L’elezione del cardinale di Chicago al soglio pontificio ha colto di sorpresa molti osservatori politici, soprattutto a Washington. Il nuovo papa ridisegna la distanza tra la Santa Sede e la politica americana, riflettendo un allontanamento netto dagli ambienti repubblicani più conservatori e da Donald Trump. L’analogia con l’elezione di John Kennedy presidente degli Stati Uniti all’inizio degli anni 60 emerge come un paragone interessante per capire lo scenario politico-religioso che si sta delineando nel 2025.
Elezione del papa e la distanza da washington
L’ascesa del nuovo pontefice non è arrivata con l’approvazione dei centri di potere degli Stati Uniti, soprattutto quelli vicini a Trump. Al contrario, sembra nata proprio come risposta a una distanza culturale e politica profonda da quel mondo. Si parla di uno scontro che rievoca quello vissuto con la figura di John Kennedy, un presidente cattolico che negli anni 60 aveva sfidato un sistema dominato dai protestanti. Kennedy fu accusato di essere un uomo della chiesa, qualcuno che avrebbe potuto compromettere la laicità dello stato. Il nuovo papa invece sembra tenersi distante da ogni ipotesi di influenza da parte della politica americana, soprattutto quella repubblicana.
Trump e la rottura con il nuovo pontefice
La figura di Trump, che aveva espresso l’idea di un papa americano in linea con le sue idee, ha subito una battuta d’arresto. Il presidente repubblicano aveva lanciato voci su una presunta donazione alla Santa Sede, sperando in una alleanza ideale, ma il neoeletto pontefice ha subito rigettato qualsiasi legame con l’amministrazione USA conservatrice o con i suoi esponenti più estremisti. La sua attenzione è invece rivolta a respingere quelle politiche sull’immigrazione che il vicepresidente JD Vance sostiene con toni duri e giustificazioni di tipo religioso. Il papa ha rilanciato articoli critici contro entrambi, usando il suo account su X per sottolineare la distanza dalle posizioni ufficiali di Washington.
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Il primo discorso pubblico e la scelta della lingua
Il primo messaggio dal balcone di San Pietro ha evidenziato questa spaccatura. Dopo aver parlato in italiano, il papa si è rivolto ai fedeli in spagnolo, rinunciando all’inglese, che sarebbe stata la lingua madre per quel pontefice nato negli Stati Uniti. Questa decisione ha generato una forte reazione negli ambienti di destra. I media come Fox News e Newsmax non hanno nascosto il loro malcontento. Un commentatore trasmesso in diretta da Roma ha definito inquietante che un papa «americano» non si esprima in inglese.
Critiche di steve bannon
Steve Bannon è stato ancora più duro: ha definito questo pontefice come «il peggior papa per i cattolici Maga», dove Maga sta per il movimento Make America Great Again di Trump. Per Bannon, sarebbe una scelta dei cosiddetti «globalisti» dentro la curia, una nomina guidata da Bergoglio e i suoi alleati. Questo attacco si è diffuso rapidamente fra i sostenitori più accesi dell’estrema destra americana, segnando un netto spartiacque rispetto all’amministrazione precedente.
Le implicazioni politiche del pontefice per l’america e l’occidente
La distanza tra il nuovo papa e la politica di Washington presenta significative ripercussioni anche sul piano interno statunitense e internazionale. I democratici vedono in questo papa un punto di riferimento alternativo rispetto a Trump, un «rivale globale» che potrebbe rappresentare un contrappeso. Alcuni settori moderati del partito repubblicano condividono questa visione, segnalando una frammentazione nel mondo politico cattolico americano.
Nel frattempo Trump tenta un doppio gioco: mentre i suoi alleati attaccano il papa sui media conservatori, invia messaggi formali di rispetto e attesa per l’incontro con il pontefice. Queste parole suonano più come quelle di un politico istituzionale che di un leader di movimento, segnalando la complessità e la delicatezza della questione.
Rilevanza internazionale del nuovo papa
Sul piano internazionale, l’elezione di questo papa americano irrobustisce la presenza della Santa Sede sulla scena globale. La sua battaglia contro il sovranismo, un fenomeno presente in molte parti dell’occidente, si incrocia con le tensioni politiche e culturali che stanno dominando gli Stati Uniti e l’Europa. Il suo predecessore sudamericano ha combattuto apertamente questo fenomeno, mentre il nuovo pontefice appare pronto a capovolgere gli equilibri negli atteggiamenti e nelle posizioni della chiesa nel mondo occidentale.
Le prossime sfide per la chiesa e la politica
Il pontificato americano si apre con una forte sfida politica. Le prossime elezioni di medio termine negli Stati Uniti saranno osservate alla luce del rapporto con il Vaticano. La chiesa si troverà a giocare un ruolo inusuale in un momento di crescente polarizzazione politica. Non si tratta solo di religione, ma di un confronto più ampio tra visioni diverse sul futuro del paese e dell’occidente.
Chi controllerà il consenso cattolico potrà condizionare le sorti di molte leggi e politiche, soprattutto su temi come immigrazione, diritti sociali e ruolo della famiglia. Il pontefice, nato e cresciuto in un ambiente USA ma legato alla tradizione americana e sudamericana, guiderà una chiesa in tensione tra conservatorismi interni e spinte verso il cambiamento sociale. Il suo ruolo potrebbe andare ben oltre il puro ambito religioso, influenzando decisioni economiche e diplomatiche, sia a Roma sia a Washington.