Il piano UE di tassazione sulle imprese sopra i 100 milioni mette a rischio le cooperative italiane

Il piano UE di tassazione sulle imprese sopra i 100 milioni mette a rischio le cooperative italiane

La proposta della Commissione europea di tassare il fatturato oltre 100 milioni di euro preoccupa Fedagripesca Confcooperative, che denuncia l’impatto negativo sulle cooperative italiane agroalimentari e sull’occupazione locale.
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La proposta del bilancio europeo 2025 prevede una nuova tassazione sul fatturato per aziende sopra i 100 milioni di euro, suscitando forte preoccupazione tra le cooperative italiane, che temono pesanti ripercussioni sulla loro crescita e competitività nel settore agroalimentare. - Gaeta.it

La recente proposta del bilancio europeo per il 2025 ha acceso un dibattito acceso sulle nuove misure fiscali previste per le aziende con fatturato oltre i 100 milioni di euro. Questa iniziativa, lanciata dalla presidente della Commissione europea von der Leyen il 17 luglio, mira a incrementare le entrate dell’Unione attraverso una tassazione basata sul fatturato e non sugli utili. La decisione ha sollevato preoccupazioni soprattutto tra le cooperative italiane che considerano questa modalità un duro colpo per la loro crescita e competitività sui mercati internazionali.

La posizione di fedagripesca confcooperative sulla proposta di tassazione

Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative, ha espresso la sua forte preoccupazione sull’impatto che questa tassazione potrebbe avere sulle cooperative italiane, soprattutto quelle che hanno puntato sulla dimensione e su investimenti per aumentare la competitività. Drei sottolinea che “il sistema previsto non fa distinzione tra settori e colpirebbe indiscriminatamente anche realtà che non operano per profitto privato, ma per distribuire ricchezza tra piccoli produttori agricoli.”

Il presidente ha evidenziato come queste cooperative, pur essendo aziende di grande rilievo, non delocalizzano la loro attività, e rappresentano un modello associativo basato sulla crescita collettiva e sull’aggregazione delle imprese agricole. Fedagripesca ha spinto per processi di consolidamento dimensionale proprio per poter resistere meglio alle sfide commerciali internazionali, ma questa nuova imposta rischia di vanificare gli sforzi compiuti in anni di sviluppo.

Il ruolo e il peso economico delle cooperative nel settore agroalimentare italiano

Il presidente Drei ha ricordato che più di 60 cooperative associate a Fedagripesca superano i 100 milioni di fatturato e complessivamente queste generano un giro di affari superiore a 22 miliardi di euro. Queste imprese sono protagoniste fondamentali nelle filiere di alcuni settori chiave dell’agroalimentare italiano, come formaggi, vino e ortofrutta, traini importanti dell’export italiano.

Molti marchi storici del made in Italy sono di proprietà cooperativa, con grande riconoscibilità sui mercati globali. L’imposta sul fatturato colpirebbe proprio queste aziende, che fanno dell’aggregazione e della gestione collettiva il loro punto di forza, rischiando di compromettere l’efficacia delle strategie di esportazione e il valore del sistema agroalimentare nazionale.

Le conseguenze per le cooperative e la comunità locale

Il timore espresso da Fedagripesca è che questa nuova imposizione rappresenti un danno sostanziale per le cooperative, molte delle quali hanno contribuito negli anni a distribuire ricchezza nelle aree rurali italiane. La perdita di liquidità e margini di guadagno potrebbe ridurre investimenti e posti di lavoro, andando a colpire non solo le imprese ma tutto l’indotto agroalimentare.

In un momento in cui le aziende italiane si trovano sotto pressione a causa di nuovi dazi e difficoltà economiche crescenti, questa misura potrebbe aggravare la situazione. La scelta della Commissione europea, invece di sostenere le imprese, pare mettere in crisi quelle realtà cooperative che cercano di consolidarsi e rafforzare la loro competitività internazionale.

Attese per un ripensamento della proposta

Non a caso, Fedagripesca confida in un ripensamento della proposta durante le fasi di negoziazione in Consiglio e Parlamento europeo, ritenendo indispensabile “salvaguardare le caratteristiche distintive delle cooperative e prevenire una norma che rischia di penalizzare più del necessario realtà italiane importanti.”

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