Il papa a san paolo fuori le mura: preghiera e riflessioni sul messaggio paolino nel quartiere ostiense

Il papa a san paolo fuori le mura: preghiera e riflessioni sul messaggio paolino nel quartiere ostiense

Il papa celebra la vocazione cristiana nella basilica di san paolo fuori le mura a roma, richiamando grazia, fede e giustizia davanti a 2000 fedeli e sottolineando il ruolo dei monaci benedettini.
Il Papa A San Paolo Fuori Le M Il Papa A San Paolo Fuori Le M
Il 20 maggio 2025 il papa ha celebrato nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, riflettendo sulla vocazione cristiana attraverso i temi di grazia, fede e giustizia, coinvolgendo circa 2000 fedeli in un momento di preghiera, memoria e testimonianza. - Gaeta.it

La visita del papa alla basilica di san paolo fuori le mura, nel quartiere ostiense di roma, ha richiamato l’attenzione di circa 2000 fedeli il 20 maggio 2025. Durante la celebrazione, il pontefice si è soffermato sul significato profondo della vocazione cristiana, richiamando i temi fondamentali del messaggio di san paolo: grazia, fede e giustizia. Il momento ha combinato preghiera, memoria e riflessione, con un’attenzione particolare alla salvezza come scelta libera e accoglienza dell’amore divino.

L’ingresso e l’accoglienza nella basilica: una processione tra fede e cultura popolare

Quel pomeriggio il cielo di roma mostrava un’alternanza di nuvole e sprazzi di sole al momento dell’arrivo del papa nel piazzale della basilica di san paolo fuori le mura. I fedeli avevano preso posto già da ore dietro le transenne, pronti a ricevere il pontefice con applausi e cori. Tra di loro, erano presenti gruppi provenienti da diverse zone d’italia, come quello di murialdo in liguria, insieme a spettatori con bandiere di nazioni straniere e perfino della squadra di calcio della roma. Non mancavano battute di tifosi che ironizzavano sulle novità calcistiche, dimostrando come i momenti religiosi convivano con la vita quotidiana e lo sport.

Ad accogliere il papa c’erano anche figure importanti della chiesa, come l’abate benedettino don donato ogliari e il cardinale arciprete james michael harvey. La processione si è aperta con i monaci benedettini, custodi storici della basilica, il cui canto della cappella sistina ha scandito il cammino solenne verso l’interno. La porta santa è stata varcata con calma, mentre i fedeli seguivano con entusiasmo e affetto, interrompendo il protocollo con applausi a riconoscenza per il pontefice. Leone XIV ha risposto con segni di benedizione e sorrisi, infondendo serenità.

Vocazione e missione al centro dell’omelia papale

Durante la celebrazione, il papa ha commentato un estratto della lettera di san paolo ai romani, disegnando tre cardini del messaggio: grazia, fede, e giustizia. La nascita della vocazione cristiana è stata descritta come un incontro con un amore divino che precede l’uomo, capace di cambiare radicalmente la vita, come avvenne per san paolo stesso. Prima della conversione, paolo era un persecutore, ma l’amore di dio lo ha raggiunto attirandolo a sé. Questa realtà è stata messa a confronto con le parole di sant’agostino, secondo cui scegliere vuole dire prima essere stati scelti e amati. La misericordia di dio si è paragonata alla bontà materna che nutre il bambino incapace di provvedere a sé.

Il pontefice ha sottolineato come la vocazione nasca da quella misericordia e bontà, che rimane la radice dell’esperienza cristiana. Ha ricordato che la chiamata non è una scelta semplice, ma un cammino di lotte e sforzi interiori. San paolo, ha detto, ha vissuto un’obbedienza della fede che non è mai venuta per caso o miracolo, ma si è realizzata attraverso una risposta libera e faticosa, sincera nelle lotte con se stesso e il mondo.

