L’atteso ritorno di lady oscar in versione animata sbarca finalmente in italia, distribuito da netflix dal 30 aprile. Il nuovo adattamento giapponese mira a far rivivere la protagonista creata da riyoko ikeda, ambientata durante la rivoluzione francese, ma lo fa con un taglio decisamente diverso rispetto al passato. La scelta di trasformare la narrazione in una sorta di musical ha acceso un acceso dibattito tra gli appassionati, attratti dalla tecnica brillante ma disorientati dalla sintesi della vicenda.
La genesi e l’arrivo in italia del remake di lady oscar
Lady oscar nasce all’inizio degli anni ‘70 come manga disegnato dalla mangaka giapponese riyoko ikeda. Il racconto ruota attorno alla figura di oscar françois de jarjayes, una donna allevata da un generale francese come un uomo, protagonista negli anni turbolenti della rivoluzione francese. La storia ha avuto poi un enorme successo anche in italia, dove il cartone animato è arrivato negli anni ‘80, conquistando un intero pubblico con i suoi 40 episodi dettagliati.
Un nuovo adattamento molto atteso
Il nuovo anime intitolato “berusaiyu no bara – le rose di versailles” è stato annunciato in giappone suscitando grande attenzione e curiosità , con i fan che hanno tentato di seguire ogni aggiornamento tramite internet, spesso limitandosi a trailer e clip inizialmente disponibili solo nella lingua originale. Il 30 aprile 2025 netflix ha annunciato l’uscita in italia, portando così la serie ai nuovi spettatori e agli appassionati di vecchia data.
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Una produzione tecnica di qualità ma un format inusuale
Questo nuovo adattamento è realizzato dallo studio mappa, con la regia di ai yoshimura e sceneggiatura affidata a tomoko konparu. Il comparto artistico punta molto sulla qualità visiva, con i disegni curati da mariko oka, che proprio nelle scene animate di questo progetto ribadiscono tecniche consolidati, da lei già impiegate in altre opere celebri come sailor moon.
Il musical come scelta narrativa
Una delle caratteristiche più importanti della versione 2025 è il fatto che l’anime si articola come un musical, con 15 brani cantati inseriti nel film di 113 minuti. Le canzoni non sono semplici elementi di accompagnamento, ma occupano un ruolo strutturale significativo, cercando di veicolare emozioni e passaggi narrativi. Non a caso questa scelta deriva da un’esigenza: condensare una trama ampia, tratta da un manga di nove volumi e dall’anime di 40 episodi, in poco meno di due ore.
Le difficoltà nel condensare un’opera complessa in 113 minuti
La serie originaria di lady oscar ha una narrazione ricca, fatta di vicende storiche ma anche di drammi e psicologie profonde che coinvolgono tutti i personaggi. Riuscire a far entrare tutto questo in meno di due ore era una sfida ardua. La risposta è stata affidare alle canzoni il compito di saltare tra le scene più importanti, facendo un riassunto in musica dei tanti passaggi che altrimenti sarebbero stati tagliati fuori.
La risposta dei fan, comunque, si è dimostrata per lo più negativa. Il sentimento comune è che una storia come quella di lady oscar non si può ridurre a sequenze riassuntive dentro brani musicali. Il dettaglio psicologico, le sfumature dei rapporti tra i personaggi e certi momenti chiave perdono parecchio della loro forza. Chi conosce e apprezza l’originale rammenta l’ampiezza della serie e trova difficile credere che si possa rendere tutto con questo tipo di taglio narrativo.
Differenze nella trama e nei protagonisti
Anche i personaggi subiscono modifiche. Il remake rimane fedele nelle linee generali della trama ma cambia alcune dinamiche e eventi significativi. Un esempio è il personaggio di andré, che nel film non diventa cieco a causa del cavaliere nero e muore in modo differente rispetto alla versione originale. Questi cambiamenti, dettati dalla necessità di osservare i limiti di durata, cambiano il modo in cui le storie personali e i conflitti si sviluppano.
Il valore del racconto e le trasposizioni passate
L’idea di sintetizzare così una storia così ampia si è rivelata difficoltosa. Il valore del racconto, infatti, deriva molto dalla possibilità di approfondire i passaggi storici e i sentimenti che travolgono i protagonisti. Due trasposizioni passate, il musical teatrale del 1974 firmato dal gruppo takarazuka revue e il film franco-giapponese del 1979, davano più spazio e riuscivano a mettere in scena con cura queste sfumature.
Le difficoltà nell’attirare un nuovo pubblico e gli obiettivi non chiari del remake
Non appare chiaro quale sia l’obiettivo preciso di questa nuova versione. Sarà un omaggio a chi ha conosciuto la serie tv originale e il manga? Oppure un modo per portare lady oscar a un pubblico più giovane? In quest’ultimo caso, la scelta di proporre un racconto così sintetico e frammentato rischia di non catturare spettatori mai entrati in contatto con la storia prima d’ora.
Pur riconoscendo l’impegno tecnico nei disegni e nella produzione, il film non spiega con chiarezza cosa voglia essere: una celebrazione nostalgica, oppure un tentativo di rilancio. Magari servirebbe un racconto più completo per suscitare interesse, visto che la storia di lady oscar, ricca di dettagli e caratteri complessi, fatica a emergere appieno tra le scene e le canzoni di questo breve film.
Il confronto con le opere precedenti sottolinea quanto questa forma sia penalizzante per una narrazione tanto ampia e intricata. Chi ha amato il manga e la serie animata originale torna inevitabilmente a desiderare i racconti più densi e pieni di accadimenti passati.