La questione beko italia ha attirato l’attenzione nazionale per mesi, in particolare per la vertenza che ha coinvolto Fabriano e la regione Marche. Il ministro delle imprese e del made in italy, adolfo urso, è intervenuto durante il convegno di mole urbana a fabriano, affrontando i dettagli della vicenda e spiegando il ruolo della golden power nella tutela dell’azienda italiana.
Il governo e la tutela strategica con la golden power
Il ministro urso ha ricordato come all’inizio della crisi legata a beko si è deciso di attivare la golden power, una misura di tutela normativa che ha suscitato dubbi tra alcuni osservatori. Questa disposizione, ha spiegato urso, ha permesso di proteggere gli interessi strategici dell’azienda nel nostro paese, evitando la chiusura degli stabilimenti italiani, a differenza di quanto avvenuto in paesi come polonia e gran bretagna, dove le fabbriche sono state smantellate o dismesse.
Un coinvolgimento diretto del governo nella trattativa
Questa scelta normativa ha poi visto un coinvolgimento diretto del governo, che ha seguito la trattativa con attenzione, arrivando a organizzare anche una missione a istanbul per confrontarsi direttamente con i vertici della multinazionale. In questo modo, il governo ha condotto una strategia mirata a salvaguardare le produzioni legate al made in italy e a proteggere i posti di lavoro coinvolti.
Leggi anche:
Investimenti e prospettive per beko italia
Secondo le dichiarazioni di urso, beko italia si appresta a diventare il più grande polo europeo nel settore degli elettrodomestici. Il progetto prevede un investimento totale di 300 milioni di euro, di cui oltre 76 milioni destinati proprio alle Marche, confermando così l’importanza del territorio per il gruppo e per il comparto industriale italiano.
Salvaguardia e ampliamento produttivo
Il piano di sviluppo include la salvaguardia di tutti gli stabilimenti siano attivi e l’introduzione di nuove linee produttive, con innovazioni e ampliamenti che dovrebbero dare impulso alla produzione locale e consolidare la quota di mercato. La decisione è stata poi sostenuta anche dai lavoratori coinvolti, con un referendum che ha registrato un’adesione dell’88%, a testimoniare un consenso forte rispetto alle scelte intraprese.
Il ruolo delle istituzioni locali e del governo si è quindi rivelato decisivo per cambiare il corso delle cose, evitando il declino del sito produttivo e creando basi solide per uno sviluppo futuro che, almeno per ora, sembra coerente con le aspettative di tutti gli attori coinvolti.