Il dibattito sulla gestione dell’inquinamento atmosferico a Torino riprende vigore in tribunale. Dopo che sette ex amministratori pubblici sono stati prosciolti dall’accusa di inquinamento colposo nel luglio 2023, la procura generale ha deciso di presentare ricorso. La discussione ripartirà mercoledì 8 maggio 2025, nella Corte d’Appello di Torino, dove si esamineranno nuovamente le responsabilità e gli obblighi delle istituzioni verso la qualità dell’aria e la salute pubblica.
Il ricorso della procura generale contro il proscioglimento
A fare pressione sulla Corte d’appello sarà la procura generale, rappresentata da Lucia Musti. Il procuratore ha scelto di essere presente in aula, sottolineando l’importanza attribuita alla vicenda. La costituzione del ricorso coinvolge tre magistrati: Enrica Gabetta, procuratore reggente, Vincenzo Pacileo, procuratore aggiunto, e Gianfranco Colace, sostituto procuratore. Il documento di 25 pagine ribadisce l’esistenza di violazioni puntuali e sostanziali nella precedente sentenza.
I magistrati contestano la decisione del giudice Ruscello che aveva prosciolto gli ex amministratori con la formula dell’insussistenza del fatto. La tesi del ricorso punta invece sulla presenza di superamenti significativi nelle concentrazioni di polveri sottili, sostenendo che queste rappresentano un danno ambientale e sanitario di rilevanza penale. Se la Corte dovesse accogliere questo punto, le conseguenze potrebbero riguardare direttamente le responsabilità politiche di chi ha amministrato Torino e la regione Piemonte in quegli anni.
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Nel documento si evidenzia che accogliere il ragionamento del primo giudice renderebbe quasi impossibile perseguire il reato di inquinamento colposo nei confronti degli amministratori pubblici. I pm ricordano che la normativa vigente impone ai rappresentanti istituzionali di adottare provvedimenti concreti per riportare i valori della qualità dell’aria entro limiti accettabili nel più breve tempo possibile.
Lo sfondo del processo e i protagonisti coinvolti
Nel procedimento giudiziario si concentrano figure di rilievo della politica regionale e cittadina. Tra i prosciolti figurano Sergio Chiamparino, ex presidente della regione Piemonte, e gli ex sindaci di Torino Piero Fassino e Chiara Appendino. Questi amministratori erano stati chiamati a rispondere per presunta inefficacia o inerzia nella gestione delle politiche ambientali volte a contrastare il superamento dei limiti di pm10, un tipo di polveri sottili noto per i suoi danni alla salute respiratoria.
Il pm10 negli anni ha superato più volte i limiti stabiliti, sollevando preoccupazioni non solo tra i cittadini ma anche nelle istituzioni sanitarie. L’inchiesta indagava proprio sul mancato rispetto dei valori limite di qualità dell’aria e sulle mancate iniziative tempestive per arginare l’inquinamento. Il proscioglimento arrivato a metà del 2023 aveva scatenato discussioni sull’effettiva responsabilità politica e giudiziaria riguardo al degrado ambientale in città.
Il ruolo del comitato torino respira e la memoria tecnico-giuridica allegata
Accanto alla procura generale, anche il comitato ambientalista Torino Respira partecipa alla causa come parte civile. Il comitato ha affidato a Marino Careglio, il suo avvocato, la stesura di una memoria tecnico-giuridica allegata al ricorso. Il documento critica duramente la sentenza di primo grado, definendola un “diffuso svilimento” del tema dell’inquinamento atmosferico.
Secondo la memoria, il giudice ha adottato un approccio “riduttivo” che sottovaluta il nesso tra le condotte e omissioni degli amministratori e il peggioramento della qualità dell’aria. Tale posizione finisce per svuotare l’efficacia delle norme italiane a tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Il comitato insiste sull’importanza di riconoscere al processo penale un ruolo significativo nel far emergere le responsabilità di gestione ambientale.
Cosa si decide in corte d’appello e le implicazioni per torino
L’appuntamento in Corte d’appello assume un rilievo speciale nella vicenda. Qui si deciderà se le politiche pubbliche adottate contro l’inquinamento a Torino debbano avere delle conseguenze anche sul piano penale. La discussione riguarda tanto la dimensione amministrativa quanto la tutela concreta della salute dei cittadini.
Non è solo questione di legge ma di quel che ogni giorno i torinesi respirano. Il dibattito tocca un nodo centrale: fino a che punto gli esponenti pubblici devono rispondere quando le azioni intraprese non bastano a garantire aria pulita e sicurezza sanitaria. Il ricorso vuole mettere in luce questa emergenza, spostando nuovamente l’attenzione sulle responsabilità individuali e collettive nell’inquinamento dell’ambiente urbano. I prossimi giorni in aula offriranno nuovi sviluppi nelle indagini sul rapporto tra politica, giustizia e qualità dell’aria.