Il lavoro domestico in Italia tra formazione, gender gap e welfare familiare: un settore ancora sommerso e sottovalutato

Il lavoro domestico in Italia tra formazione, gender gap e welfare familiare: un settore ancora sommerso e sottovalutato

Il lavoro domestico in Italia soffre di salari bassi, irregolarità e divario di genere; lo studio di Nuova Collaborazione e Centro di Ricerca Luigi Einaudi evidenzia l’urgenza di formazione e politiche mirate.
Il Lavoro Domestico In Italia Il Lavoro Domestico In Italia
Lo studio di Nuova Collaborazione evidenzia le criticità del lavoro domestico in Italia, sottolineando salari bassi, irregolarità e un forte divario di genere, e propone la formazione come chiave per valorizzare il settore e ridurre le disuguaglianze. - Gaeta.it

Il lavoro domestico in Italia rappresenta un pilastro per molte famiglie, ma resta segnato da problemi strutturali come salari bassi, irregolarità e un forte divario di genere. Un recente studio di Nuova Collaborazione, condotto dal Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino, offre una lettura dettagliata di un settore essenziale per il welfare familiare, evidenziando la necessità di interventi mirati soprattutto nella formazione dei lavoratori domestici. In questo contesto, emerge l’urgenza di valorizzare il lavoro femminile e di mettere a punto strategie per colmare le disparità di genere.

lo studio di nuova collaborazione e il quadro attuale del lavoro domestico

Il rapporto ‘Lavoro domestico e formazione – Strategie per colmare il Gender Gap e valorizzare il welfare per le famiglie’, pubblicato da Nuova Collaborazione, scava a fondo nelle dinamiche che caratterizzano il lavoro domestico in Italia. L’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico ha affidato l’indagine al Centro di Ricerca Luigi Einaudi a Torino, ottenendo un’analisi che mette in luce i principali problemi del settore. Il lavoro domestico si configura come un ambito fondamentale per il supporto alle famiglie, soprattutto in contesti con forti pressioni lavorative e sociali. Eppure, permane una situazione di irregolarità diffusa, con contratti spesso inesistenti o inadeguati, salari che non garantiscono condizioni dignitose e un carico di lavoro che ricade in modo sproporzionato sulle donne.

Un settore ancora in larga parte sommerso

Il rapporto sottolinea come il settore sia ancora in larga parte sommerso, con una quota significativa di lavoratori non dichiarati o sganciati da tutele ufficiali. Questo dato evidenzia la fragilità del sistema e pesa non solo sulle condizioni di chi svolge queste attività, ma anche sull’economia nel suo complesso. La mancanza di formalizzazione impedisce una piena valorizzazione di questo lavoro e contribuisce a mantenere alto il divario tra i generi, in quanto la maggior parte delle posizioni è occupata proprio da donne che spesso devono conciliare le responsabilità domestiche con il lavoro retribuito.

Il ruolo della formazione nel rilancio del settore e nel contrasto al gender gap

Uno dei passaggi centrali emersi da questo studio è la necessità di una formazione più qualificata e adeguata al contesto attuale del lavoro domestico. Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, spiega che “una formazione razionale dovrebbe rispondere a più obiettivi contemporaneamente: offrire competenze specifiche ai lavoratori domestici, razionalizzare l’organizzazione del lavoro e accogliere le trasformazioni dettate dai flussi migratori che influenzano profondamente il settore.”

La formazione professionale, secondo Savia, deve anche proporsi come strumento per recuperare il lavoro femminile: molte donne che si allontanano dal lavoro per occuparsi della famiglia trovano difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro. Offrire corsi formativi mirati può rappresentare un’occasione per agevolare il reinserimento e valorizzare competenze spesso sottovalutate. Questo approccio punta a smantellare alcune dinamiche di esclusione e a sostenere le famiglie attraverso personale più preparato e tutelato.

Proposte accolte dagli operatori e confronto istituzionale

Gli interventi suggeriti nella relazione sono stati accolti favorevolmente dagli operatori del settore e saranno presentati alle istituzioni competenti per ottenere un confronto utile a sviluppare politiche pubbliche più efficienti. Queste proposte si concentrano sulle esigenze di chi lavora in ambito domestico e mirano a migliorare sia le condizioni dei lavoratori sia la qualità dei servizi offerti alle famiglie italiane.

Le implicazioni sociali e lavorative di un settore in cerca di regole

La fotografia disegnata dal rapporto di Nuova Collaborazione dipinge un settore ancora fragile, ma con un potenziale importante per il sistema sociale italiano. Il lavoro domestico affronta una doppia sfida: garantire condizioni dignitose ai lavoratori e affrontare le conseguenze di un persistente squilibrio di genere. Le donne assumono spesso questi ruoli in modo non formale e con paghe inferiori, a fronte di un impegno che incide anche sulla loro carriera e autonomia economica.

Tutelare il lavoro e sostenere il welfare familiare

Affrontare le irregolarità e migliorare la formazione non significa solo tutelare chi lavora, ma anche sostenere il welfare familiare più ampio, che dipende da servizi di assistenza a domicilio. La migrazione verso l’Italia ha portato nuovi profili professionali nel settore, amplificando la necessità di regole chiare e di formazione strutturata. Questi elementi diventano indispensabili per costruire un sistema più trasparente e giusto.

Nel panorama lavorativo italiano, il settore domestico resta un ambito strategico per la tenuta delle famiglie. Lo studio mette in risalto che senza un intervento puntuale sulla formazione, sulla qualità del lavoro e sulla regolarizzazione, sarà difficile ridurre il gap di genere e migliorare il benessere collettivo. La strada da percorrere richiede un impegno condiviso tra associazioni, istituzioni e operatori per garantire un cambiamento reale e duraturo.

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