Il museo del Prado di Madrid apre le porte a una grande esposizione dedicata a Paolo Veronese, protagonista del Rinascimento italiano. L’evento segna la conclusione di un progetto di oltre vent’anni che ha esplorato e rilanciato la collezione veneziana del museo. Quella sul Veronese si inserisce così in una serie di rassegne nate per approfondire artisti come Tiziano, Tintoretto e Lorenzo Lotto. La mostra raccoglie un centinaio di opere, provenienti dai più importanti musei europei e americani, e sarà visitabile fino al 21 settembre 2025.
Un percorso completo nell’arte di paolo veronese
La rassegna, aperta dal 27 maggio, disegna un quadro completo della carriera artistica di Paolo Veronese, nato nel 1528 a Verona e scomparso nel 1588. Il pubblico può seguire le sue prime esperienze alle porte della città natale, dove si forma confrontandosi con maestri come Tiziano e Raffaello. Poi, il trasferimento a Venezia segna l’affermazione definitiva di un linguaggio pittorico evoluto, caratterizzato da una ricerca di effetti luminosi e compositivi originali.
Trasformazioni stilistiche e funzioni delle opere
La mostra analizza anche le trasformazioni stilistiche dell’ultimo periodo, quando il Veronese sperimenta soluzioni sempre più sofisticate e personali. Non mancano riferimenti ai meccanismi di commessa e alla funzione delle sue grandi tele, concepite anche come elementi spettacolari per ville e chiese della Serenissima. Ogni opera è accompagnata da un approfondimento che illustra le tecniche impiegate e gli aspetti iconografici.
Leggi anche:
L’influenza di veronese sugli artisti successivi
Un’intera sezione è dedicata a come l’arte di Veronese abbia ispirato altri pittori tra il Seicento e i secoli successivi. Già nel 1660 Marco Boschini lo definiva “un mago della pittura”. Tra gli artisti ispirati figurano Il Greco, Annibale Carracci, Rubens e Alonso Cano. Questi maestri reinterpretarono alcuni elementi tipici del veronese, come la composizione spaziale e la ricchezza cromatica.
Ammiratori oltre il contesto veneziano
La lista degli ammiratori si allunga ulteriormente includendo nomi come Velázquez, Delacroix e Cézanne, capaci di apprezzarne la libertà espressiva e la brillantezza. La mostra espone alcune delle loro opere per mettere in luce il filo diretto che lega uno dei grandi veneziani del Cinquecento a figure chiave della pittura europea. Questo intervento valorizza l’eredità del maestro anche fuori dal contesto veneziano.
Il ruolo chiave dei musei e dei prestiti internazionali
Più di cento opere accompagnano il visitatore all’interno della mostra, molte delle quali provengono da musei italiani come gli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca di Brera a Milano, e il Museo di Castelvecchio a Verona. Non mancano pezzi arrivati da istituzioni estere, tra cui il Louvre di Parigi e la National Gallery di Londra. Le collaborazioni internazionali sono state decisive per mettere insieme questo corpo di lavori così articolato.
La sinergia tra musei e curatori
Il direttore del Prado, Miguel Falomir, e il professore Enrico Dal Pozzolo, che ha curato la mostra insieme a lui, hanno sottolineato il valore delle relazioni tra musei per ottenere prestiti di altissimo livello. Dal Pozzolo ha ricordato che l’esposizione inizialmente doveva concentrarsi su piccoli formati dalla qualità elevata, ma poi il progetto si è ampliato fino a includere tele di formato monumentale. “La sinergia tra istituzioni ha reso possibile questa versione antologica unica”, ha dichiarato.
Le sfide nell’allestimento e i capolavori esposti
Montare la mostra non è stato semplice, anche per la presenza di dipinti di dimensioni imponenti. Tra questi spicca Cena in casa di Simone il Fariseo, un quadro di 315 per 451 centimetri proveniente dalla Galleria Sabauda di Torino. Questo dipinto rappresenta uno dei pezzi più importanti del percorso. Destinato a stupire per scala e composizione, esprime la maestria narrativa e cromatica del Veronese.
Capolavori e trasporti complessi
Altro punto di forza è Venere e Marte uniti dall’amore, prestito dal Metropolitan Museum di New York. Anche quest’opera evidenzia la capacità dell’artista di combinare temi mitologici con un’intensa espressività cromatica. Questi quadri, fra i più grandi della mostra, hanno richiesto trasporti e installazioni complesse, curati con precisione per garantire la conservazione e l’impatto visivo. L’allestimento, pensato per offrire un’esperienza immersiva, combina lo studio storico con l’emozione che solo i capolavori riescono a suscitare.