, ex magistrato del pool antimafia insieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, racconta in una intervista come quel nodo tra politica, mafia e imprenditoria sia rimasto a Palermo ancora nel 2025. Riflessioni, memorie personali e un quadro attuale da un testimone che ha attraversato alcune delle stagioni più difficili del contrasto alla criminalità organizzata.

Un intreccio perdurante fra politica, mafia e affari a palermo

Guarnotta sostiene che in città persista ancora un intreccio tra politica, mafia e imprenditoria, un fenomeno che ha radici profonde e non si è dissolto nonostante le stragi di 33 anni fa. A Palermo, dice il magistrato, si osservano ancora contiguità e coperture rispetto a diversi ambienti legati alla criminalità. Ha citato come sintomo evidente i permessi premio concessi a esponenti mafiosi condannati, un fatto che secondo lui evidenzia un problema reale e attuale. Il rischio maggiore è che queste persone possano riprendere contatti o azioni legate alle organizzazioni criminali senza un controllo adeguato

L’arresto di Matteo Messina Denaro segna un momento importante, ma il giudice non considera conclusa la partita. Ritiene indispensabile una ricerca approfondita sulle reti di protezione, dove criminali come Riina, Provenzano e Messina Denaro hanno potuto muoversi indisturbati per anni. È in queste maglie che si annida la vera sfida, perché comprendere chi protegge e chi si presta a intrecci illeciti resta fondamentale per evitare la latitanza prolungata dei boss. Il magistrato pone inoltre questioni aperte riguardo al cambiamento del modo di pensare della società, dei politici, della pubblica amministrazione siciliana e italiana dopo quelle tragedie.

La società civile e la metamorfosi della memoria antimafia

Il magistrato riflette su come la società civile abbia reagito alle stragi e alle successive lotte contro la mafia. Nei decenni passati molti cittadini, anche i familiari delle vittime, temevano di esporsi pubblicamente o di costituirsi parte civile per paura di rappresaglie. Questa paura ha rallentato percorsi giudiziari e sociali importanti. Oggi invece si registrano segnali di maggiore consapevolezza e partecipazione, anche se non sono mancate recenti eccezioni preoccupanti.

L’episodio delle ultime elezioni amministrative a Palermo ne è un campanello d’allarme: alcuni candidati sono stati sostenuti da individui condannati per mafia, senza suscitare contrarietà forte da parte della società e dei media locali. È qualcosa che colpisce se si pensa che Palermo è la città di Falcone e Borsellino, due dei nomi più simbolici della lotta antimafia. Guarnotta mostra una certa delusione nel constatare che la memoria collettiva non sempre si traduce in una reazione civile intensa sulle scelte politiche del territorio.

Minacce e complotti: le parole del pentito e le paure del 2000

Il racconto di Guarnotta arriva fino a un episodio riconducibile all’anno 2000, quando un pentito, Pietro Riggio, ex guardia penitenziaria, ha riferito che Cosa nostra avrebbe voluto uccidere il magistrato per “fare un favore alla politica”. Il piano sarebbe stato giovane Giovanni Peluso, ex poliziotto, poi indagato per la strage di Capaci, che avrebbe compiuto un sopralluogo vicino all’abitazione del giudice. Guarnotta non nasconde la sorpresa ricevuta da questa notizia, arrivata anni dopo e non verificata al momento.

Il magistrato interpreta quel tentativo come un segnale intimidatorio rivolto non solo a lui ma anche al sistema giudiziario. Nel 2000 si trovava a presiedere il processo nei confronti di Marcello Dell’Utri, figura importante legata a dinamiche complesse tra mafia e politica. L’obiettivo, secondo Guarnotta, sarebbe stato bloccare quel procedimento rallentando quindi le inchieste. Dopo l’arresto di Riina e la fine della stagione stragista, infatti, non ci sono stati nuovi omicidi eccellenti. Questo spiega in parte perché non sono stati compiuti atti del genere proprio in quel periodo.

La vita e la passione di chi ha lottato con falcone e borsellino

Tra le pagine più toccanti del racconto c’è il ricordo personale di Guarnotta sui rapporti con Falcone e Borsellino. Descrive un ambiente di lavoro duro, segnato da ore lunghe e silenzi carichi di tensione, ma anche da legami umani forti che andavano oltre la professione. Falcone e Borsellino conservavano una sensibilità particolare, che emergeva anche nei gesti quotidiani: Falcone, ad esempio, si interessava alle famiglie dei colleghi, offrendo un aiuto discreto e affettuoso in momenti difficili.

Guarnotta rammenta con commozione la forte differenza caratteriale tra i due magistrati, ma anche una sintonia profonda. Ricorda i momenti trascorsi a Palermo, nei locali della Procura, soprannominati “bunkerino”, dove le giornate finivano tardi, spesso immersi in riflessioni a bassa voce. L’immagine di Falcone che invita a “levare il disturbo allo Stato” si carica di un senso tragico: quel sentimento di abbandono da parte di alcune parti delle istituzioni non ha mai cancellato la loro determinazione.

Le giornate trascorse con Falcone e Borsellino costituiscono un capitolo intenso per Guarnotta. Il racconto mette in luce l’impatto che queste figure straordinarie hanno avuto non solo per le loro azioni professionali, ma per la loro umanità. Una umanità che ha lasciato un segno profondo, il tipo di legame che si crea in una battaglia di vita o di morte. Anche con il passare degli anni il ricordo rimane vivido per chi ha condiviso quel percorso, trasmettendo un senso di responsabilità e memoria.

I segnali di un cambiamento nel contrasto alla mafia tra continuità e fragilità

Dalle parole di Guarnotta emerge un quadro complesso, dove vittorie giudiziarie si intrecciano con segnali di difficoltà ancora attuali. L’arresto di boss come Matteo Messina Denaro rappresenta un successo importante, ma non elimina le zone grigie di collusioni e protezioni che permettono a certi personaggi di agire nell’ombra. Il magistrato sottolinea il lavoro continuo della procura nell’indagare queste reti nascoste e nel cercare di far emergere ogni collegamento illecito.

Il contributo della società civile, in questa fase, riveste un ruolo delicato. Se da un lato la partecipazione è cresciuta e la paura si è indebolita, dall’altro restano episodi che testimoniano difficoltà nel netta respingere ogni forma di sostegno a persone legate alla mafia. Palermo testimonia questo disequilibrio, indicando quanto il cammino verso una società più trasparente sia ancora lungo e irto di ostacoli.

Su altre questioni delicate, come i rapporti personali tra le famiglie di Falcone e Borsellino, Guarnotta preferisce non entrare. Il suo discorso si concentra sulle esperienze condivise, sui fatti e su una memoria che invita a un’attenzione vigile nei confronti del presente. La storia raccontata dimostra come il contrasto alla mafia sia una sfida che prosegue, fatta di piccoli dettagli, lotte quotidiane e ricordi acuti che alimentano ancora oggi la determinazione di chi opera.

Qualunque siano i riscontri, restano le tracce di un tempo che ha cambiato l’Italia, e soprattutto la Sicilia. Le parole di un magistrato che quegli anni li ha vissuti sulla propria pelle restituiscono la realtà di un contesto dove la giustizia e la memoria hanno svolto un ruolo cruciale nella difesa dello Stato e della società.

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