Il passaggio dal cuneo contributivo al cuneo fiscale e il suo impatto sui redditi fino a 40mila euro

Il passaggio dal cuneo contributivo al cuneo fiscale e il suo impatto sui redditi fino a 40mila euro

la strategia fiscale italiana si sposta dal cuneo contributivo al cuneo fiscale, ampliando la soglia di reddito da 35mila a 40mila euro per agevolazioni irpef e contrastando l’effetto fiscal drag sul ceto medio
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L'articolo descrive il passaggio in Italia dal cuneo contributivo al cuneo fiscale, con l'ampliamento della soglia di reddito per le agevolazioni da 35mila a 40mila euro, mirato a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio e contrastare l’effetto fiscal drag. - Gaeta.it

Negli ultimi anni la strategia fiscale italiana ha visto un cambiamento importante, con il passaggio dal cuneo contributivo al cuneo fiscale. Questo spostamento ha modificato la platea dei beneficiari di interventi fiscali agevolati, ampliando significativamente il limite di reddito entro cui si applicano tali vantaggi. L’operazione si è tradotta in un allargamento da 35mila a 40mila euro della soglia utile per accedere a misure di supporto fiscale.

Il passaggio dal cuneo contributivo al cuneo fiscale: cosa cambia

In precedenza, il sistema si concentrava principalmente sul cuneo contributivo, ovvero quei contributi obbligatori che gravano sul lavoro dipendente e che influenzano il costo totale del salario. Con questa impostazione, l’attenzione era rivolta soprattutto a ridurre il peso di questi contributi per alleggerire i costi per datori di lavoro e lavoratori. Tuttavia, di recente la politica economica ha voluto spostare il focus sul cuneo fiscale: ciò significa agire direttamente sulle tasse personali, che incidono sul reddito netto delle persone.

Ampliamento della platea dei beneficiari

Questa variazione ha portato a un cambio nel numero e nella tipologia dei soggetti interessati. La soglia massima del reddito entro cui si ritiene utile intervenire è passata da 35mila a 40mila euro. Così, un pubblico più vasto può godere di misure fiscali più favorevoli grazie a una diminuzione dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Di fatto si riconosce che interventi fiscali più mirati possano influire in modo più diretto sul reddito disponibile.

L’effetto fiscal drag tra 2021 e 2024 e le sue conseguenze

Il fiscal drag, ovvero l’effetto della mancata revisione delle soglie fiscali ai livelli dell’inflazione o delle retribuzioni, ha rappresentato un fenomeno rilevante negli ultimi tre-quattro anni. Nel periodo tra il 2021 e il 2023, questo fenomeno si è manifestato con particolare intensità, determinando un aumento, in termini reali, della pressione fiscale sulle famiglie e sui lavoratori percepiti all’interno delle fasce medie di reddito.

Continuazione dell’effetto fiscal drag

Anche negli anni successivi il fiscal drag si è sentito, condizionando la capacità di spesa di molti contribuenti. Questo ha alimentato un dibattito sull’opportunità di intervenire in modo più incisivo sul sistema delle imposte dirette per evitare che l’avanzare automatico delle aliquote fiscali si traduca in un’esazione sempre maggiore. L’obiettivo è contrastare l’assorbimento fiscale che si verifica quando la crescita dei redditi nominali sposta automaticamente chi li percepisce in fasce di imposizione più elevate.

L’obiettivo di riduzione della pressione fiscale sul ceto medio

Il viceministro dell’economia Maurizio Leo ha ribadito l’intenzione di intervenire sulle condizioni fiscali del ceto medio, in linea con quanto espresso dalla presidente del consiglio. L’azione in corso si incentra sul tentativo di mitigare l’effetto del fiscal drag attraverso un mix tra le misure già adottate e quelle previste per il futuro. L’ampliamento della soglia di reddito per cui si applicano le agevolazioni fiscali vuole infatti coinvolgere i nuclei familiari con redditi medi, che spesso affrontano difficoltà nel gestire le spese correnti.

Non si tratta solo di un modo per alleggerire il carico fiscale, ma anche di un tentativo di mantenere il potere d’acquisto e di evitare che l’evoluzione naturale delle aliquote imposte colpisca in modo eccessivo questa fascia di contribuenti. La strada indicata punta a bilanciare misure già in atto con nuovi interventi che potranno prendere forma nei prossimi mesi, tenendo conto dell’andamento dell’economia e delle esigenze sociali.

Il contesto dell’annuncio: il road show sull’adempimento collaborativo

L’intervento del viceministro Maurizio Leo è avvenuto a margine del road show dedicato all’adempimento collaborativo, promosso da Confindustria, ministero dell’economia e finanze e Agenzia delle Entrate. Questo evento ha raccolto professionalità diverse e rappresentanti delle istituzioni per discutere strumenti di collaborazione tra fisco e contribuenti, con l’obiettivo di migliorare la compliance e ridurre contenziosi.

Le dichiarazioni di Leo si inseriscono in un quadro di confronto sulle evoluzioni normative riguardanti l’Irpef, anche a fronte delle osservazioni formulate dall’Ufficio parlamentare di bilancio sugli effetti dell’ultima revisione fiscale. La discussione pubblica su questo tema appare parte di una fase più ampia di revisione e aggiornamento della politica tributaria italiana.

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