La serata conclusiva della dodicesima edizione di Passaggi Festival della Saggistica a Fano ha visto protagonista Alessandro Giuli, ministro della Cultura. Il suo intervento ha attraversato temi delicati come la memoria storica, il ruolo della cittadinanza oggi e gli orientamenti della politica culturale italiana. Un confronto diretto con il giornalista Paolo Conti ha coinvolto il pubblico in una riflessione approfondita sulle sfide culturali e civili del presente.
L’incontro con il pubblico a fano: un dialogo tra storia e attualità
Alessandro Giuli ha dialogato per oltre un’ora con Paolo Conti nello spazio del festival, svelando riflessioni personali e sviluppi politici che riguardano il patrimonio culturale e la società italiana. La discussione non si è limitata a un racconto storico ma si è allargata a considerazioni sul senso della cittadinanza oggi, mettendo in luce il legame tra memoria e impegno civile.
Durante l’incontro, Giuli ha spiegato l’importanza della cultura come strumento per conservare la memoria collettiva e per costruire una cittadinanza consapevole. Non a caso, ha sottolineato come il lavoro di conservazione storica non sia un fatto solo museale ma un atto che coinvolge tutta la comunità. Il ministro ha inoltre ribadito il ruolo delle istituzioni pubbliche nel promuovere iniziative culturali capaci di generare senso critico, mettendo alla prova la società rispetto ai valori di democrazia e diritti civili.
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Il dialogo con il pubblico
L’intervento è stato intercalato da domande del pubblico e momenti di confronto, in cui sono emerse diverse sensibilità. La platea ha seguito con interesse il riferimento costante di Giuli alla necessità di un legame stretto tra passato e presente, per combattere derive autoritarie e negazioni storiche. Il dialogo si è quindi configurato come un’occasione per rinsaldare la funzione pubblica della cultura, nei confronti di un pubblico variegato e partecipe.
Le parole di giuli sulla senatrice liliana segre e l’eredità della shoah
Uno dei passaggi più intensi della serata riguarda il ricordo e la testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre, cittadina onoraria di Pesaro. Giuli l’ha presentata al pubblico non soltanto come sopravvissuta ai campi di sterminio, ma come un simbolo di coscienza democratica, ancora oggi impegnata nella lotta contro ogni forma di negazionismo e odio.
Il ministro ha raccontato il loro recente incontro a Pesaro, momento cordiale e umano in cui si sono scambiati riflessioni sul Memoriale del Binario 21, luogo di memoria dedicato alla deportazione degli ebrei italiani. La loro conversazione ha mostrato un aspetto poco conosciuto della senatrice: l’amore per la famiglia e la capacità di mantenere rapporti umani anche di fronte ad eventi storici così traumatici.
Giuli ha spiegato come Liliana Segre incarna “la moralità di un’Italia che ha cercato e trovato riscatto dopo la barbarie”. Ha sottolineato che, pur avendo quasi 95 anni, la senatrice continua a testimoniare con lucidità e fermezza l’orrore della Shoah, mantenendo viva la memoria di un genocidio che non si può confondere con altre tragedie, proprio per la sua specifica dimensione pianificata e scientifica.
L’importanza della memoria della shoah
Riflessioni sulle parole: genocidio, guerra e responsabilità pubblica
Il ministro Giuli si è soffermato su un tema controverso, che ha acceso molte discussioni pubbliche nelle ultime settimane: l’uso del termine genocidio nel contesto del conflitto israelo-palestinese. Riportando la posizione di Liliana Segre, ha evidenziato che definire il conflitto di Gaza come genocidio non corrisponde alla realtà storica e terminologica del termine.
Giuli ha spiegato che, secondo Segre, si tratta di un crimine di guerra, grave e inaccettabile, ma distinto dalla definizione storica di genocidio, che indica un piano sistematico di distruzione di intere popolazioni come avvenuto durante la Shoah con gli ebrei, i rom, gli omosessuali e le persone con disabilità. Questa distinzione si basa sul valore preciso e unico della parola e sulla responsabilità di utilizzarla correttamente.
La responsabilità nell’uso delle parole
Il ministro ha evidenziato anche il clima di odio che spesso si rivolge a Liliana Segre proprio perché la sua posizione non coincide con tesi estremiste o revisioniste. Ha ricordato come la senatrice continui a denunciare, davanti a qualunque pubblico, gli orrori del passato senza cedere a strumentalizzazioni ideologiche, conservando un ruolo di testimone indispensabile per le coscienze collettive.
Alessandro Giuli ha quindi messo in guardia sull’importanza di misurare le parole, soprattutto in contesti delicati e divisivi. La responsabilità pubblica passa anche dalla correttezza nei termini usati quando si raccontano tragedie e conflitti, per mantenere salda la memoria storica senza sovrapposizioni improprie.