Il ministro adolfo urso evidenzia il ruolo del Made in Italy e le sfide dell’industria nel 2025 a Milano

Il ministro adolfo urso evidenzia il ruolo del Made in Italy e le sfide dell’industria nel 2025 a Milano

Il Made in Italy, valorizzato da Centromarca e sostenuto dal ministro Adolfo Urso, cresce nelle esportazioni e si prepara al piano strategico 2030 con investimenti pubblici per innovazione e competitività globale.
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L'articolo evidenzia l'importanza economica, culturale e strategica del Made in Italy, sottolineando il ruolo di Centromarca e il sostegno politico con il piano strategico 2030 per rafforzare l'industria italiana sui mercati globali. - Gaeta.it

L’industria del Made in Italy continua a giocare un ruolo centrale per l’economia nazionale, non solo per il suo peso commerciale ma anche per l’influenza culturale e politica che è in grado di esercitare nel mondo. Nel corso dell’assemblea 2025 di Centromarca, tenuta a Milano, il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito l’importanza delle produzioni italiane in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e strategie geopolitiche. Il dialogo tra imprese, istituzioni e comunità europea è fondamentale per sostenere questa realtà, soprattutto alla luce delle sfide future legate a protezionismi e mercati globali.

Il valore economico e culturale del made in italy nelle esportazioni

Tra il 2014 e il 2024 le esportazioni italiane di beni di largo consumo hanno raggiunto una crescita molto significativa, passando da 3,8 miliardi a quasi 10 miliardi di euro. Questo dato racconta un’espansione quasi tripla del valore delle vendite all’estero, testimoniando come il Made in Italy abbia ormai conquistato una posizione stabile e riconosciuta sui mercati globali. Il ministro Urso ha sottolineato che questa prosperità non è solo una questione di numeri, ma rappresenta un vero e proprio “tesoro” da tutelare.

Secondo il ministro, la solidità di queste esportazioni dipende dal carattere distintivo e dalla qualità delle produzioni italiane. Le specialità nel campo alimentare, della moda, del design e dei beni di consumo hanno un vantaggio competitivo anche quando aumentano le barriere doganali rispetto ad altri concorrenti internazionali. Questa unicità può proteggere le nostre imprese e i consumatori che, specie negli Stati Uniti, restano fedeli al Made in Italy. Urso invita a lavorare in sinergia, coinvolgendo i partner europei e le istituzioni, per preservare e rafforzare questo successo nel tempo.

Le dimensioni e il peso di centromarca nel panorama industriale italiano

Centromarca rappresenta un’associazione chiave, con oltre 2.600 marchi associati distribuiti in diversi settori, dalla moda all’alimentare, fino ai prodotti per la casa. Questi marchi arrivano a impiegare quasi 100.000 addetti e generano un fatturato aggregato di circa 67 miliardi di euro. Quando si considera l’intera filiera produttiva, il loro impatto cresce fino a superare 87 miliardi di euro, equivalenti al 4,2% del prodotto interno lordo nazionale. Parliamo di un segmento industriale di rilievo che influenza direttamente l’economia locale e nazionale.

Sotto la guida politica attuale, l’Italia si è impegnata per riportare la manifattura al centro del dibattito economico e sociale del Paese. Centromarca svolge un ruolo cruciale, perché offre un punto di riferimento per dialogare con le imprese e orientare le politiche industriali. Il lavoro congiunto tra pubblico e privato punta a mantenere alta la qualità italiana e a sviluppare una strategia condivisa per fronteggiare la concorrenza estera e i cambiamenti repentini del mercato globale.

Il piano strategico made in italy 2030 e le iniziative per l’industria

Per l’Italia il 2025 è un anno in cui si concentra l’attenzione su nuovi strumenti e documenti di indirizzo capaci di dare una direzione chiara alla politica industriale. Tra questi, il Libro bianco Made in Italy 2030 sta per essere pubblicato. Questo documento vuole rappresentare la visione d’insieme dello sviluppo futuro delle imprese italiane, offrendo una strategia precisa che da troppo tempo mancava nel Paese. Il piano si basa su un approccio che mette al centro la valorizzazione delle filiere produttive, con l’obiettivo di sostenere l’innovazione, la competitività all’estero e la qualità delle produzioni domestiche.

Il ministro Urso ha evidenziato come a questa strategia siano già destinati circa 20 miliardi di euro di risorse pubbliche. Si tratta di investimenti che serviranno a incoraggiare la modernizzazione delle imprese, favorire nuovi processi produttivi e consentire una maggiore presenza italiana sui mercati globali. Inoltre, nel quadro di questa visione strategica, assume importanza il rafforzamento delle politiche sull’attrazione degli investimenti esteri. L’Italia mira a diventare una destinazione privilegiata per i capitali stranieri, senza però compromettere l’identità e il carattere delle imprese italiane.

Equilibrio tra apertura internazionale e salvaguardia del patrimonio industriale

Le strategie messe in campo puntano a un’azione mirata e concreta, finalizzata a proteggere il territorio produttivo e a rafforzarne le potenzialità. L’ambizione è definire un equilibrio tra apertura internazionale e salvaguardia del patrimonio industriale locale, mantenendo alta la qualità e il riconoscimento globale del marchio Made in Italy. I passi futuri saranno osservati con attenzione sia dagli imprenditori sia dagli stakeholder europei.

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