Il pubblico ministero della Dda di Milano ha avanzato una richiesta di condanna per Andrea Beretta, ex leader della Curva Nord dell’Inter e ora collaboratore di giustizia. Beretta è imputato per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente di spicco del gruppo ultrà nerazzurro e legato al clan di ‘ndrangheta, ucciso a settembre. Il procedimento riguarda inoltre l’associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa. Oltre a Beretta, è stato chiesto l’ergastolo per un altro esponente della tifoseria organizzata.
Le accuse contro andrea beretta e il contesto dell’omicidio a milano
Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista, è al centro di un processo che coinvolge le tensioni tra gruppi di tifosi legati a clan mafiosi. L’omicidio contestato risale a settembre e ha visto la vittima Antonio Bellocco, anche lui parte del direttivo ultrà e legato alla ‘ndrangheta. La Procura sostiene che l’episodio non sia un fatto isolato, ma parte di un sistema criminale gestito dagli stessi gruppi legati al mondo della curva. Beretta, grazie al suo ruolo di collaboratore di giustizia, fornisce importanti elementi sulle dinamiche interne, ma rimane accusato di omicidio e partecipazione a un’associazione criminale con finalità mafiose. La richiesta di nove anni di reclusione è stata presentata nell’ambito di un rito abbreviato, che coinvolge più filoni investigativi e giudiziari sulle curve di San Siro.
Il ruolo della curva nord interista e i legami con la ‘ndrangheta
La Curva Nord dell’Inter si è intrecciata negli ultimi anni con ambienti della criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta. Molti degli ultrà protagonisti in questi casi provengono da famiglie con legami mafiosi, come nel caso di Antonio Bellocco, considerato un rampollo di un clan noto. Il sistema di potere all’interno della curva, infatti, sembrava includere la gestione di attività illecite e la competizione tra gruppi ultrà si sovrapponeva a quelle criminali. L’inchiesta ha evidenziato come queste reti usassero la passione calcistica e le tribune di San Siro come copertura per traffici illeciti e conflitti interni. L’arresto e il processo dei leader della curva sono frutto di operazioni coordinate che volevano sgominare questo intreccio pericoloso fra tifoseria e mafia.
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Le richieste di condanna per gli altri imputati del processo abbreviato
Nel procedimento con rito abbreviato che si tiene a Milano, la Procura ha presentato richieste di pena anche per altri esponenti della Curva Nord. Tra questi figura Marco Ferdico, anch’egli riconosciuto come uno dei capi ultrà prima degli arresti di settembre scorso. Per lui è stata avanzata una pena di otto anni. Il processo mette al centro un ampio filo investigativo che coinvolge diversi gruppi e accuse per associazione a delinquere con finalità mafiose. Questo procedimento raccoglie decine di testimonianze e prove collezionate nel corso di indagini che hanno svelato la presenza radicata della criminalità organizzata tra i tifosi nerazzurri. Le pene chieste mirano a colpire la leadership e ridurre il potere di chi ha usato la curva per scopi illegali.
L’impatto del processo sulle curve di san siro e le tifoserie organizzate
Le indagini e i processi che riguardano l’infiltrazione della mafia nelle curve hanno modificato profondamente lo scenario delle tifoserie organizzate a San Siro. Gli arresti e i processi hanno portato a una riduzione del controllo mafioso sulle attività delle curve, con numerosi esponenti rimossi e sostituiti. Però, la lotta resta aperta, perché la criminalità cerca sempre nuove strategie per penetrare ambienti sportivi. L’attenzione delle autorità, rafforzata da questo caso, ha coinvolto anche altre città e squadre. Per la tifoseria dell’Inter, il procedimento rappresenta uno spartiacque che segna la necessità di rigore e controlli più serrati dentro e fuori gli stadi. Le possibili condanne di Beretta e Ferdico costituiscono un momento cruciale di questo percorso giudiziario.