L’attenzione sulla competitività italiana in Europa si concentra su due punti chiave: il costo elevato dell’energia e la rigidità della burocrazia. Il ministro per gli Affari europei, Pnrr e politiche di coesione, Tommaso Foti, ha affrontato questi temi durante il festival dell’Economia di Trento, evidenziando le sfide che rallentano la crescita economica del Paese e le iniziative in corso per migliorare la situazione. Le sue dichiarazioni mettono in luce anche gli aspetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza e le risposte alle critiche sui ritardi.
Il costo dell’energia come freno significativo alla competitività
Tommaso Foti ha sottolineato che uno degli ostacoli principali per l’Italia nel mercato globale è il costo alto dell’energia. Questo elemento pesa in modo rilevante sulle imprese italiane, rendendo meno competitivi i prodotti e i servizi offerti rispetto ai concorrenti europei e internazionali. Il prezzo dell’energia incide sui processi produttivi, soprattutto in settori ad alto consumo energetico, compromettendo capacità di investimento e crescita.
La questione energetica è complessa, perché tocca aspetti geopolitici e problemi legati alla transizione verso fonti più sostenibili. In Europa c’è un dibattito in corso sulla “bussola della competitività”, un progetto che cerca di orientare le politiche comuni verso un bilanciamento tra crescita economica e tutela ambientale. Secondo il ministro, “questo rappresenta un passo avanti rispetto a periodi precedenti dove si avvertiva la mancanza di una visione chiara per il rilancio delle economie europee.”
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Gli aumenti dei costi energetici sono inoltre legati a dinamiche internazionali, come il conflitto russo-ucraino, ma mettono anche in evidenza le fragilità di alcuni modelli produttivi e di consumo in Italia. Per questo motivo, affrontare il costo dell’energia resta un nodo cruciale e prioritario per il governo e le istituzioni europee, con l’obiettivo di garantire condizioni più favorevoli alle imprese e, indirettamente, ai consumatori.
La burocrazia italiana limita gli sviluppi economici e la competitività
Un’altra difficoltà marcata, secondo Foti, è rappresentata dalla burocrazia. L’eccesso di procedure, lungaggini e vincoli amministrativi appesantisce le imprese, soprattutto le piccole e medie, rallentando investimenti e innovazione. Burocrazia complessa significa tempi più lunghi per l’avvio e la realizzazione di progetti, costi aggiuntivi e incertezza per chi decide di investire.
Il ministro ha richiamato l’attenzione sulla necessità di riforme strutturali per snellire le procedure e rendere più agile l’azione amministrativa. Solo eliminando questo freno si potrà vedere un reale incremento della competitività italiana a livello europeo e globale. “Non è un tema nuovo ma resta tra i problemi più ostici da affrontare,” poiché coinvolge diversi livelli di governance e normative.
L’azione prevista nel Pnrr mira anche a risolvere alcune di queste criticità. Ad esempio, digitalizzazione della pubblica amministrazione e misure per velocizzare i bandi di gara e le autorizzazioni. Il governo intende così fornire strumenti concreti per supportare le imprese e ridurre inefficienze radicate nel sistema amministrativo italiano. Si tratta di un passaggio indispensabile, tenendo conto che la burocrazia è spesso citata come una delle ragioni principali della perdita di opportunità economiche.
Il ruolo del pnrr nel sostenere la competitività e le opere infrastrutturali
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a essere al centro dell’attenzione in relazione alla competitività italiana. Foti ha voluto sottolineare come, al di là delle polemiche politiche, il Pnrr stia operando per generare risultati concreti in molti settori, incluso quello ambientale. Il ministro ha ricordato come spesso nei dibattiti pubblici manchino dati precisi sul livello di effettiva competitività e sulle opportunità create dal piano.
Un esempio pratico riguarda il settore ferroviario. Alcune opere infrastrutturali, che dovevano concludersi entro il 30 giugno 2026, rischiano di subire ritardi. Secondo Foti, però, questi lavori continueranno a essere finanziati con fondi del Pnrr anche oltre quella data, grazie a un contratto di servizio tra Ferrovie dello Stato e lo Stato stesso. In sostanza, la conclusione dei progetti non dipende da una scadenza rigida dei finanziamenti ma da un accordo che permette la prosecuzione del supporto economico.
Critiche e risposte sul pnrr
Questa precisazione risponde alle critiche mosse dall’opposizione, che ha puntato il dito contro ritardi e presunte inefficienze nella gestione del piano. Il ministro ha suggerito che “chi analizza questi temi dovrebbe considerare le condizioni contrattuali e gli strumenti messi a disposizione per garantire il completamento delle opere senza interruzioni.” La gestione delle risorse e i tempi di realizzazione restano comunque una sfida, specie per le infrastrutture strategiche di trasporto.
Il Pnrr, insomma, rimane un pilastro per migliorare infrastrutture, ambiente e competitività. Restano però evidenti le criticità nella tempistica e nella capacità di raggiungere tutti gli obiettivi nei tempi previsti. Il governo si muove su più fronti per evitare che questi ostacoli compromettano i benefici attesi dal piano europeo.