Le tensioni tra israeliani e iraniani continuano a tenere banco sulla scena politica internazionale con nuove azioni militari contro infrastrutture civili e militari iraniane. Sullo sfondo, il governo italiano non ha ancora chiarito se condanni ufficialmente l’attacco di netanyahu. La questione assume rilievo in particolare per il ruolo del premier israeliano e il suo obiettivo dichiarato di cambiare regime a teheran, un intento che riporta alla memoria esperienze passate di interventi esterni con esiti negativi. In questo contesto, il leader del Movimento 5 Stelle, giuseppe conte, ha commentato l’accaduto durante una manifestazione a palermo, sottolineando la necessità di tornare alla diplomazia e di evitare escalation militari.
Il contesto dell’attacco e la condotta di netanyahu secondo giuseppe conte
Nel corso di una manifestazione legata al settore della sanità a palermo lo scorso 15 giugno 2025, giuseppe conte ha espresso un giudizio netto sull’attacco israeliano all’iran. Conte ha definito la condotta del premier netanyahu «criminale», facendo riferimento a una serie di azioni militari contro obiettivi non solo di natura militare, ma anche civili, oltre a scienziati coinvolti nella ricerca iraniana. L’episodio coinvolge infrastrutture strategiche iraniane, un tema molto delicato perché mette a rischio anche la popolazione civile e innalza la tensione nella già instabile regione mediorientale.
L’assenza di una posizione ufficiale italiana
Conte ha inoltre rimarcato che il governo italiano non ha ancora preso pubblicamente posizione sulla vicenda, lasciando un certo vuoto di chiarezza in un momento in cui le parole delle istituzioni potrebbero avere un peso importante. Il riferimento alle azioni dirette contro scienziati è particolarmente critico, perché coinvolge figure non militari che svolgono attività di ricerca, e che dunque si allontana dalla tradizionale logica del conflitto armato. Questa escalation ha portato politica e opinione pubblica a interrogarsi sull’ambito legale e morale di tali atti.
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Il rischio di un cambio di regime e i precedenti internazionali problematici
Netanyahu ha dichiarato in più occasioni l’intento di operare per un cambio regime in iran, una strategia che richiama vicende più recenti e meno fortunate nella politica estera occidentale. Conte ha preso spunto da questo per sollevare un importante quesito: si può giustificare un simile comportamento alla luce del diritto internazionale? E soprattutto, quali sono i rischi concreti di replicare un intervento volto a rimuovere un governo sovrano?
Esempi di interventi con esiti negativi
Il leader del Movimento 5 Stelle ha citato esempi recenti, come la libia, l’afghanistan e l’iraq, dove ingerenze esterne per modificare assetti politici hanno prodotto instabilità, guerra civile e un peggioramento delle condizioni sociali. Questi casi sono rimasti impressi come moniti per la comunità internazionale, anche se non sempre rievocati nel dibattito pubblico. Quando un paese esterno tenta di imporre cambiamenti politici senza un consenso condiviso, spesso le conseguenze si traducono in disastri prolungati oltre i confini nazionali interessati.
Attraverso questo richiamo, conte vuole evidenziare che il ricorso alla forza non basta a garantire pace o stabilità, anzi aumenta i pericoli di conflitti allargati. La politica estera italiana, secondo lui, dovrebbe dunque prendere le distanze da questa logica, soprattutto in un momento in cui il rischio di escalation è molto alto.
La manifestazione di palermo e la richiesta di una via diplomatica
Il 15 giugno a palermo, durante un evento dedicato alla sanità, giuseppe conte ha ribadito il suo impegno contro il riarmo e la corsa verso nuovi conflitti militari. Questo intervento arriva in un periodo segnato da tensioni sempre crescenti e minacce di guerra che coinvolgono diverse aree del pianeta, con il medio oriente ancora una volta al centro delle dispute più calde.
Il richiamo al dialogo e al coraggio politico
Conte ha espresso la necessità che i governanti si assumano responsabilità, favorendo un approccio che spinga verso un percorso diplomatico e non verso un’escalation. Ha sottolineato che la politica deve farsi carico del coraggio necessario a dire no alle armi e trovar soluzioni di dialogo. Secondo lui, la preoccupazione principale è evitare scenari simili a quelli del passato, dove l’interventismo militare ha dimostrato la sua incapacità di stabilizzare i territori.
Da questa posizione emerge anche un monito rivolto alla comunità internazionale, perché un conflitto troppo acceso rischia di coinvolgere paesi vicini e distruggere anche strutture fondamentali per la vita delle persone. A palermo, quindi, è stato dato spazio a un messaggio chiaro: è il tempo di tornare alla diplomazia e di ripensare le strategie di gestione dei conflitti a livello globale.
Lo stanziamento politico italiano e le critiche sulla mancanza di posizione chiara
Nonostante le violenze e le dichiarazioni pubbliche in israele, il governo italiano non ha ancora espresso un giudizio preciso sull’attacco di netanyahu che ha colpito non solo obiettivi militari ma anche civili in iran. Questa assenza di posizione ha scatenato reazioni da parte di esponenti politici come conte, che ne ha chiesto conto pubblicamente.
La mancanza di una dichiarazione ufficiale da parte dell’esecutivo crea un vuoto nell’agenda politica e nella comunicazione internazionale. L’italia, membro di organizzazioni chiave come l’onu e l’unione europea, è chiamata a fornire una linea coerente e trasparente su episodi che possono innescare tensioni. Il silenzio o la vaghezza su fatti così importanti rischia di essere interpretato come una tacita accettazione o peggio un avallo.
Nei rapporti con i paesi coinvolti e nella necessità di proteggere i diritti internazionali, la chiarezza politica è indispensabile. Questo fa parte della responsabilità che uno stato deve mantenere nel dibattito globale e nelle decisioni che riguardano la pace e la sicurezza. Al momento, non a caso, rimane aperto questo nodo e il confronto pubblico continuerà nelle prossime settimane, soprattutto in vista di appuntamenti internazionali dove la questione potrebbe essere discussa.