Nella corte d’Assise di Busto Arsizio si è aperto un capitolo chiave dell’inchiesta sull’omicidio di Fabio Ravasio, avvenuto il 9 agosto 2024 a Parabiago, in provincia di Milano. Fabio Lavezzo, uno degli otto imputati, ha fornito dichiarazioni spontanee che aprono nuovi scenari sulla dinamica e le responsabilità di quella tragica giornata in cui Ravasio fu travolto mentre era in bicicletta. Il processo segue la ricostruzione dell’accusa che lega l’organizzazione dell’omicidio a un complotto orchestrato da Adilma Pereira Carneiro, soprannominata la “Mantide di Parabiago”.
Il ruolo di fabio lavezzo nell’organizzazione del piano
Fabio Lavezzo, 33 anni, si è presentato davanti ai giudici per raccontare la sua versione dei fatti. Ha ammesso di essere stato coinvolto nell’organizzazione dell’omicidio, spiegando con precisione il ruolo a lui assegnato. Doveva occupare una posizione strategica con il suo furgone per bloccare il traffico e, da quel punto, fornire al via libera al figlio di Adilma, Igor Benedito, e a Marcello Trifone, marito della donna, che avrebbero dovuto investire Fabio Ravasio con una Opel.
Il ritiro di lavezzo dal piano
Lavezzo ha detto però di aver deciso di ritirarsi dal piano all’ultimo momento, dopo aver percepito la gravità dell’azione a cui stava per partecipare. Ha spiegato che Adilma stessa gli ordinò di spostarsi per non attirare l’attenzione e poi di riprendere il posto più tardi. Lui scelse di non tornare, dichiara di aver creduto così di poter evitare la morte di Ravasio. Quel giorno però la Opel con i segni evidenti dell’investimento è stata vista, e Lavezzo ha ammesso che Igor e Marcello la portarono a termine senza esitazioni.
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Tra i rimpianti più grandi compare la mancata denuncia alle autorità, aspetto che Lavezzo puntualizza ormai con rammarico ma senza nascondere i fatti così come li ricorda.
La versione di lavezzo sulle motivazioni di adilma carneiro
Secondo le parole di Fabio Lavezzo, la mente del complotto sarebbe stata Adilma Pereira Carneiro, 49 anni, donna brasiliana e compagna di Fabio Ravasio. Lavezzo racconta che Adilma accusava il compagno di maltrattamenti e che non era disposta ad abbandonarlo per ragioni economiche e per paura della reazione di Ravasio in caso di separazione.
Nel racconto emergono tensioni familiari e alleanze complesse. Lavezzo riferisce di conversazioni tra Adilma e Massimo Ferretti, l’ultimo amante della donna e proprietario di un bar a Parabiago frequentato dagli imputati. In quelle discussioni si parlava apertamente del piano per uccidere Ravasio, fingendo un incidente stradale.
La minaccia contro la madre di ravasio
Inoltre, Lavezzo riporta un episodio grave: Ferretti avrebbe detto che “dopo toccherà anche alla vecchia”, minacciando la madre di Ravasio, Annamaria. Sarebbe stato un segnale chiaro di una volontà di eliminare chiunque si mettesse contro Adilma, in particolare riguardo a una proprietà che la donna voleva acquistare, una cascina da trasformare in rifugio per animali. La madre di Ravasio si opponeva a quell’idea, alimentando le tensioni.
I legami tra i protagonisti e l’ambiente di parabiago
Il contesto in cui si muovono i protagonisti di questa vicenda è un microcosmo fatto di relazioni intricate. Adilma Pereira Carneiro, il suo compagno Fabio Ravasio, il figlio Igor Benedito e Marcello Trifone, oltre a Lavezzo e Massimo Ferretti, orbitano tutti attorno a un ambiente ristretto a Parabiago. Il bar di Ferretti diventa un luogo centrale per la frequentazione del gruppo, dove si discutono idee e progetti, ma anche minacce e intimidazioni.
Lavezzo è legato agli altri perché è il compagno della figlia di Adilma, una relazione che probabilmente lo ha inserito nella conoscenza diretta di segreti e piani. Nel corso delle dichiarazioni, emerge chiaramente che la vicenda non si limita a un solo episodio di violenza, ma coinvolge tensioni familiari forti, dissapori economici e una serie di dinamiche personali che hanno portato al tragico epilogo.
La rilevanza della cascina nella vicenda
Il riferimento alla cascina è importante perché rivela come alcune decisioni familiari e immobiliare abbiano alimentato rancori e spinte estremiste. Anche la paura della separazione e il timore di perdere vantaggi economici sono al centro dei sentimenti che hanno spinto i protagonisti a elaborare un piano estremo.
Gli sviluppi del processo e le implicazioni delle dichiarazioni
Le dichiarazioni di Fabio Lavezzo compaiono in un momento cruciale del processo che vede coinvolte sette persone, tutte chiamate a rispondere del grave reato. La Corte d’Assise di Busto Arsizio segue passo passo queste testimonianze, iniziando a ricostruire nei dettagli cosa è successo quel pomeriggio di agosto 2024.
L’imputato ha fornito elementi che potrebbero modificare la percezione dei ruoli. In particolare, il fatto che lui abbia svolto solo una parte del piano e si sia poi ritirato può fare la differenza nell’attribuzione delle responsabilità. Il racconto coinvolge nomi precisi, ruoli chiari e momenti definiti, utili a capire le motivazioni e i movimenti di quel drammatico evento.
Tra gli aspetti emersi, spicca il contrasto tra l’organizzatrice del piano, Adilma, e la madre di Ravasio, Annamaria, indicata da alcuni protagonisti come ostacolo da rimuovere. Il procedimento giudiziario prosegue e i nuovi dettagli forniti da Lavezzo contribuiranno a ricomporre il puzzle e a delineare le condotte degli imputati.
Il caso di Parabiago resta sotto osservazione, con la comunità che segue con attenzione gli sviluppi e aspetta risposte precise dalla giustizia su una vicenda che ha scosso un’intera cittadina.