Il green public procurement in Italia: tra progressi e ostacoli nella pubblica amministrazione verso la sostenibilità

Il green public procurement in Italia: tra progressi e ostacoli nella pubblica amministrazione verso la sostenibilità

Il monitoraggio dell’Osservatorio Appalti Verdi evidenzia in Italia progressi e criticità nel green public procurement, con disparità tra enti, carenze formative e l’importanza di un referente dedicato per migliorare sostenibilità negli acquisti pubblici.
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L'articolo analizza lo stato attuale degli acquisti pubblici sostenibili in Italia, evidenziando progressi, criticità e best practice nel green public procurement, e sottolinea l'importanza di formazione, competenze e referenti dedicati per migliorare l'efficacia delle politiche ambientali nella pubblica amministrazione. - Gaeta.it

La spinta verso acquisti pubblici più sostenibili ha visto un avanzamento in Italia ma fatica a diventare pratica consolidata e diffusa in tutta la pubblica amministrazione. Il monitoraggio realizzato dall’Osservatorio Appalti Verdi, promosso da Legambiente e Fondazione Ecosistemi, fotografa una situazione con luci e ombre, fuori dal pieno sfruttamento del potenziale del green public procurement . Il report presentato a Roma durante il Forum Compraverde Buygreen 2025 analizza infatti performance, criticità e best practice tra enti pubblici e centrali di committenza.

Performance delle stazioni appaltanti sui criteri ambientali minimi

L’indagine ha coinvolto 137 stazioni appaltanti tra cui centrali di committenza regionali, enti gestori di aree protette, Asl e città metropolitane. In media, la performance sui criteri ambientali minimi utilizzati nei bandi si attesta al 71%. Le centrali di committenza regionali mostrano il livello più alto tra i soggetti monitorati, con un indice del 90%, seguite dai comuni metropolitani con 79%. Al contrario, le Asl e gli enti gestori di aree protette si fermano al 57%, indicando limiti significativi nel rispettare i parametri della sostenibilità negli acquisti.

Disparità tra enti e capacità di applicazione

Questi numeri mostrano una certa disparità tra tipologie di enti e la capacità di integrare nelle procedure di gara criteri ambientali. Le centrali regionali, grazie anche al loro ruolo di coordinamento e maggiore specializzazione, spingono sull’acceleratore del Gpp, mentre enti più frammentati o con minore esperienza incontrano maggiori difficoltà nell’applicazione pratica. Il gap rilevato evidenzia un’area di intervento urgente legata soprattutto al rafforzamento delle competenze e risorse dedicati agli acquisti verdi nella pubblica amministrazione più periferica.

Criticità strutturali e gap nella formazione e gestione del gpp

Il report sottolinea una serie di punti deboli che frenano l’efficacia del Gpp. La metà degli enti intervistati denuncia carenze nella formazione del personale coinvolto, elemento cruciale visto l’impatto tecnico e normativo delle procedure. La mancanza di esperienza si traduce anche in difficoltà nella redazione dei bandi di gara, lamentata da quasi la metà degli intervistati . Solo il 32% degli enti monitora gli acquisti sostenibili, restringendo la capacità di controllo e di miglioramento.

Risulta poi molto scarso il numero di enti che hanno nominato un referente specifico per il Gpp: appena il 16,5%. Questa figura è riconosciuta come fondamentale nel garantire coerenza e continuità nell’applicazione dei criteri ambientali minimi e nel collegamento tra politiche ambientali e procedure amministrative. L’assenza di un referente unico traduce spesso in disomogeneità, scarsa condivisione di best practice e bassa visibilità dei risultati ottenuti a livello complessivo.

La situazione appare quindi un mix di buone intenzioni frenate da una gestione non ottimale e dalle difficoltà a tradurre le norme in azioni operative. La formazione mirata, le competenze tecniche adeguate e un’organizzazione più chiara potrebbero aiutare varie amministrazioni a superare questi ostacoli e adottare in modo sistematico il Gpp.

Ruolo del referente gpp

La presenza di un referente dedicato al Gpp può fare la differenza, promuovendo un coordinamento efficace e una strategia più coesa a livello locale e centrale.

Best practice e risultati positivi nelle grandi città e alcune asl

Non mancano esempi virtuosi che dimostrano come il Gpp possa raggiungere alti livelli di applicazione e produce risultati concreti. Tra i grandi comuni, Milano, Torino, Napoli, Bari e Roma si piazzano tra 90% e 100% nel punteggio di implementazione del green public procurement. Questi enti sono anche quelli che più tengono in considerazione criteri sociali e di parità di genere negli acquisti, registrando punte del 88%. L’attenzione a queste dimensioni mostra una visione più ampia del ruolo degli acquisti pubblici.

La situazione non è uniforme solo tra comuni e centrali di committenza. Alcune Asl hanno raggiunto adesioni importanti ai criteri ambientali in specifici settori: edilizia con 81%, veicoli a 77% e ristorazione al 75%. Questi dati indicano che quando si lavora su ambiti puntuali e settoriali, anche enti spesso in difficoltà riescono a centrare obiettivi di sostenibilità. Tuttavia, restano casi isolati rispetto alla media più bassa di questi soggetti.

Queste esperienze dimostrano che con strumenti e risorse adeguate, il Gpp può rappresentare una leva effettiva nella transizione ecologica, almeno in contesti ben strutturati o con forti pressioni ambientali e sociali.

Rilanci da legambiente e fondazione ecosistemi per rafforzare il gpp

Nel corso della presentazione del rapporto, Andrea Minutolo di Legambiente ha segnalato l’urgenza di elevare la qualità degli interventi formativi e di accrescere le competenze specifiche dei soggetti chiamati a gestire gli appalti verdi. “Solo così si riuscirà a colmare il divario tra norme e applicazione concreta,” sostiene il responsabile scientifico.

Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi, ha ricordato che la spesa pubblica annuale in Italia supera i 280 miliardi di euro e potrebbe indirizzare questa massa verso obiettivi ambientali e sociali tramite il Gpp. Il messaggio chiave è trasformare il green public procurement in uno standard riconosciuto per una pubblica amministrazione più responsabile e concreta. Il rilancio serve a stimolare investimenti più attenti all’ambiente, portando risultati non solo sul piano ecologico ma anche su quello sociale.

Impegno collettivo e superamento delle difficoltà

Le sollecitazioni convergono nell’evidenziare come il miglioramento del Gpp debba passare per un impegno collettivo, che riesca a superare rigidità burocratiche e resistenze alla novità. Solo così si potrà fare un passo avanti vero all’interno delle procedure di acquisto pubbliche, rendendole strumenti utili per orientare la spesa verso scelte più sostenibili ed efficaci.

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