Il pd abruzzese contro la legge che vuole trasformare capannoni industriali in centri commerciali

Il pd abruzzese contro la legge che vuole trasformare capannoni industriali in centri commerciali

Il Partito Democratico abruzzese si oppone alla legge che trasforma capannoni industriali dismessi in centri commerciali, denunciando rischi per il commercio locale, il tessuto produttivo e la desertificazione economica regionale.
Il Pd Abruzzese Contro La Legg Il Pd Abruzzese Contro La Legg
Il Partito Democratico abruzzese si oppone alla proposta di legge che consente la conversione di capannoni industriali dismessi in centri commerciali, evidenziando i rischi per il commercio locale e il tessuto produttivo regionale. - Gaeta.it

La proposta di legge in discussione al consiglio regionale abruzzese che permette di convertire capannoni industriali dismessi in centri commerciali ha sollevato una forte opposizione da parte del Partito Democratico locale. Il gruppo consiliare evidenzia i rischi concreti per il commercio di prossimità già in difficoltà e per il tessuto produttivo regionale.

La posizione dei consiglieri pd e il sostegno alle associazioni di categoria

I consiglieri regionali pd Antonio Blasioli, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Di Marco, Sandro Mariani e Pierpaolo Pietrucci, insieme al segretario Daniele Marinelli, hanno preso una posizione netta contro la proposta. Durante la seduta della commissione, grazie alle loro richieste, si è data voce finalmente alle associazioni di categoria coinvolte nel commercio. Queste realtà hanno espresso chiaramente le loro preoccupazioni rispetto all’impatto che la legge potrebbe avere sul sistema commerciale regionale.

Gli esponenti pd si sono fatti portavoce di queste richieste, sostenendo che la conversione dei capannoni individua un pericolo imminente e concreto. La loro intenzione è di mantenere la battaglia sia in commissione sia in aula, dove cercheranno di bloccare una misura ritenuta dannosa e inutile sotto il profilo economico. In particolare hanno espresso appoggio alle posizioni di Confesercenti e delle altre organizzazioni di settore, che attualmente si oppongono a questa strategia normativa.

Dati allarmanti sul commercio e sull’impatto della proposta

Durante l’audizione tenutasi in commissione, sono stati presentati dati significativi che incorniciano la situazione attuale del commercio in Abruzzo tra il 2019 e il 2024. Il territorio regionale ha registrato la perdita di 3.092 attività commerciali, corrispondente a un calo dell’11,2%, cifre peggiori rispetto alla media nazionale. Tra gli imprenditori colpiti ci sono sia italiani sia stranieri, con un dato in particolare negativo per le imprenditrici donne, che hanno subito un calo del 13,05%.

Nel solo 2024, le nuove aperture di imprese commerciali in Abruzzo sono state 488, mentre le cessazioni hanno raggiunto quota 1.155. Questo quadrante dimostra una vera e propria desertificazione commerciale, con un saldo nettamente negativo. Tali dati hanno orientato la critica dei consiglieri del pd verso una legge che potrebbe aggravare ulteriormente una crisi già avvertita e visibile nel tessuto economico locale.

Criticità della legge e i rischi per le aree urbane e industriali

La proposta legislativa del centrodestra, parte integrante della cosiddetta legge “Salva casa”, non rappresenta una novità assoluta. Il gruppo pd ha fatto notare che misure simili in passato sono state rifiutate. Questa volta si torna a proporre un modello simile che permette l’apertura di medie strutture di vendita con anche deroghe rispetto al Testo Unico sul Commercio. Questo consente di superare alcune regole urbanistiche e commerciali, con il pericolo che nuovi centri commerciali spuntino accanto a stabilimenti industriali o in aree periferiche già affollate.

Questa scelta, secondo il pd, finirebbe per aumentare il declino del commercio nei centri urbani e potrebbe intensificare la desertificazione industriale. L’edificazione di parchi commerciali in aree produttive sottrarrebbe spazi strategici utili allo sviluppo delle attività manifatturiere che sopravvivono nel territorio. La legge viene quindi vista come una norma che privilegia interessi urbanistici speculativi senza considerare gli effetti concreti sull’economia abruzzese.

Dati unioncamere e la moratoria per le nuove licenze commerciali

Secondo i dati forniti da Unioncamere, l’Abruzzo risulta essere la regione con il saldo peggiore tra aperture e chiusure di aziende industriali. Questa situazione richiesta cautela nelle scelte d’uso del territorio. Il pd considera miope la decisione di favorire trasformazioni urbanistiche che eliminano opportunità di rilancio nel comparto manifatturiero locale.

Inoltre, rimane alta l’attenzione sulla moratoria in vigore per il rilascio di nuove licenze commerciali, con scadenza al 31 dicembre 2025. Se la legge venisse approvata e la moratoria non prorogata, si aprirebbero le porte a nuove mega strutture commerciali che potrebbero emergere proprio nelle aree industriali. Questo scenario allarma ulteriormente i rappresentanti democratici, convinti che si debba intervenire subito per evitare conseguenze gravose.

Il Partito Democratico mantiene quindi una posizione ferma nel chiedere il ritiro della norma e la proroga della moratoria. La volontà è di salvaguardare le micro e piccole imprese commerciali e preservare le aree a vocazione produttiva. La vertenza ora si sposta nel consiglio regionale e vedrà un confronto acceso tra le posizioni contrapposte in vista del voto stabilito per l’11 giugno.

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