Il Movimento 5 Stelle sta rivedendo il proprio regolamento interno sui mandati elettivi per definire con chiarezza quanti incarichi una stessa persona può svolgere nel tempo. Tra i punti al centro delle discussioni c’è il via libera a nuovi mandati per parlamentari con già due esperienze elettive alle spalle, come Roberto Fico, candidato alla presidenza della Campania. Le nuove norme mirano a disciplinare via precise soglie il percorso politico interno al partito, in attesa che gli iscritti si esprimano sul testo aggiornato.
Proposte in corso per limitare i mandati parlamentari e deroghe precise
Durante la riunione del Consiglio nazionale del M5S, fonte parlamentari riferiscono che si valuta di estendere la possibilità di candidarsi a presidente di regione o sindaco anche a parlamentari che hanno già svolto due mandati. Questa apertura riguarda figure come Roberto Fico, in corsa per la Campania. Nonostante questa flessibilità, il criterio centrale resta la lotta al “carrierismo”, espressamente indicata dalla Costituente del Movimento.
Un’altra regola in fase di definizione limita a tre il numero massimo di mandati parlamentari, anche quando si concedono deroghe. Ogni eletto potrebbe beneficiare di una sola deroga, evitando così aperture illimitate che situazioni precedenti rischiavano di far emergere. Interessante anche il meccanismo del “pit-stop”: dopo due mandati consecutivi si potrà accedere a un terzo solo dopo una legislatura di pausa. Questi paletti puntano a mantenere un equilibrio fra esperienza e ricambio.
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La nuova bozza provvisoria sarà sottoposta al voto degli iscritti solo dopo una revisione dell’organo di garanzia, che attende il testo limato dal confronto in corso. Il dibattito interno resta aperto ma tende a fissare regole più rigide con momenti di flessibilità calibrata.
Limiti ai mandati dei presidenti di regione: attesa per chiarimenti della corte costituzionale
Sul tetto di mandati per i governatori regionali, la discussione dovrà attendere una pronuncia definitiva della Corte costituzionale. La Consulta è chiamata a definire regole inclusive anche per le regioni a statuto speciale, dopo la recente bocciatura da parte del Consiglio dei ministri sull’ipotesi del terzo mandato per i presidenti di regione, come nel caso della provincia autonoma di Trento.
Il giorno dopo il dibattito tra alleati di centrodestra, Fratelli d’Italia ha inviato segnali di apertura alle richieste della Lega, specificando l’assenza di posizioni pregiudiziali in materia di numero di legislature per i governatori.
Il ministro Lollobrigida ha invece sottolineato la necessità che gli enti locali smettano di “andare per conto proprio”, richiamando a una gestione più coordinata che limiti le spinte individualistiche sui territori. Le nuove regolazioni sono destinate a essere esaminate solo dopo la decisione della Consulta.
A livello politico si prevede una ripresa del confronto, nonostante la decisione formale sia stata presa “in punta di diritto”, come spiegato dagli esponenti del governo, in particolare Matteo Piantedosi e Paolo Zangrillo. La questione resta comunque separata dalla stabilità dell’esecutivo, anche se i meloniani hanno invitato a evitare “blitz”.
Crisi nel centrodestra friulano e mediazioni in vista di un rimpasto di giunta
Nel centrodestra si segnala una crisi in Friuli Venezia Giulia che al momento non prevede passi drastici come la richiesta di sfiducia. Massimiliano Fedriga sta lavorando per ricostruire l’intesa tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il governatore ha annunciato un prossimo incontro diretto con Giorgia Meloni, previsto per giovedì.
Fedriga ha parlato chiaro: “lavoro per trovare soluzioni” e per “ricomporre” gli attriti. I presidenti di regione riuniti al Festival delle Regioni di Venezia hanno approvato all’unanimità un documento con la richiesta al governo di approfondire la discussione sulle norme dei mandati. Luca Zaia, leader veneto, ha definito “temeraria” la decisione di ricorrere alla Corte per la legge trentina.
La premier Meloni, assente alla kermesse per un’influenza, è stata difesa dallo stesso Fedriga che ha escluso malattie “diplomatiche”. Al termine della manifestazione, Fedriga e Zaia si sono permessi una battuta sul futuro politico: ipotizzando un “tandem” tra i due in Friuli e Veneto dopo il terzo mandato.
Futuro politico del veneto incerto, tensioni tra lega e fratelli d’Italia sul ruolo guida
Zaia dovrà lasciare la guida del Veneto, non potendosi candidare per un quarto mandato. La scelta del successore in casa centrodestra resta aperta e sarà affidata ai rispettivi leader, che potrebbero incontrarsi la settimana dopo le elezioni amministrative e prima dei ballottaggi.
La Lega vuole mantenere la guida della Regione e punta alla continuità politica. Fratelli d’Italia, fortemente rafforzata nel Nord Italia, chiede spazi per un ruolo più incisivo. Il ministro Lollobrigida ha ricordato che un tempo il partito contava poco in Veneto, mentre ora vuole “contribuire al governo delle regioni” senza preclusioni.
Nel frattempo resta aperta la questione legata al Friuli, che richiede mediazioni fra le forze di centrodestra, mentre in Veneto non si hanno ancora soluzioni definitive.
Regole sui poteri sostitutivi e cooperazione tra regioni e governo sulla sanità
Massimiliano Fedriga, nel suo discorso di chiusura al Festival delle Regioni, ha affrontato il delicato tema dei poteri sostitutivi nella sanità. Ha chiarito che le regioni non sono contrarie in assoluto all’intervento dello Stato, ma chiedono regole precise riguardo ai parametri che ne attivano l’uso.
Nel passato, ha detto Fedriga, i poteri sostitutivi non hanno risolto le difficoltà e spesso hanno impedito reazioni rapide da parte delle regioni, penalizzando i cittadini. Per questo si vuole una collaborazione seria tra governo e territori.
Sul piano economico, il presidente ha segnalato come le tensioni internazionali influenzino il sistema produttivo italiano. Le imprese hanno bisogno di supporto per diversificare i mercati, altrimenti rischiano difficoltà simili a quelle già viste nel settore energetico.
Fedriga ha invitato a programmare piattaforme di sbocco commerciali che potessero rendere l’economia più resistente alle crisi. Le regioni si propongono come attori solidali con il Paese ma da considerare nelle loro specificità territoriali, per evitare scelte troppo centralizzate o disallineate rispetto ai problemi locali.