Il cacao, uno degli ingredienti principali del cioccolato, ha visto un aumento del prezzo senza precedenti negli ultimi anni. Da alcune migliaia di dollari a tonnellata solo un decennio fa, ora la materia prima supera i 10mila dollari per tonnellata. Questo stravolgimento del mercato sta modificando le dinamiche di produzione, consumo e commercializzazione del cioccolato, con effetti diretti sulle aziende produttrici e sui consumatori finali.
L’impennata del prezzo del cacao e le sue cause
Negli ultimi anni il prezzo del cacao ha subito un boom notevole. Riccardo Illy, a capo del Polo del Gusto e proprietario di Domori, ha spiegato come il costo del cacao sia passato da circa 2.500 dollari alla tonnellata nel 2007 a superare i 12.600 dollari in alcune giornate recenti. Un aumento così ampio non ha precedenti rispetto agli incrementi registrati nel passato, dove le variazioni venivano misurate in percentuali più contenute, attorno al 10 o 20%.
Questa escalation deriva da numerosi fattori. Clima avverso, tra cui periodi di siccità e piogge irregolari, ha danneggiato le coltivazioni in zone chiave come la Costa d’Avorio e il Ghana, i maggiori produttori di materia prima. Le scorte mondiali sono diminuite, incidendo sulla stabilità del mercato e aumentando la tensione tra domanda e offerta. In aggiunta, c’è da considerare l’effetto speculativo che caratterizza alcune fasi del mercato internazionale delle materie prime.
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Il mercato del cioccolato fra assorbimento dello shock e piccole flessioni nei consumi
Nonostante l’aumento marcato del costo del cacao, l’impatto sul mercato del cioccolato ha mostrato segnali di assorbimento, almeno per ora. Secondo Illy, l’incremento dei prezzi si sta già riflettendo quasi completamente sul costo finale dei prodotti commerciali, ma il calo nei consumi è stato limitato a poche riduzioni puntuali.
Molti produttori, proprio per evitare di perdere quote di mercato, hanno scelto di non trasferire integralmente l’aumento sul prezzo di vendita. In particolare in previsione di un raccolto più abbondante stagionale, si è preferito mantenere prezzi sostenibili per i consumatori, puntando a conservare i volumi, anche se con margini più ridotti. Questa strategia di “cautela commerciale” ha permesso un certo equilibrio nel settore, evitando forti contrazioni delle vendite di cioccolato di alta fascia.
Previsione per i prossimi mesi: possibile riduzione del prezzo grazie al raccolto 2025
Le aspettative per i mesi estivi e il resto del 2025 indicano una possibile riduzione del prezzo del cacao grazie a un raccolto stimato come più abbondante. Riccardo Illy spiega che le tensioni sul mercato sono legate soprattutto alle scorte basse accumulate nei mesi precedenti, che hanno provocato nervosismo tra gli operatori.
Eventi climatici recenti hanno influenzato negativamente la resa ma il miglioramento atteso nella stagione attuale potrebbe riequilibrare l’offerta. Il mercato rimane comunque volatile, con oscillazioni che dipendono dall’andamento reale del raccolto nelle regioni di coltivazione principali e dai costi legati a trasporti e logistica. La cautela rimane la parola chiave per produttori e distributori in un contesto dominato dall’incertezza.
Riccardo illy e la gestione della crisi nei produttori italiani
Riccardo Illy, oltre a guidare Domori, rappresenta un esempio significativo di come alcune aziende italiane affrontano l’aumento del prezzo del cacao senza cedere a rincari immediati nei prezzi al dettaglio. Questa scelta si traduce in una strategia di lungo termine, che cerca di evitare un calo significativo dei consumi mantenendo ancora accesi gli interessi dei consumatori.
Le aziende si muovono così con un occhio agli equilibri commerciali e l’altro all’incertezza delle materie prime, cercando di sfruttare al meglio la situazione del mercato. La sensibilità dimostrata dalle aziende italiane in questo senso riflette un approccio prudente ma responsabile, volto alla stabilità del settore e alla protezione dei consumatori senza sacrificare la qualità del prodotto finale.
L’andamento del prezzo del cacao resta quindi un indicatore cruciale non solo per trader e produttori, ma anche per chi si occupa di distribuzione e vendita al dettaglio. I mesi a venire saranno decisivi per valutare se il mercato conquisterà una nuova stabilità o se proseguiranno le variazioni brusche che ne hanno caratterizzato il recente passato.