Il g7 raggiunge un accordo sulla global minimum tax con una soluzione parallela per gli stati uniti

Il g7 raggiunge un accordo sulla global minimum tax con una soluzione parallela per gli stati uniti

Il G7 raggiunge un accordo sulla global minimum tax con un sistema affiancato che tutela le peculiarità fiscali degli Stati Uniti, garantendo stabilità e semplificazione per le imprese italiane e internazionali.
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Il G7 ha raggiunto un accordo sulla tassa minima globale, adottando un sistema affiancato che tutela le specificità fiscali degli Stati Uniti, con l’obiettivo di garantire stabilità e certezza nel sistema fiscale internazionale. - Gaeta.it

Il G7 ha chiuso un’intesa importante sulla global minimum tax, la cosiddetta tassa minima globale, tentando di risolvere differenze emerse rispetto all’applicazione delle nuove regole fiscali, in particolare per gli Stati Uniti. La negoziazione ha portato alla definizione di un sistema “affiancato” che mira a proteggere le realtà già soggette a normative fiscali particolari, come quella americana. La presidenza canadese, che ha guidato i lavori, ha reso noto che la posta in gioco è la stabilità e la certezza del sistema fiscale internazionale, oltre a un dialogo comune sulla tassazione dell’economia digitale e sul rispetto della sovranità fiscale nazionale.

I termini chiave dell’accordo g7 per la tassazione minima globale

L’intesa tra i membri del G7 ruota intorno alla proposta statunitense, definita “side-by-side”, che prevede l’esclusione di gruppi controllati dagli Stati Uniti dalle regole sull’inclusione del reddito e dalla tassazione degli utili sottoposti a imposte inferiori a una soglia minima, ma solo per quanto riguarda i profitti domestici ed esteri. Questo sistema affiancato si sviluppa come un modello parallelo per conciliare le regole comuni con le peculiarità fiscali degli Usa.

La presidenza canadese ha sottolineato che questa soluzione consente di preservare i risultati già raggiunti nella lotta all’erosione della base imponibile e al trasferimento degli utili, fenomeni rilevanti nel panorama fiscale globale. L’approccio affiancato offre inoltre più stabilità al sistema, considerando la complessità dei diversi regimi fiscali presenti a livello mondiale.

L’accordo non si limita alla definizione del sistema parallelo ma prevede anche una serie di considerazioni sull’amministrazione e la compliance del pilastro 2, parte del pacchetto globale sull’imposizione delle multinazionali. L’intenzione è facilitare la gestione operativa delle nuove norme e ridurre gli oneri burocratici per i contribuenti e le autorità fiscali.

Come funziona il sistema affiancato e le sue implicazioni operative

Il sistema affiancato esclude i gruppi Usa controllati dalle regole chiave del pilastro 2 su utili sottotassati e inclusione del reddito, mantenendo però l’impegno a monitorare eventuali rischi di squilibri tra paesi. In pratica, questo significa che per i profitti realizzati negli Stati Uniti o dalle loro controllate estere non si applicheranno le stesse regole che valgono per altri paesi.

Questo metodo punta a evitare conflitti fiscali e a non creare doppie imposizioni che potrebbero penalizzare le imprese americane, già coperte da un sistema interno considerate più rigido. Ciò non vuol dire però che il sistema affiancato sia meno severo: sono previste misure per affrontare potenziali rischi di erosione fiscale o trasferimento artificiale di utili, assicurando che i principi base della tassazione minima vengano rispettati.

Sul piano operativo, le autorità fiscali lavoreranno per semplificare le procedure di applicazione del pilastro 2, rendendo più lineare il trattamento dei crediti d’imposta, sia rimborsabili che non rimborsabili, migliorando il coordinamento internazionale. Questo implica modifiche tecniche agli assetti di compliance che potrebbero snellire i processi amministrativi e aumentare la trasparenza fiscale.

Il significato politico dell’accordo secondo il ministro Giorgetti

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia italiano, ha commentato l’accordo definendolo un “compromesso onorevole” ottenuto con l’amministrazione americana. Il giudizio è positivo soprattutto perché l’intesa evita ritorsioni automatiche contro le imprese italiane legate a clausole contenute nella legislazione Usa, in particolare la clausola 899 dell’Obbba, attualmente in esame al Senato americano.

Giorgetti ha inoltre sottolineato la necessità di continuare a lavorare per mantenere aperto il dialogo e portare avanti una collaborazione efficace. L’obiettivo rimane gestire le complessità del sistema fiscale internazionale, in modo da tutelare l’interesse delle imprese nazionali senza creare attriti diplomatici o economici tra paesi alleati.

L’approccio adottato dal G7 riflette un bilanciamento tra esigenze di uniformità fiscale globale e rispetto delle specificità nazionali, con l’Italia che ha ribadito la priorità di proteggere la competitività delle aziende italiane all’estero. Il ministro ha evidenziato il ruolo cruciale di questa intesa per la stabilità del sistema e per assicurare certezze alle multinazionali italiane che operano in un contesto sempre più complesso e regolamentato.

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