Il rapporto commerciale tra l’Italia e gli Stati Uniti resta al centro del dibattito sull’agroalimentare italiano. In un contesto segnato da accordi bilaterali e differenze nelle regole di importazione, il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida ha rilanciato la necessità di ampliare le esportazioni italiane nel mercato americano, ma anche di rivedere alcune pratiche commerciali, soprattutto nel settore delle carni e delle materie prime.
Squilibri commerciali tra italia e stati uniti nel settore agroalimentare
Lollobrigida ha ricordato che l’Italia esporta agroalimentare verso il mondo per circa 8 miliardi di euro, mentre dagli Stati Uniti verso il nostro paese arrivano poco meno di 1,7 miliardi. Questo sbilanciamento pesa sulle trattative commerciali e motiva le scelte di difesa tariffaria da parte degli Stati Uniti.
Il ministro ha spiegato che, pur non condividendo le misure protezionistiche americane, si possono comprendere alla luce di queste forze in gioco. Per l’Italia resta quindi fondamentale trovare meccanismi e accordi che permettano di ampliare le proprie esportazioni, rispettando però le regole sanitarie e la tutela dei prodotti.
Leggi anche:
Il dialogo tra Italia e Stati Uniti rimane aperto, con l’obiettivo dichiarato di avviare scambi più equi e garantiti per le parti coinvolte, partendo proprio dai punti di forza del sistema agroalimentare italiano.
La crescita delle esportazioni italiane negli stati uniti tra opportunità e limiti
Al forum sull’agricoltura svoltosi a Manduria , Lollobrigida ha fatto il punto sulle prospettive di crescita per il settore agroalimentare italiano in America. Il ministro ha sottolineato che è fondamentale vendere di più negli Stati Uniti per aprire nuovi mercati e garantire così una maggiore presenza del Made in Italy. La strategia include accordi che favoriscono situazioni di scambio esclusivo capaci di tutelare le produzioni italiane e al tempo stesso supportare una maggiore importazione di prodotti negli Stati Uniti, senza però mettere a rischio la qualità alimentare, tema su cui il ministro ha ribadito il rigore.
Secondo Lollobrigida, le agevolazioni potrebbero riguardare soprattutto il centro degli Stati Uniti, una zona chiave dove commercializzare prodotti italiani di alta qualità. Questo obiettivo è accompagnato da una posizione ferma rispetto agli standard sanitari, in particolare contro l’introduzione di carne ormonata americana nel mercato italiano.
Gli accordi bilaterali sulle carni e le restrizioni italiane
Lollobrigida ha affrontato poi il nodo delle importazioni di carne dagli Stati Uniti, un tema delicato poiché negli USA si utilizzano tecniche vietate in Italia, come l’uso di ormoni per la crescita del bestiame. Pur definendo impossibile duplicare i prodotti italiani, il ministro ha spiegato che esistono accordi bilaterali che permettono di superare alcune rigidità, ma solo in casi specifici e sotto condizioni molto precise.
Ad esempio, quelli che chiamano “accordi vincolati” consentono di importare carne americana destinata alla produzione di salumi italiani esportati poi negli Stati Uniti, come il prosciutto. Nel caso della bresaola, inoltre, l’Italia acquista circa il 90% della carne dall’estero e in teoria potrebbe usarne anche di origine americana, che rispetta gli standard americani. Il ministro però ha espresso chiaramente il suo consiglio contrario a questo tipo di approccio.
Questi dettagli mettono in luce come la difesa della qualità e della sicurezza alimentare siano al centro delle scelte commerciali italiane, anche quando si cerca di ampliare gli scambi con paesi di grandi dimensioni come gli Stati Uniti.
La soia: un elemento chiave per il sistema agroalimentare italiano
Lo scambio commerciale non riguarda solo le carni. Lollobrigida ha parlato anche della soia, materia prima fondamentale per l’alimentazione del bestiame in Italia. Il nostro paese importa grandi quantità di soia da Argentina, Brasile e Stati Uniti. Di questi, solo un sesto proviene dagli Stati Uniti, che rimane però un mercato importante per caratteristiche e dinamiche.
Il ministro ha suggerito che acquistare soia dagli Stati Uniti, anche a un prezzo leggermente più alto, potrebbe contribuire a convincere il mercato americano dell’importanza di sviluppare rapporti più equilibrati. Questo potrebbe aiutare a togliere i dazi su alcuni prodotti italiani, come il Parmigiano, che è legato direttamente all’alimentazione del bestiame con questa materia prima.
L’idea è quella di costruire relazioni commerciali più bilanciate, sfruttando la domanda interna italiana per aprire possibilità di esportazione verso gli Stati Uniti senza barriere tariffarie.