La recente analisi dell’economista James Robinson, vincitore del premio Nobel 2024, getta un’ombra preoccupante sul futuro degli Stati Uniti. Secondo la sua interpretazione, le scelte politiche dell’amministrazione Trump stanno mettendo a rischio la capacità di innovare e crescere del paese, un fattore cruciale per il suo sviluppo a lungo termine. L’allarme viene lanciato nel contesto di un processo storico-economico, che collega l’innovazione al funzionamento delle istituzioni inclusive e delle politiche aperte.
Le basi dell’analisi di robinson sul ruolo delle istituzioni inclusive nella crescita economica
James Robinson definisce la crescita stabile e duratura come il risultato dell’innovazione, una forza che può nascere solo in società dove le istituzioni e le politiche garantiscono inclusione. Nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, l’economista ha spiegato come gli Stati Uniti abbiano finora tratto vantaggio dalla capacità di attrarre talenti da tutto il mondo, citando esempi famosi come i genitori di Elon Musk o Steve Jobs, entrambi figli di immigrati.
Negli ultimi anni, però, secondo Robinson, questa dinamica sta cambiando. È evidente una crescente ostilità verso l’apertura e l’inclusione, un fenomeno che mette a rischio il flusso di menti brillanti e quindi la capacità di innovare e di mantenere la posizione di leadership globale. Le istituzioni che tradizionalmente hanno sostenuto la prosperità e la crescita tecnologica sembrano indebolirsi, alimentando il rischio di un declino a lungo termine simile a quello di altre grandi potenze nel passato, come l’Unione sovietica.
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Le conseguenze economiche e sociali delle scelte politiche attuali negli stati uniti
L’intervento di Robinson ha toccato un punto molto sentito: l’impatto delle politiche della presidenza Trump sulle istituzioni democratiche e sull’innovazione. L’economista ha segnalato come ci sia una vera “crisi istituzionale americana”, con attacchi crescenti ai valori liberali e alle università. Per Trump e alcune figure influenti come Elon Musk, la convinzione è che un governo più leggero, meno presente, possa favorire il settore privato e migliorare l’efficienza.
A questa visione però si contrappone un allarme più profondo. Robinson ha richiamato l’attenzione sull’erosione del consenso tra la popolazione americana verso il sistema democratico liberale. Secondo il suo studio, l’85% dei cittadini mostra disillusione verso la politica, percependo i loro rappresentanti come indifferenti alle loro esigenze. Questo malessere si riflette sulla distribuzione della prosperità: dai primi anni Settanta, solo chi sviluppa una formazione universitaria ha visto aumentare la propria capacità di migliorare il reddito, creando una frattura economica e sociale significativa.
L’analisi del malessere sociale e politico che alimenta il successo di trump
Robinson ha definito Donald Trump come un sintomo piuttosto che la causa principale della crisi americana. Dietro il consenso del movimento “Make America Great Again” c’è una profonda frattura, maturata nel tempo, che deriva dal fallimento delle istituzioni inclusive nel garantire benefici diffusi. Questo divide la società, alimentando diffidenza e tensioni sociali.
Durante la sua lectio al Festival dell’Economia di Trento, Robinson ha mostrato dati e grafici che confermano il crollo della prosperità generalizzata e la perdita di fiducia nelle istituzioni. Questi indicatori raccontano una realtà dove la crescita e il benessere sono ormai riservati a pochi, minacciando la coesione economica e sociale.
L’economista non esclude che Trump possa modificare atteggiamento in futuro, qualora comprendesse le conseguenze delle sue decisioni. Tuttavia, al momento, il quadro resta uno scenario di crescente tensione politica, sociale ed economica che rischia di segnare una svolta negativa per gli Stati Uniti e per la loro capacità di innovare e competere nel mondo.