Il mare non deve dividere: le parole di nello musumeci sulle sfide ambientali e sociali del mediterraneo

Il mare non deve dividere: le parole di nello musumeci sulle sfide ambientali e sociali del mediterraneo

Il ministro Nello Musumeci sottolinea l’urgenza di un impegno condiviso tra Italia, Europa e ONU per proteggere il Mediterraneo dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, valorizzando tradizioni marinare e ricerca subacquea.
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Il ministro Nello Musumeci evidenzia l'urgenza di un impegno comune per proteggere il Mediterraneo dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici, promuovendo la valorizzazione delle tradizioni marinare e nuove politiche per la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile del mare. - Gaeta.it

Il mare, fonte di vita e sviluppo, si trova oggi in una condizione critica che richiede azioni condivise a livello nazionale e internazionale. Nello Musumeci, ministro per le Politiche del Mare, ha pronunciato parole chiare sullo stato di salute dei mari e sulla necessità di un impegno comune che superi divisioni. Il Mediterraneo, piccolo oceano in stretto contatto con molte nazioni europee, soffre di inquinamento e cambiamenti climatici che mettono a rischio la sua biodiversità e le economie legate alla pesca e alla navigazione. L’Europa si sta muovendo per affrontare queste problematiche, ma servono strategie concrete e coinvolgimento di tutta la società. Musumeci ha ribadito l’urgenza di un intervento integrato, anche alla luce di un disegno di legge sul mondo subacqueo ancora poco esplorato.

Lo stato del mare e l’impegno internazionale contro l’inquinamento

Il mare oggi non deve essere motivo di discordia, ha detto Musumeci, ma un terreno comune per condividere obiettivi ambientali. La situazione è da definire come patologica, specialmente sul fronte dell’inquinamento. L’ONU ha sottoscritto l’anno scorso un accordo ambizioso che punta alla tutela degli oceani, consapevole della portata globale del problema. Il Mediterraneo, pur essendo il più piccolo degli oceani, presenta segni evidenti di sofferenza che necessitano di interventi più incisivi. L’Unione Europea sta preparando un documento in cui raccogliere contributi da diverse forze politiche con l’obiettivo di contrastare la contaminazione in modo concreto. Il clima che cambia influenza ulteriormente la pressione sull’ambiente marino, accelerando fenomeni di degrado che mettono in difficoltà specie animali e vegetali, ma anche chi lavora sul mare per vivere. Il contributo italiano è ritenuto centrale, vista la posizione geografica strategica e le molteplici attività legate al mare, come pesca, turismo e trasporti.

La crisi della tradizione marinaresca e la necessità di recuperare le competenze

Musumeci ha richiamato l’attenzione su una trasformazione sociale profonda che ha interessato le comunità costiere italiane. Negli ultimi vent’anni il numero di pescatori si è ridotto drasticamente in molte regioni, interrompendo una tradizione che un tempo si tramandava di padre in figlio senza soluzione di continuità. I giovani scelgono strade diverse, spesso lontano dal mare, lasciando un vuoto di competenze indispensabili per sostenere un’economia marina più avanzata e competitiva. Secondo il ministro, la cultura del lavoro manuale è stata svalutata per troppo tempo: si è spinto molto sul titolo di studio universitario senza valorizzare altre forme di lavoro pratico e specializzato. È necessario trasmettere ai giovani l’idea che anche lavori concreti e manuali, come quelli dei pescatori o dei tecnici portuali, hanno dignità e possono offrire opportunità reali. Un rinnovato interesse per queste attività potrebbe consolidare i porti come centri di produzione e lavoro qualificato, dando spazio a nuove sfide economiche.

La dimensione subacquea come frontiera di sicurezza, ricerca e tutela ambientale

Il ministro ha presentato un disegno di legge dedicato alla regolamentazione della fruizione subacquea, già al vaglio del Senato e destinato a un confronto con l’Unione Europea. Si parla di un ambiente sommerso per l’80% ancora sconosciuto alla scienza, che racchiude potenzialità enormi. La scoperta di nuove specie animali e vegetali potrebbe ampliare le conoscenze biologiche e ambientali e contribuire a tutelare gli ecosistemi marini. L’aspetto della sicurezza appare fondamentale: le faglie sottomarine potrebbero offrire segnali di allarme in caso di terremoti, permettendo di salvare molte vite sulla terraferma. Il mare dunque non è solo ambiente naturale ma anche campo di studi scientifici e elemento strategico per la sicurezza nazionale e internazionale. Musumeci invita a promuovere una cultura nuova del mare, vista come luogo dove trovare intese e mediazioni tra Stati, superando divisioni che sulla terra sembrano insormontabili.

L’intergruppo parlamentare economia del mare come spazio di confronto

Il 2025 segna l’avvio ufficiale dell’Intergruppo parlamentare per l’economia del mare, un’area di lavoro che riunisce diverse forze politiche per mettere a fuoco temi marini sotto molteplici aspetti. La presentazione è avvenuta nella sala Caduti di Nassiriya, al Senato, segno dell’intensa attività parlamentare attorno a un settore che non riguarda solo l’ambiente ma anche l’occupazione, l’innovazione, e le politiche territoriali. Il gruppo vuole diventare un laboratorio dove affrontare questioni come la sostenibilità, la sicurezza, l’economia e le opportunità legate al mare. Il mare rappresenta uno spazio di grande valore per il paese e per l’Europa, capace di coinvolgere scienze, governance, imprese e società civile. La speranza è che questa nuova struttura favorirà un impegno unitario, lontano da divisioni, per sostenere tanto la tutela di un bene prezioso quanto le attività umane legate a esso. Alla politica spetta il compito di tradurre queste intenzioni in azioni concrete, capacità finora spesso mancata.

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