Il libero consorzio provinciale di trapani ha deciso di cancellare una pista ciclabile realizzata a castelvetrano lungo la strada provinciale 25. L’opera, costata quasi 900mila euro e finanziata con fondi europei, è stata definita “abusiva” perché realizzata senza l’autorizzazione necessaria da parte dell’ex provincia, ente competente sul tratto stradale. Le operazioni di rimozione hanno coinvolto la cancellazione dell’asfalto colorato e della segnaletica verticale, segnando la fine di un progetto iniziato anni fa. Il caso fa emergere tensioni tra istituzioni locali e territoriali, fino all’intervento del prefetto di trapani.
La pista ciclabile realizzata senza autorizzazione lungo la sp 25 a castelvetrano
La pista ciclabile oggetto della rimozione si trova sulla strada provinciale 25, in un tratto importante tra castelvetrano e la diga trinità. L’opera è stata realizzata dall’amministrazione comunale di castelvetrano durante il mandato del sindaco enzo alfano. Si tratta di una delle tre piste presenti nel territorio comunale, le altre due si trovano a marinella di selinunte e a triscina.
Questo percorso, finanziato con quasi 890.000 euro di fondi po-fesr sicilia 2014/2020, è però risultato non conforme alle regole territoriali. Il progetto è stato avviato e completato senza richiedere il parere preventivo al libero consorzio provinciale di trapani. Questa mancanza di autorizzazione, necessaria dal momento che la strada provinciale è sotto la competenza dell’ex provincia, ha fatto scattare il provvedimento di rimozione.
Il finanziamento europeo aveva infatti come requisito il rispetto dell’iter burocratico territoriale, non osservato in questo caso specifico. L’asfalto è stato steso e dipinto con colori distintivi, insieme a cartelli verticali per la segnaletica. Tutti elementi ora oggetto di rimozione da parte del consorzio.
Tempistiche e interventi dopo la segnalazione del libero consorzio
La scoperta della pista ciclabile “abusiva” da parte del libero consorzio provinciale di trapani è avvenuta solo nel corso del 2024. Prima di allora, il progetto era rimasto attivo e visibile. Dopo essere venuti a conoscenza dell’opera realizzata senza autorizzazione, l’ex provincia ha avviato una serie di comunicazioni con il comune di castelvetrano per risolvere la questione.
La corrispondenza formale ha coinvolto anche il prefetto di trapani, che ha seguito da vicino l’evolversi della vicenda per garantire il rispetto delle procedure amministrative. Nonostante i tentativi di chiarimento, le parti non sono riuscite a trovare un’intesa che potesse sanare la posizione giuridica della pista ciclabile.
A quel punto il libero consorzio ha deciso di procedere in via sostitutiva, provvedendo direttamente alla rimozione dell’asfalto dipinto e della segnaletica verticale presente sulla sp 25. L’operazione ha richiesto mezzi specifici per scarificare la superficie stradale, cancellando ogni traccia visibile della pista.
Con questa mossa si è formalizzato il mancato riconoscimento del progetto, dichiarato abusivo per eccesso di competenza comunale, e si è evitato un ulteriore contenzioso.
Le implicazioni del caso per la gestione delle infrastrutture locali
Il caso della pista ciclabile di castelvetrano mette in luce le difficoltà tra enti locali e consorzi provinciali riguardo alla gestione delle infrastrutture stradali. La strada provinciale 25, come altre vie del territorio, è di competenza dell’ex provincia ora libero consorzio, che deve essere sempre consultato prima di intraprendere lavori di modifica o realizzazione.
Il mancato coinvolgimento del consorzio ha provocato una situazione di irregolarità amministrativa e di controllo. Pur essendo finanziata con fondi europei destinati allo sviluppo urbano e sostenibile, la pista ciclabile non ha rispettato le procedure necessarie per la validità del progetto.
Questo episodio evidenzia anche l’importanza di coordinare le azioni amministrative quando si toccano infrastrutture che interessano più livelli di governo locale. L’accordo preventivo serve a garantire la sicurezza, la corretta gestione e la legittimità degli interventi sul territorio.
Situazioni analoghe potrebbero portare a sprechi di denaro pubblico e perdite di tempo se non si stabiliscono regole chiare e accordi precisi tra comuni e consorzi.
Il caso, seguito anche dal prefetto, conferma la necessità di rispetto delle competenze e procedure per evitare operazioni che si rivelano inutili o da rimuovere. La vicenda resta un esempio pratico delle tensioni che possono nascere nella gestione quotidiana delle opere pubbliche nelle province siciliane.