La chiamata a rispondere alla grazia: la sfida della testimonianza nel mondo moderno

L’omelia ha replicato un’immagine suggestiva, quella di una “gara di affetti” aperta dalla chiamata di cristo a san paolo e continuata in ogni credente. Questa chiamata mantiene la sua forza perché interpella ognuno a decidersi e a prendere parte all’annuncio d’amore. Il papa ha enfatizzato che la grazia non è qualcosa di astratto ma deve diventare carità concreta, con il farsi prossimo verso chi è nel bisogno. Non è un gesto di stima o di sola emozione ma azione tangibile, un impegno a sostegno reciproco.

L’amore riversato nei cuori, tramite lo spirito santo, diventa allora spinta a vivere secondo quella fede che trasforma e sostiene nei momenti più duri. Paolo, diventato apostolo dopo esser stato persecutore, è l’esempio più evidente di come una conversione possa modificare radicalmente la propria vita, fino al sacrificio supremo come testimonianza. Nel fragore delle proprie debolezze, ha precisato il papa, la fede si dimostra capace di giustificare e reggere le prove.

Il ruolo dei monaci benedettini e il valore della tradizione nella basilica

Nel discorso, il pontefice ha rivolto un pensiero particolare ai monaci benedettini che da secoli si occupano della custodia della basilica di san paolo fuori le mura. Ha richiamato l’attenzione sui richiami alla carità fraterna contenuti nella regola di san benedetto, connesse a un’accoglienza aperta e sincera verso ogni persona. Questi valori da sempre infondono un senso di comunità e di servizio che si lega strettamente al messaggio cristiano.

Il papa ha poi citato un discorso di papa benedetto xvi rivolto ai giovani, durante la giornata mondiale della gioventù di madrid nel 2011, in cui si sottolineava che il fondamento della vita è l’amore di dio. Questo amore diventa il senso profondo dell’esistenza e dà origine a ogni missione. Le parole del papa servono a ricordare che l’appartenenza alla fede si fonda su una convinzione semplice e salda: essere amati da dio e vivere riconoscendo questa realtà.

Preghiera e silenzio davanti al sepolcro di san paolo nel cuore della basilica

Prima di iniziare l’omelia, il papa si è fermato in preghiera davanti al sepolcro di san paolo, situato nella basilica romana. La tomba non è mai stata aperta per evitare il rischio di danneggiare i resti, spiegano gli esperti dell’abbazia. Una lastra di marmo, recante l’iscrizione “paulo apostolo mart”, segna il luogo sacro. Il pontefice ha invitato i presenti a contemplare ciò che san paolo ha insegnato: la fede nasce dall’ascolto e dalla risposta all’amore divino.

L’atmosfera si è fatta intensa, con l’antico inno “ianitor caeli” che ha accompagnato quel momento di raccoglimento. Questa pausa di meditazione ha ricordato che la storia della chiesa e delle sue figure più importanti si lega alle comunità che ancora oggi custodiscono la memoria.

Omaggio finale al trophaeum e la benedizione apostolica nella cerimonia di san paolo

Terminata l’omelia, il papa si è raccolto, inginocchiato, davanti al trophaeum dedicato a san paolo, luogo simbolico della memoria apostolica. Ha incensato il monumento accompagnato dall’antifona “egregie doctor paule”, sottolineando il valore dell’insegnamento e della testimonianza di san paolo. La celebrazione si è chiusa con il canto del padre nostro, in un momento di comunione fra i fedeli e la chiesa.

Al termine della funzione, mentre il sole del crepuscolo filtrava dalle finestre della basilica, il papa ha impartito la benedizione apostolica. All’uscita, il gruppo di fedeli ancora radunato davanti alle transenne ha salutato con canti mariani e applausi, mostrando l’affetto e l’attaccamento al pontefice e al luogo sacro, testimoniando la vitalità di una città che continua a intrecciare fede e memoria.

Change privacy settings
×